Dall'Atm, ai servizi sociali, passando per Messinambiente e continuando ancora con il Vittorio Emanuele, Cus, Aicon, Triscele, Asp 5, Feluca, sarà un natale difficilissimo per migliaia di messinesi alle prese con licenziamenti e stipendi che non arrivano.
C’è chi sa già che resterà senza lavoro, chi le lettere di licenziamento le ha già in tasca e il conto alla rovescia non lo farà per dare il benvenuto al nuovo anno ma per dire addio al suo posto di lavoro, ci sono i cassintegrati che vivono questi ultimi giorni del 2012 con l’incubo che dal 31 dicembre saranno senza sussidi, ci sono tutti quelli che per fortuna non hanno ancora perso il lavoro ma combattono per avere lo stipendio e aspettano mesi, vedono accumularsi bollette, rate, mutui e non sanno più cosa fare. E’ l’esercito dei lavoratori messinesi che passerà un Natale amaro. Sono migliaia, elencarli tutti è difficile perché ogni giorno vediamo volti nuovi e sentiamo storie di disperazione nuove tanto che si rischia di perdere il conto.
I più numerosi sono i lavoratori dei servizi sociali. Negli ultimi anni spesso si sono trovati a dover tirare fuori le unghie per reclamare diritti e stipendi, per avere qualche minima certezza, loro che paradossalmente sono una delle poche certezze di quegli anziani, disabili, bambini, a cui ogni giorno prestano assistenza. I dipendenti delle cooperative che per conto del Comune gestiscono questi servizi sono circa 700. Al momento, senza il bilancio di previsione e alla luce della disastrata situazione economica di Palazzo Zanca, entro la fine di gennaio andranno tutti a casa. Chiuderanno i Cag, centri di aggregazione giovanile, che sono realtà fondamentali soprattutto nei quartieri difficili, gli anziani che quotidianamente possono contare sull’assistenza degli operatori resteranno abbandonati al loro destino, lo stesso vale per i ragazzi disabili, i bambini non avranno più gli scuolabus per andare a scuola. I bandi sono in scadenza, l’unica speranza sarebbe una proroga in attesa dei nuovi bandi. Ma sono solo speranze. La certezza è che sotto l’albero dei lavoratori delle cooperative sociali c’è una bella lettera di licenziamento. Per i dipendenti di Azione Sociale, che gestisce anche Casa Serena, i licenziamenti sono già scattati, gli altri li seguiranno a ruota. E, come se non bastasse già questo, i lavoratori delle cooperative sociali contano dai tre ai cinque mesi di stipendi arretrati.
Non sono molto meno numerosi i dipendenti dell’Atm. Sono 598, il posto di lavoro c’è ancora, quello che manca sono i soldi. I lavoratori dell’azienda trasporti sono i più abituati a ricevere gli stipendi in ritardi. Ormai il ritardo si è cronicizzato ed evidentemente hanno imparato a far quadrare i conti di casa tenendo sempre presente che uno stipendio c’è ma non si sa quando arriva. I dipendenti Atm aspettavano con ansia il pagamento di almeno uno stipendio prima di Natale. L’ultima retribuzione risale al 22 novembre scorso, dopo aver trascorso quasi un mese occupando la saletta commissioni di Palazzo Zanca, e si riferisce alla prima metà dello stipendio di settembre. Aspettano l’altra metà di settembre e poi ottobre, novembre, dicembre e la tredicesima. Ancora non hanno preso nulla, una boccata d’ossigeno doveva arrivare dal milione trecento mila euro del dodicesimo deliberato dal commissario Croce e dai 904 mila euro, poi diventati 651 mila, che la Regione aveva promesso. Sono rimasti per giorni appesi al filo di questa speranza. Il Natale lo passano senza stipendi, forse ne prenderanno uno prima di Capodanno.
