Operazione Default, 15 condanne per il "sistema" Lo Castro

Operazione Default, 15 condanne per il “sistema” Lo Castro

Alessandra Serio

Operazione Default, 15 condanne per il “sistema” Lo Castro

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lunedì 29 Dicembre 2025 - 16:08

Condanna a 9 anni per l'ex avvocato e il commercialista Panarello per gli affari immobiliari "opachi"

A quasi sei anni dal blitz della Guardia di Finanza arriva la sentenza di primo grado alla fine del processo Default.

Alla sbarra professionisti e imprenditori accusati a vario titolo di bancarotta, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, riciclaggio e auto-riciclaggio, falso ideologico in atto pubblico ed appropriazione indebita. La I sezione del Tribunale di Messina (presidente Grimaldi) ha deciso condanne per tutti, ad eccezione della prescrizione di un reato finanziario.

La sentenza

9 anni e mezzo per l’ex avvocato Andrea Lo Castro; 9 anni per il commercialista Benedetto Panarello; 3 anni e 2 mesi per gli imprenditori Giuseppe Barbera, 5 anni e 10 mesi per Orazio Oteri, 2 anni e mezzo per l’immobiliarista Francesco Bagnato, 4 anni e 8 mesi per Paola Isidori, 5 anni e 2 mesi per Francesco D’Amico, 2 anni per AnnunziatinoFoti ed Elena Zippo, 3 anni e 4 mesi per Francesco Rocco Ferrara; 1 anno e mezzo Gaetano Ferrara, e Ottavio Ferrara, Vincenzo Laganà; 1 anno per BrunoLaganà, 7 anni e 8 mesi per Vincenzo Pompeo Bava. Lo Castro e Panarello sono stati condannati, oltre che alle interdizioni, al pagamento delle spese di detenzione in carcere. I giudici hanno disposto il dissequestro dei conti correnti intestati a Rocco Foti, nel frattempo deceduto e per il quale è stato dichiarato quindi il non doversi procedere, e dei beni patrimoniali delle Officine meccaniche Nardelli trasferiti alla Grandi beni srl, sequestrati nel 2019.

Gli affari immobiliari opachi

In sostanza regge al vaglio dei giudici di primo grado la tesi della Procura e dei finanzieri secondo i quali dietro ad alcuni affari immobiliari di rilevante entità c’era un vero e proprio “sistema” attraverso il quale Lo Castro e Panarello aiutavano i clienti ad aggirare il Fisco e altre norme. Secondo gli investigatori il gruppo di liberi professionisti aveva creato una sorta di “centrale del rischio” a disposizione dei propri clienti, fornendo loro consulenze anche per commettere illeciti, in particolare in campo finanziario, dirigendo a proprio favore le traversìe delle imprese dei loro clienti, anche a costo di aggirare le norme.

L’operazione Default 2

I cinque arresti risalgono al febbraio 2019. Quel giorno le Fiamme gialle eseguirono anche un corposo sequestro, fino a 15 milioni di euro. Lo Castro e Panarello sono stati nel frattempo coinvolti in un’altra indagine , sfociata lo scorso luglio in un altro maxi sequestro stimato intorno ai 30 milioni di euro. La Procura ha chiesto al Tribunale la confisca di tutto e i giudici si sono riservati la decisione.

Il commento dei legali

I difensori, gli avvocati Domenico Andrè, Nino Favazzo, Lori Olivo, Antonello Scordo, Giovanni Calamoneri, Luigi Azzarà e Isabella Barone, attendono il deposito delle motivazioni per valutare l’appello. L’avvocato Favazzo, difensore di Panarello e Lo Castro, precisa alcuni aspetti: “Non è mia abitudine commentare una sentenza, specie se di condanna e meno che mai il suo dispositivo. Tuttavia, dopo essere stato presente alla lettura di un dispositivo, come l’odierno, a pene particolarmente severe, ritengo sia doveroso per il difensore chiarire a chi legge e che del processo, ovviamente, poco o nulla sa, che la più grave delle accuse, quella di bancarotta, origina dal fallimento di una società, richiesto dalla Procura della Repubblica, nell’interesse di un unico creditore, l’Erario, il cui credito però è stato integralmente soddisfatto, in gran parte addirittura prima ancora della dichiarazione di fallimento. Per il resto la responsabilità penale anche dei miei assistiti è stata ritenuta in relazione a talune violazioni fiscali che, ove sussistenti – e non lo sono – risultano senz’altro prescritte. In attesa di leggere la motivazione della sentenza, avverso cui sarà proposto immancabile appello, certi della inconsistenza delle accuse e della difficoltà che incontrerà il Collegio di primo grado per superare le numerose criticità segnalate coralmente dai difensori degli imputati, resta il rammarico per non essere riusciti a far comprendere al Tribunale la fondatezza delle ragioni difensive.”

Processo senza parti civili

Era un processo senza parti civili. Erano state individuate parti offese una delle società assistite dai professionisti sotto processo, l’Agenzia delle Entrate e il notaio Maria Flora Puglisi, alla quale secondo l’Accusa era stato presentato un atto falsificato. Nessuno ha chiesto di comparire in giudizio.

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