L'Accusa punta al carcere a vita per l'operaio Nucifora mentre la difesa chiede uno "sconto di pena". La sentenza prima di Pasqua
Messina – L’omicidio è provato: c’è la confessione dell’assassino, che si è costituito poco dopo, ci sono tutte le prove di una tragedia che sembrava già scritta. E ci sono le aggravanti: un delitto premeditato, una vita spezzata per sempre per motivi futili e abbietti. Ecco perché Antonio Nucifora merita l’ergastolo per l’omicidio pluriaggravato dell’ex poliziotto Giuseppe Catania,
E’ stata questa la richiesta della PM Roberta La Speme al processo a carico dell’operaio di 59 anni, alla sbarra per il delitto avvenuto sul lungomare di Furci Siculo il 2 ottobre 2023.
Sentenza poco prima di Pasqua
La Corte d’Assise (presidente Micali) dopo l’Accusa, ha ascoltato anche il legale della famiglia della vittima e i difensori dell’imputato, poi ha rinviato tutto al 16 aprile per le contro repliche e la camera di consiglio. Arriverà alla vigila di Pasqua perciò il verdetto per l’uomo che subito dopo il delitto si è costituito e ha confessato di aver ucciso l’ex agente, suo amico intimo, per contrasti personali.
Il carcere a vita per un delitto premeditato
Anche l’avvocato Antonio Scarcella ha invocato il carcere a vita. Il legale che assiste i familiari dell’ex poliziotto ha sottolineato gli elementi emersi al processo, le testimonianze che indicherebbero come l’operaio meditasse da tempo una vendetta per il tradimento subito. Ed ha evocato il dolore della famiglia di Catania, un uomo esemplare e un padre rimpianto. Di quel tradimento, ha detto il legale, non c’è traccia in alcun accertamento: né nei messaggi, né nei contatti telefonici. Eppure Nucifora ci “girava sopra con la testa” da un po’, tanto da aver detto all’ultima persona che lo ha sentito prima del delitto, e che ha testimoniato in aula al processo: “Ho la prova del tradimento”.
Un delitto d’impeto senza aggravanti
Per la difesa di Nucifora si è trattato invece di un delitto d’impeto: non c’è stata alcuna premeditazione, l’uomo ha agito d’impulso: ha visto l’amico sul lungomare, è tornato a casa e ha preso l’arma in un lasso di tempo brevissimo. Gli avvocati Giovanni Starrantino ed Emilia Cerchiara hanno perciò chiesto alla Corte di concedere la riduzione della pena, chiedendo il rito abbreviato, di non riconoscere l’aggravante della premeditazione invocata dall’Accusa e di tenere conto del fatto che l’uomo si è costituito poco dopo, confessando. L’obiettivo è ovviamente evitare il carcere a vita per l’operaio.
No alla perizia psichiatrica
I difensori avevano chiesto una perizia psichiatrica per valutare le condizioni mentali dell’operaio, alle scorse udienze e anche in sede di udienza preliminare. Richiesta respinta sia prima che durante il processo.
Il delitto del 2 ottobre
Erano le 18.45, quel 2 ottobre di 2 anni fa. Catania, 63 anni, ex sovrintendente in servizio alla Squadra Mobile di Messina, è stato freddato da cinque colpi di fucile mentre si trovava sul marciapiede davanti a Largo Petroselli, al centro di Furci. Nucifora, dopo averlo visto giocare a carte durante un passaggio in auto con la moglie, è tornato a casa, ha imbracciato un fucile da caccia Bernardelli calibro 12 ed è tornato sul luogo per uccidere l’amico, reo di averlo tradito.