Va un pochino meglio, se così si può dire, per i 534 dipendenti di Messinambiente. O quantomeno è così fino alla prossima protesta. Perché gli operai della partecipata che si occupa della gestione rifiuti insieme ai fratelli di sventura dell’Atm si sono dovuti abituare ad alzare la voce. La settimana scorsa avevano annunciato l’ennesimo sit-in davanti Palazzo Zanca perché gli stipendi non arrivavano. Il giorno stesso si riuscì ad evitare che gli operai di Messinambiente tornassero a urlare la loro disperazione con il pagamento dello stipendio di novembre. Ovviamente di tredicesima neanche a parlarne, ma di questi tempi contare un solo stipendio arretrato sembra quasi un privilegio. Poi però basta fare due chiacchiere con i lavoratori della partecipata per capire quanto è difficile andare avanti così. Basta trovarsi di fronte gli occhi di un lavoratore, che è prima un padre e un marito, che tiene in mano la lettera con cui l’Enel gli comunica di “avergli tagliato la luce” per 200 miseri euro di bolletta che non ha potuto pagare.
Sono pronti per il licenziamento i 95 lavoratori che si occupavano del servizio mensa negli istituti scolastici cittadini. La proroga per la ditta La Cascina è scaduto il 20 dicembre, sempre per la mancanza del bilancio del Comune non è stato possibile farne uno nuovo né tantomento concedere un’ulteriore proroga. Morale della favola: al rientro dalle vacanze natalizie 3200 alunni messinesi non troveranno più le mense aperte, non sarà più possibile effettuare il tempo pieno, per effetto domino anche 200 insegnanti pagheranno la chiusura di questo servizio perché dovranno lasciare le scuole in cui hanno lavorato fino ad oggi. Un dramma occupazionale che colpisce prima di tutto i 95 lavoratori delle mense e che inevitabilmente trascina con se anche alunni, famiglie e insegnanti.
I 17 dipendenti ex Feluca vagano ancora tra i corridoi di Palazzo Zanca per sapere se potranno tornare ad occuparsi dei servizi informatici del Comune. Per loro la cassa integrazione scade il 31 dicembre, aspettavano la costituzione della New Co in cui sarebbero transitati tutti, a marzo il consiglio comunale decise di bloccare questo percorso, adesso il consiglio comunale ha deciso di verificare qual è il costo del servizio gestito dai singoli dipartimenti per confrontarlo con quello della costituzione e avvio della New Co. Il destino dei 17 Feluca dipende da questo. Come sui volanti delle offerte del supermercato si dovrà solo vedere cosa costa di meno e scegliere.
Fino a qui un lungo elenco di posti di lavoro e servizi che dipendono da Palazzo Zanca e che pagano una delle peggiori crisi degli ultimi tempi che Messina sta attraversando. Ma uscendo fuori dal palazzo non va molto meglio.
Pensiamo ai 41 ormai ex lavoratori Triscele. Hanno atteso con speranza la presentazione di quel piano industriale che la famiglia Faranda aveva promesso loro quando si decise di chiedere il cambio di destinazione d’uso dell’area in cui sorgono gli stabilimenti del burrificio in via Bonino. Il gruppo Faranda aveva garantito che la produzione sarebbe solo stata spostata altrove. Oggi la vertenza è finita nel peggiore dei modi possibili. Pochi giorni fa la società ha annunciato di essere già in concordato preventivo, cioè il passaggio che precede il fallimento. I lavoratori che aspettavano il rilancio della produzione si sono trovati di fronte ad un’azienda che invece è finita. Il 31 dicembre per i 41 cassintegrati Triscele scadrà anche la cassa integrazione. Resteranno senza lavoro e con l’amarezza di aver creduto a delle promesse che si sono rivelate vane.
Nella stessa situazione ci sono i 330 dipendenti dell’Aicon, la società che fino a pochissimi anni fa produceva yacht di lusso e aveva un giro d’affari milionario e che oggi è in fallimento. Per loro la cassa integrazione scadrà il 30 gennaio, hanno ancora un mese di tempo per salvarsi. Le lettere di licenziamento era però quasi partite, al momento la procedura è stata sospesa, l’unica speranza è ottenere una proroga alla cassa integrazione o trovare nuovi soggetti imprenditoriali che vogliano investire in questo settore facendo ripartire l’attività. Loro stessi sarebbero pronti a farlo, dei consulenti stanno studiando quali modalità potrebbero essere applicate. Ma se entro il 30 gennaio non accadrà nulla di nuovo automaticamente scatterà la messa in mobilità con relativo licenziamento.
Da inserire nel Guiness dei primati per mensilità arretrate sono indubbiamente i dipendenti del Cus. Forse loro stessi hanno perso il conto, non prendono gli stipendi da più di trenta mesi e sono al centro di una soap opera che ha visto prima le dimissioni dei due commissari e poi il ritiro delle dimissioni e il ritorno degli stessi commissari accusati, dai dipendenti, di aver ridotto sul lastrico il centro sportivo universitario.
