Anche questa volta, la Casta riuscirà a farla franca

Anche questa volta, la Casta riuscirà a farla franca

Giovanni Mollica

Anche questa volta, la Casta riuscirà a farla franca

giovedì 15 Dicembre 2011 - 20:41

Nelle ultime settimane è emerso in tutta la sua evidenza il corporativismo di cui è impregnata la società italiana. Nulla di particolarmente anomalo rispetto al resto del mondo, se non fosse che in questo spaccato dell’Italia che è il Parlamento, sono rappresentate solo le lobby più privilegiate e gli affaristi più spregiudicati, mentre sono assenti le componenti migliori. Che sembrano destinate a soccombere anche quando al Governo va una persona per bene come Mario Monti.

E’opinione diffusa che Fascismo sia sinonimo di violenza e di mancanza di rispetto per le opinioni degli altri. Non è così o, meglio, il Fascismo non era solo questo. Nel senso che quella infausta dottrina totalitaria, tra il 1923 e il 1939, smantellò progressivamente le classiche strutture politico-amministrative del Paese – basate sui partiti -, fino a trasformare la Camera dei Deputati in Camera dei Fasci e delle Corporazioni.
Senza entrare in dettaglio, le Corporazioni erano “organi dell’amministrazione dello Stato … alle quali era riconosciuto il potere di emettere norme giuridiche aventi per oggetto … il regolamento dei rapporti tra determinate categorie di professionisti e le tariffe per le prestazioni e per i beni di consumo offerti al pubblico in condizioni di privilegio” (dal Dizionario Enciclopedico Italiano Treccani, vol. III, pagg. 549-549).
Se guardiamo quanto accade in questi giorni in Parlamento, possiamo notare che alcune moderne corporazioni – tassisti, farmacisti, avvocati, notai, banchieri, etc. -, riescono a condizionare le posizioni dei partiti al punto di impedire l’attuazione di alcuni tra i provvedimenti annunciati dal Governo Monti.
La corporazione più potente e retriva è costituita dagli stessi parlamentari. Capacissimi di mettere in minoranza il Governo e far precipitare il Paese nel caos pur di difendere il loro rigoglioso orticello.
Gli stessi grandi partiti appaiono impotenti di fronte a questi centri di potere assolutamente trasversali.
Il meccanismo è semplice: i capi della lobby non contattano Monti ma si rivolgono ai loro politici di riferimento – come Alemanno a Roma per i “tassinari”, che sono in grado di paralizzare la città a tempo indeterminato -; questi ultimi, timorosi di perdere consensi, tentano di imporre al Presidente del Consiglio l’eliminazione di questa o quella parte del disegno di legge. Pena il voto contrario.
Il Presidente del Consiglio, a sua volta, si viene a trovare nella difficilissima situazione di chi, rendendosi perfettamente conto delle conseguenze gravissime alle quali andrebbe incontro il Paese in caso di mancata approvazione della manovra “salva Italia”, tenta disperatamente di salvare il rigore senza scontentare i comitati d’affari più potenti; col rischio di varare provvedimenti pieni di falle e sfacciatamente “iniqui”.
In questo nauseante tentativo di mantenere antichi privilegi, a pagare il conto sono le categorie più deboli. Veri vasi di coccio tra vasi di ferro.
Questo schema si ripete anche per quanto riguarda le aree geografiche del nostro amato Belpaese: qualcuno crede che quando il Superministro Passera va al Cipe per individuare le grandi opere pubbliche più urgenti o per assegnare risorse ai potenti organismi di Stato, quali Ferrovie e ANAS, si lasci guidare da una visione “sociale” dei bisogni degli Italiani? O, invece, si proponga di suddividere i pochi soldi disponibili in base alla “potenza di fuoco” dei vari centri di potere che dominano Ministeri ed Enti pubblici? Quelli che Einaudi chiamava i “padreterni” e Rizzo e Stella hanno ricordato nel loro ultimo pamphlet.
Il 16 Novembre ho detto che la forza del Governo Monti andrà scemando al passare delle settimane. Ne sono passate già quattro (troppe) e i partiti minori – Lega (vergogna!) e IdV -, forti della loro debolezza, che li rende inessenziali per la formazione della maggioranza parlamentare, si sono scatenati a criticare il (certamente criticabile) piano Monti. Minando ulteriormente la compattezza di PdL, PD e Udc, che rischiano di vedersi erodere consensi in nome di posizioni populiste che possono attrarre solo gli sprovveduti e nulla hanno a che vedere con la difesa dei ceti deboli.
Insomma, tra lobbisti, malpancisti, voltagabbana, inquisiti e furbastri, questo esercito di Franceschiello da cui dipende il nostro futuro riuscirà quasi certamente a sfangarla un’altra volta. Anche perché, se crolla tutto, a farne le spese saremo noi prima di loro.
Quantomeno facciamo un nodo al fazzoletto per ricordarcelo al momento opportuno.

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