Crisi nell'edilizia, bisogna ripartire dalle "piccole opere"

Crisi nell’edilizia, bisogna ripartire dalle “piccole opere”

Francesca Stornante

Crisi nell’edilizia, bisogna ripartire dalle “piccole opere”

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venerdì 10 Maggio 2013 - 15:07

Dal Direttivo della Fillea Cgil sono emersi tutti i numeri della crisi di un settore che non riesce a risollevarsi. Per il sindacato per dare un impulso al lavoro e all’economia bisogna puntare su piccole opere e realizzazione infrastrutture nodali.

Tra il 2010 e il 2012, secondo i dati della Cassa edile, a Messina i lavoratori attivi nel settore delle costruzioni sono passati da 11.687 a 10.377 e, ancora più significativamente, il monte salari è sceso da 85mila euro a 74mila euro, con una perdita in due anni di oltre 10milioni di euro di reddito tra i lavoratori. Lo stesso vale per le aziende: tra il 2008 e il 2010 le imprese attive nelle costruzioni sono passate da 2.835 a 2.737 mentre le gare ufficiali per lavori pubblici nell’edilizia sono scese da 96 del 2011 a 61 del 2012, che significa -36,5 %. Sono questi i drammatici numeri che raccontano la crisi dell’edilizia a Messina, tema che è stato al centro del Direttivo provinciale della Fillea Cgil.

Tante le sfaccettature di una crisi che negli ultimi anni ha colpito un settore che sembrava inattaccabile. Ad esempio l’edilizia privata, settore paradigmatico della condizione di un territorio, ha spiegato il segretario generale Biagio Oriti. “Se l’edilizia privata si ferma significa che tutto è fermo. Viceversa se si dà impulso anche alle piccole opere private, per esempio alle ristrutturazioni, si rimettono in moto interi settori che vanno anche al di là della semplice edilizia”.

La Fillea ha così rilanciato il tema delle “piccole opere”, cantieri da meno di 100mila euro che però potrebbero dare subito impulso alle imprese edili, e non solo, del territorio ricordando come in provincia di Messina siano già stati previsti e finanziati almeno 80 di questi cantieri per la manutenzione dell’edilizia economica e popolare, ma come ancora non siano stati avviati. “La riqualificazione dei centri storici, la messa in sicurezza delle scuole e degli edifici pubblici sono strumenti immediatamente attivabili che porterebbero a due risultati congiunti: da un lato la messa in sicurezza e quindi la prevenzione, dall’altro un impulso sia all’occupazione che all’economia. Al contrario oggi i comuni si trovano a impiegare i fondi destinati a questi settori per l’ordinaria amministrazione”.

Il segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano, ha invece ricordato il ruolo nodale delle infrastrutture nello sviluppo di un territorio ed è tornato a chiedere la realizzazione o il completamento di opere strategiche ferme al palo: il raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo; la SS 117 Santo Stefano – Gela; il porto di Tremestieri. “Messina gode di una posizione privilegiata e dalle enormi potenzialità nel settore della logistica e dei collegamenti con il nord del continente africano. Investire in questo settore significherebbe dare spazi e potenzialità non solo all’occupazione diretta ma anche alle nostre imprese locali, agli altri settori”.

Proprio sul versante delle opere infrastrutturali, il 2013 non si presenta bene per la provincia di Messina dove tra gennaio e aprile, come riferisce l’ANCE, sono state bandite appena 7 gare per un totale complessivo di quasi 7 milioni di euro contro gli oltre 16milioni di Catania, i 27 di Palermo, i 9 di Caltanissetta e i 19 di Trapani.

Per contrastare la grave crisi economico-occupazionale e dare risposte ai lavoratori, la Fillea Cgil di Messina sta portando avanti il progetti di costituzione di Comitati per il Lavoro nei principali centri provinciali.

Un commento

  1. In buona sostanza invece di fare il ponte sullo stretto progetto definitiovo pronto a partire, che dava da lavoro a 30.000 persone con investimenti strutturali sul territorio, ferrovie, porti, metropolitana, nuovi svoncoli autostradali etc. puntiamo sul rifacimento dei bagni di casa.
    Maledetta e stupida ideologia!!!

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