Destino incerto per i 13 lavoratori della Fiera. Dopo un anno trascorso tra proteste e promesse oggi non sanno davvero che fine faranno. L’ente è stato sciolto, non ci sono prospettive, nonostante le rassicurazioni del Presidente della Regione Crocetta, il risultato è che 13 dipendenti non sanno ancora quale sarà il loro futuro e non prendono lo stipendio da sei mesi.
Non va meglio se ci spostiamo al Teatro Vittorio Emanuele. Anche per il Vittorio questo è stato uno degli anni più difficili. Tra tagli delle risorse, balletti politici su un commissariamento che di fatto ancora non c’è e una gestione che da più parti è stata pesantemente attaccata, a pagare sono stati ovviamente i lavoratori. Ci sono i dipendenti, tecnici e amministrativi, senza stipendio da due mesi, ci sono poi i famosi orchestrali che aspettano da sempre la stabilizzazione e che non hanno ancora ricevuto il pagamento di tre prestazioni della scorsa stagione.
Sul fronte sanità ci sono i famosi “storici” precari dell’Azienda Sanitaria Provinciale. Anche loro aspettano la stabilizzazione da sempre, molti dei loro contratti sono in scadenza e poche settimane fa stavano per essere mandati a casa perché alla Regione avevano stabilito che i loro posti sarebbero stati occupati da colleghi palermitani. Sono andati a battere i pugni direttamente a Palermo perché mentre rischiano il posto sono ancora in attesa della graduatoria del concorso di un anno fa.
In questo lunghissimo elenco dovremmo inserire i lavoratori delle cliniche private, gli insegnanti precari, gli operai del settore tessile, della cantieristica navale, delle industrie e acciaierie della provincia, delle poste, i precari. In tutti questi settori sono centinaia già in cassa integrazione, in mobilità, con contratti di solidarietà o pronti a essere licenziati.
Basterebbe contare solo quelli citati per capire che in questo Natale mancheranno stipendi per centinaia di migliaia di euro. Quando si devono fare i conti al millesimo per fare la lista della spesa e decidere cosa mettere a tavola per la cena della vigilia, quando si deve sperare nell’invito di un amico o di un parente per la cena di Natale perché i soldi non ci sono più, quando non si può regalare niente ai figli, o si deve risparmiare anche su quello, la speranza è che il giorno di Natale passi più velocemente possibile perché senza serenità non può essere Natale. E se è vero che i soldi non fanno la felicità è anche vero che quando mancano la serenità la fanno perdere. (Francesca Stornante)
Lunedì, 24 dicembre, 2012 – 18:51

e tanti tanti altri,senza voce
complimenti a tutti i nostri politicanti….
noi dei servizi sociali siamo abituati vediamo quando questi ++++che ci amministrano lo fanno loro senza stipendi
e ancora andiamo a votare
Non direi don Camillo. Alle volte i politicanti non c’entrano, ma sono i burocrati che decidono sul da farsi, tranne se eventuali soluzioni positive alla problematica di riferimento non viene ostacolata dai politici stessi. Nella mia pagina di Facebook ho commentato l’articolo pubblicato sulla “Gazzetta del Sud” on line titolato “Uno spiraglio
per Casa Serena”. Se vai a leggerlo vedrai che la soluzione per il finanziamento dei bandi, secondo il mio parere e la mia esperienza nella “contabilità pubblica”, esisteva da tempo per cui gli ostacoli frapposti per il loro finanziamento erano da ritenersi, contabilmente, superatti. Voglio dirti che io li avrei finanziati, ritenendo esatta la procedura seguita, certo avrei potuto finire in tribunale per “falso ideologico” ma quando si ritiene di essere nel giusto, nulla preoccupa e si va avanti, Vai su “facebbok” e poi mi dirai se sono stato chiaro Buon Natale.
