Gli Esoscheletri e l'esperienza del teatro sperimentale

Gli Esoscheletri e l’esperienza del teatro sperimentale

Eleonora Villari

Gli Esoscheletri e l’esperienza del teatro sperimentale

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lunedì 12 Maggio 2014 - 07:58

"Per questo tipo di attività ogni luogo è perfetto - afferma Sasà Neri, ideatore del progetto -. L'artista va direttamente dal pubblico, si mischia in mezzo a loro, si confonde cercando di suscitare in loro delle emozioni. Dico sempre che gli spettacoli degli Esoscheletri non si vedono ma si vivono"

Erano solo in sette quando tre anni fa è iniziato il loro percorso. Oggi la compagnia degli Esoscheletri è composta da ben venticinque artisti, esclusi coloro che già studiano in accademia e che si aggiungono occasionalmente.

Il viaggio è iniziato tre anni fa, a giugno 2011 dall'idea di Sasà Neri che un giorno, durante le ultime preparazioni di un saggio di fine stagione, partorisce l'idea di un teatro nuovo, un teatro che si allontana dal teatro accademico e dagli elementi tradizionali pur non abbandonandoli del tutto; nasce l'idea del teatro sperimentale.

Lo abbiamo incontrato durante alcune prove ed ecco cosa ci dice a tal proposito:"Ho sempre avuto la tendenza verso la sperimentazione e sin dai primi momenti in cui ho mosso i primi passi nel teatro c'è sempre stata in me l'idea che la vera vita di un'attività teatrale si manifestasse nel momento in cui si allestisce. Ma quando va in scena, quando l'opera viene regalata al pubblico, qualcosa muore, è come se si perdesse una parte durante la preparazione e dentro di me ho sempre vissuto tutto questo come un lutto. Trovandomi poi nel corso degli anni a condurre diverse attività come laboratori scolastici, amatoriali o privati, mentre formavo gli artisti ho potuto sperimentare personalmente il loro animo, li ho potuti studiare".

Cosa dunque l'ha spinta a scegliere un teatro sperimentale?

L'istinto è la cosa che mi ha guidato prima di tutto e, nella maggiore libertà possibile, ho pensato alla stessa libertà di agire che ha l'attore quando recita.

Quali sono le caratteristiche salienti di questo tipo di teatro?

In primis ad ogni artista ho dato un ruolo quindi ho affidato ad ognuno di loro un "io di riferimento". La seconda caratteristica è la scomparsa della figura del regista. Questo ex ante fornisce all'artista strumenti che devono essere messi in pratica sul pubblico e spetta all'attore comprendere se lo spettatore avrà gradimento o meno nel vederli. Tutto ciò non accade dal palco come negli altri tipi di teatro, in questo tipo di recitazione non esiste e non è necessario un palco. Per questo tipo di attività ogni luogo è perfetto, è successo svariate volte di fare degli spettacoli per strada come i flashmob. L'artista va direttamente dal pubblico, si mischia in mezzo a loro, si confonde cercando di suscitare delle emozioni. Dico sempre che gli spettacoli degli Esoscheletri non si vedono ma si vivono.

Come reagisce il pubblico?

La cosa bella è proprio questa. Lo spettatore, sia che si trovi in uno stato di imbarazzo o a suo agio, ha una sorta di apertura, è come se non solo si ritrovasse in quello che i ragazzi stanno facendo ma addirittura ha voglia di raccontarci. E’ come se si aprisse una cerniera sull'anima di quella persona. Inoltre alla fine dei nostri spettacoli abbiamo sempre la sensazione che il pubblico non voglia andare via , manifestano sempre la voglia di rivederci, non per riascoltare ma per rivivere lo spettacolo e stare in mezzo a noi.

Da dove deriva la scelta del nome?

L'esoscheletro è quell'animale che in natura ha lo scheletro all'esterno rispetto agli organi vitali così come la tartaruga o il gambero. L'attore lavora da sempre con le emozioni e queste sono un po’ come gli organi vitali per un qualsisasi essere vivente. Così come l'uomo protegge questi organi all'interno dello scheletro, l'artista fa lo stesso con le emozioni. Nell'immaginario collettivo le emozioni vengono spesso paragonate ai colori quindi per poterle proteggere ho pensato di dire ai miei artisti di toglierci i colori che possediamo considerandoci bianchi e neri.

Quali progetti futuri ha in mente?

Le idee sono tante anche se in questo momento sto indirizzando tutto il progetto sulla linea classica ovvero sulla rivisitazione dei classici, sul mito greco e ciò che è nato dal mito greco. Il mio obiettivo, dato le proposte che ci sono state fatte, sarebbe quello di fare rappresentazioni in loco senza limiti di tempo, vivere e creare tutto come se fosse qualcosa di naturale anche se noi in realtà stiamo recitando. Inoltre stiamo anche lavorando allo spettacolo che faremo a fine giugno, che è la consacrazione di questi tre anni.

Eleonora Villari

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