Operazione Acquewin a Taormina, udienza a luglio per l'avvocato Laface

Operazione Acquewin a Taormina, udienza a luglio per l’avvocato Laface

Alessandra Serio

Operazione Acquewin a Taormina, udienza a luglio per l’avvocato Laface

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venerdì 19 Giugno 2020 - 08:00

Procura di Messina chiede processo per l'avvocato Laface, accusato di intascare i crediti del Comune di Taormina del quale era consulente

Andrà al vaglio preliminare l’operazione Acquewin, l’inchiesta della Guardia di Finanza sull’operato dell’avvocato Francesco Laface, arrestato a novembre scorso con l’accusa di aver trattenuto per sé i soldi dei morosi del comune di Taormina, che lo aveva incaricato del recupero crediti delle utenze idriche.

La Procura di Messina, alla fine degli accertamenti sul legale, ed altre due persone, ha chiuso l’indagine e chiesto il rinvio a giudizio. Il giudice per l’udienza preliminare ha quindi fissato una data, il 9 luglio prossimo.

Il professionista, difeso dall’avvocato Salvatore Silvestro, si è sempre detto fiducioso di poter chiarire la sua posizione, ma fino a qui il quadro dei reati ipotizzati dagli inquirenti messinesi non è cambiato. Adesso sarà il Giudice a dare un primo responso sull’inchiesta.

Nel mirino della Finanza è finito anche l’ex dirigente del Comune di Taormina Giovanni Coco, oggi in pensione, per il quale era scattato il divieto di dimora. L’avviso di garanzia era arrivato anche al funzionario comunale Roberto Mendolia, che secondo la Guardia di Finanza, interrogato, non avrebbe detto tutta la verità su una delle operazioni contestate a Coco e Laface. L’ipotesi di reato per lui è favoreggiamento personale.

Peculato, corruzione e falso i reati contestati a vario titolo. Le indagini hanno svelato che il professionista, incaricato dall’Amministrazione al recupero dei crediti delle forniture idriche, con la complicità dell’ex dirigente comunale, anziché versare all’ente locale le somme riscosse, le teneva per sé. Negli anni, stimano i finanzieri, avrebbe così accumulato illecitamente quasi un milione di euro. Per questo a novembre scorso è scattato anche il sequestro dei beni di Laface.

Al dirigente comunale in pensione viene contestata l’omessa vigilanza sull’operato del legale e la sua complicità attiva per “mettere le carte a posto”. Complicità data dietro corrispettivo, secondo le Fiamme Gialle.

Intanto Coco è finito sotto processo anche per un’altra vicenda, risalente a qualche anno fa, ovvero la gara per l’affidamento del servizio di supporto agli asili nido comunali.

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