Nel giorno dell'autopsia parlano i familiari della ragazza di Misilmeri uccisa dal compagno di corso
Messina – Sono ore nere quelle della famiglia Campanella, consumate nell’attesa di poter riavere il copro di Sara. Poter riabbracciare le sue spoglie senza vita, in cerca di una impossibile consolazione e prima dell’ultimo saluto, ai funerali previsti per lunedì mattina a Misilmeri.
Mentre dentro l’obitorio del Policlinico di Messina si svolge l’autopsia sul corpo della ragazza, fuori tutta la famiglia attende e fa da cordone allo strazio di mamma Cetty, papà Alex e il fratello Claudio.
Il cordone consolatorio attorno ai genitori di Sara
Il ragazzo, il volto pulito e rigato dalle lacrime, gli occhi gonfi di giorno, fa la spola tra parenti e amici stretti che attendono davanti l’obitorio, mentre mamma Cettina è arrivata prima che cominciasse l’esame. Convincerla ad allontanarsi e lasciar condurre l’esame non è stato facile: lei avrebbe voluto restare più possibile accanto alla sua Sara, avrebbe voluto rivestirla lei. Ma il dolore la schiaccia e chi le vuol bene tenta di consolarla, distraendole almeno lo sguardo. “Noi alla violenza rispondiamo con l’amore – dice in un filo di voce e tra le lacrime Chiara, cugina della 22enne uccisa – Adesso dobbiamo solo pensare alla mamma di Sara. In questo momento siamo sprofondati nel buio”.
La rabbia dei parenti
Tra i parenti invece il passare dei giorni si mischia sempre più al dolore e alimenta la rabbia, anziché spegnerla. La versione della mamma di Stefano non li convince e comunque cambia poco in loro.
“Siamo arrabbiati – dice il trentaquattrenne Lorenzo Romano, fraterno amico di Claudio e tra i primi ad arrivare a Messina, la sera del femminicidio, insieme alla mamma di Sara – Un ergastolo non ci basta, perché prima o poi uscirebbe. E non se lo merita. Merita il carcere a vita. Non ci sono arrivate nemmeno le scuse da parte della famiglia di questo ragazzo e neanche un messaggio di cordoglio da parte dell’amministrazione comunale di Noto”.
“Questo ragazzo non merita il nostro perdono” dice il padre Nino Romano. Giuseppe Campanella, lo zio di Sara, commenta le parole della madre di Stefano Argentino: “Lei un figlio lo avrà ancora. Noi Sara non la vedremo più”. “Le coltellate le ha date anche a noi – dice il cugino di Sara, Gianpiero, noto violinista e maestro di musica molto apprezzato a Palermo – Ci saremmo aspettati almeno un mazzo di fiori da parte della famiglia di questo individuo. Almeno una rosa. È tutto sconcertante”.

Quando è stata uccisa Alessandra M. tutto questo non è accaduto…forse perché c’era il covid? ora ci vuole l’ergastolo a vita e così si incontrano in galera i due carnefici.
Scusate, ma l autopsia perché? Cosa c era da investigare più dell evidenza? Certe cose nn le capisco proprio!! Povera ragazza..RIP
Lucas questo è l’ ABC per le indagini……..e non aggiungo altro.
Io parlerei di necessità di autopsia giudiziaria, come in questo caso in cui la morte del soggetto è dovuta a reato. Allora, “il professionista sanitario dovrà procedere a darne avviso all’Autorità giudiziaria ex art. 365 c.p.”, come ci diceva a lezione il compianto prof. Francesco Aragona (Nicotera (Vibo Valentia), 23 aprile 1921 – Messina, 17 giugno 2010]), ordinario di Medicina Legale e delle Assicurazioni.