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Vorrei essere piccolo piccolo per vedere quanta opulenza c’e’ nelle case dei nostri politici, e con quanta preoccupazione per il futuro passeranno questo natale ? Ma con benefit e pensioni varie che si sono dati sara difficile che un solo pensiero buio passera’ per leloro menti da predatori, buo natale a tutti meno loro che il natale lo vivono 365 giorni all’anno…….l.l
Benigni, che è un esperto di Costituzione Italiana, venga a spiegarci se c’è uguaglianza di trattamento tra chi soffre la mancanza d’euro e chi la riceve per intrattenere in TV. E’ la società che non funziona, che crea disuguaglianze, che privilegia chi si serve del sistema per fini propri e non collettivi. Prima della Costituzione, bisognerebbe ritornare a far rispettare i dieci Comandamenti.
La situazione di povertà che si è determinata nel territorio messinese è la peggiore d’Italia. La causa è da ricercare in famiglia e non in terre lontane. Messina è stata abbandonata da tempo e chi poteva fare qualcosa è rimasto a guardare. Oggi, il vecchio sistema politico si ripropone attraverso una legge che il popolo non ha gradito. E’ tutto nella legalità, certamente, ma anche tutto come prima, anzi, peggio di prima. L’unica possibilità per Messina, l’unica speranza, sarà quella di costituire un governo cittadino capace di dare voce e sostegno all’economia locale, che difenda il territorio e la gente che lavora e che prima ci lavorava.
Penso che se dovessero arrivare fondi al Comune, dovrebbero essere usati per ristrutturare aziende e società partecipate, per attuale nuovi piani industriali che consentano di creare nuovi soggetti pubblici che però offrano servizi sostenibili economicamente. Anche per i servizi sociali sarebbe meglio costituire una nuova società a capitale pubblico con precisi flussi economici su cui riprogrammare le attività. Attenzione ad inserire gli eventuali fondi che dovessero arrivare dalla Regione tra le pieghe (o piaghe) del bilancio comunale perchè il rischio e che si dissolvano nel buco senza fondo (mai determinato) dei debiti già contratti dall’Ente. Prima di tutto penso che sia necessario salvare e riprogrammare i servizi, le aziende e gli stipendi dei lavoratori. Poi si penserà a come ripianare i debiti del Comune ed a come fare emergere le responsabilità di questo disastro!
Saja, il mio nick è don camillo. Quell’altro utente a cui ha risposto è invece doncamillo tutto attaccato. Anche se in un certo senso, da quello che leggo, la pensiamo alla stessa maniera, siamo due persone differrenti.
Ormai l’era degli Stipendifici è tramontato. “I PICCIULI FINERU!” e anche ” A MANCIUGGHIA!” non per altro, ma perchè sono venuti a mancare le risorse. Allora il sistema sta implodendo, Io dico, quanti di loro sono stati assunti per intercessione politica? Non è mia intenzione demonizzalri perchè sono le vittime principali del sistema inventanto dalla politica per coltivarsi l’orticello di voti.
Ad essi faccio una proposta provocante…. Alla prossima manifestazione di protesta ognuno di voi si metta al collo un cartello con su scritto ben in evidenza il nome del politico che vi ha sponsorizzato, per poi aggregarvi ed andare sotto le loro opulente case.
Mi trovo notevolmente d’accordo con Epimeteo………
Umanamente dispiace perche’ sembra che tutti questi lavoratori resteranno senza lavoro…..e’ proprio vero loro sono le vittime principali del sistema inventanto dalla politica per raccogliere voti a vita.L’idea di vederli(noi umani mortali-lavoratori mai raccomandati-)manifestare ognuno con al collo un cartello con su scritto ben in evidenza il nome del politico che li ha sponzorizzati e’ davvero allettante,una leccornia direi….
ma purtroppo resteremo delusi in tanti,non accadra’…
quello che accadra’ e che troveranno i soldi togliendoli a tanti altri servizi, per continuare a mantenere queste strutture con dentro questi gran lavoratori (ricordo fra tutti quella che piu’ mi ha colpito Casa Serena 104 dipendenti a fronte di 90 vecchietti quasi tutti autosufficenti da accudire)per poi continuare a ricevere i voti come sempre,ormai manca poco alle elezioni,vediamo chi sara’ il politico piu’bravo e furbo a risolvere l’annoso problema ed a scriversi in agenda tutti i nomi dei lavoratori con le relative scuole e numero della sezione di votazione dei singoli salvati in exstremis;
per poi controllare chi a mantenuto la parola del voto,in maniera tale da mandarlo a casa la prossima crisi..che si ripresentera’,visto lo schifo a cui stiamo assistendo.