Le denunce della giunta, le ispezioni di Zuccarello: ecco chi ha aiutato a scoperchiare il calderone Messinambiente

Le denunce della giunta, le ispezioni di Zuccarello: ecco chi ha aiutato a scoperchiare il calderone Messinambiente

Francesca Stornante

Le denunce della giunta, le ispezioni di Zuccarello: ecco chi ha aiutato a scoperchiare il calderone Messinambiente

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mercoledì 11 Novembre 2015 - 14:47

Nel febbraio 2014 a Palazzo Zanca scoppiò la bufera Messinambiente. Negli stessi giorni l'amministrazione comunale e il consigliere Daniele Zuccarello tirarono fuori carte e numeri che fotografavano le troppe anomalie riscontrate all'interno della società e che hanno contribuito all'inchiesta della Procura sfociata nei cinque arresti di oggi.

A Palazzo Zanca iniziò tutto la sera del 4 febbraio 2014. Una lunghissima assemblea dei soci di Messinambiente, sul tavolo gli enormi disastri di una società ridotta ai minimi termini. Quella sera l’assessore Daniele Ialacqua, a nome dell’amministrazione Accorinti e dunque del socio Comune proprietario al 99% della partecipata di via Dogali, decise di non approvare il bilancio di Messinambiente. «Abbiamo rilevato numerosi elementi di criticità che coinvolgono la gestione complessiva di Messinambiente» spiegarono all’indomani in conferenza stampa il sindaco Renato Accorinti, il vice Guido Signorino, l’assessore Ialacqua e l'esperto (oggi presidente dell’Amam) Leonardo Termini. I riflettori dell’amministrazione si erano concentrati soprattutto su alcuni punti: disallineamento delle partite creditizie nei confronti dell'ATO Messina 3, la mancanza di una perizia o di un piano industriale per la gestione dei rifiuti e smaltimento sino alla data della messa in liquidazione, eccessivo costo del personale dipendente ed una gestione dello stesso che ha condotto alla soccombenza in diversi casi di contenzioso, elevato contenzioso con fornitori e relative spese legali, gestione degli acquisti non conforme alle procedure ad evidenza pubblica (VEDI QUI).

«Non abbiamo approvato il bilancio perché quello che c’è dentro è molto preoccupante e vogliamo verificare le spese. E’ un primo passo verso il definitivo cambio di rotta. Se paghiamo una tassa sui rifiuti molto alta è perché c’è stata una cattiva gestione che si è protratta per anni, senza che la politica facesse niente per cambiare la situazione. Il nostro scopo è invece quello di analizzare voce per voce e capire quali spese sono state fatte e da chi. Gli atti andranno alla Procura e alla Corte dei Conti perché chi ha responsabilità deve pagare» dichiarava il 5 febbraio 2014 il sindaco Accorinti, promettendo un’operazione verità per scoperchiare quel vaso di Pandora che oggi si è rivelato più profondo di quanto si pensasse.

Negli stessi giorni a Palazzo Zanca anche un consigliere comunale aveva deciso di fare luce sulle troppe ombre di Messinambiente: Daniele Zuccarello per settimane portò avanti un’intensa attività ispettiva all’interno degli uffici di via Dogali, acquisì carte e documenti dai quali vennero fuori denunce pesantissime, consegnò tutto sia al sindaco Accorinti che alla Procura.

Inevitabile oggi la soddisfazione espressa da Zuccarello: “Si sta facendo piena luce su un sistema malato che ha comportato sprechi e pessima gestione in uno dei settori più importanti come quello dei rifiuti e che nel febbraio dello scorso anno non ho esitato a denunciare con un dossier che ho portato in Procura e che riguardava proprio quanto emerso nei mesi successivi. Stesse denunce che ho ribadito quando sono stato ascoltato dai magistrati. In quell’occasione l’amministrazione ha mostrato grande attenzione sposando la necessità e l’urgenza di portare avanti una battaglia contro ogni forma di malaffare nella partecipata”.

Era il 6 febbraio 2014 e il consigliere comunale mise sul piatto i primi risultati di quell’attività ispettiva che nei mesi successivi lo ha portato più volte ad essere ascoltato in Procura, così com’è accaduto naturalmente al sindaco Accorinti.

In realtà però già nell'agosto 2013 il problema era saltato fuori. I consiglieri comunali Antonella Russo e Piero Adamo, pochi mesi dopo il loro insediamento, all’indomani dell’ennesima emergenza rifiuti, e tenuto conto del costo elevatissimo del corrispettivo servizio, anche alla luce della non chiara posizione debitorio/creditoria tra Ato3 e Messinambiente Spa, proposero l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla intera gestione del servizio dei rifiuti a Messina negli ultimi dieci anni, e redassero la relativa proposta di delibera, che poi approdò in aula nel mese di gennaio 2014, dove però non fu approvata.

Mentre una parte dell'aula bocciava la proposta della commissione speciale che si dedicasse solo all’affaire rifiuti, Zuccarello incassava il pieno appoggio dell’amministrazione comunale che nel frattempo aveva deciso di intraprendere la stessa strada e così tirò fuori numeri e cifre che fotografavano i tanti buchi e le anomalie di Messinambiente. Dalle troppe carriere rapide alle anomalie dell’appalto con la Seap a cui la società affidava il trasporto in discarica, Zuccarello parlò anche della “Mediterranea”, azienda oggi finita nell’inchiesta della Procura con l’arresto del titolare Marcello De Vincenzo. Nel 2014 Zuccarello denunciava che Messinambiente si serviva di ben 19 ditte esterne, tra cui anche la Mediterranea a cui veniva affidato sia il servizio di manutenzione mezzi che l’ulteriore attività di pulizia e sanificazione dei cassonetti. Spesa quest’ultima che all’epoca poteva anche essere ammortizzata con l’utilizzo delle 60 unità operanti all’interno dell’autocentro (VEDI QUI).

Dopo qualche giorno arrivò una lunga replica dell’ex commissario Armando Di Maria oggi finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta rifiuti, una sorta di memoria difensiva in cui il liquidatore forniva una serie di risposte al polverone sollevato dalle pesantissime accuse mosse da amministrazione e Zuccarello nei confronti della gestione di Messinambiente (VEDI QUI). Contestualmente si dimise in tronco il collegio sindacale della società con una chiara motivazione: «Non condividendo i metodi adottati dall’amministrazione comunale e ritenendo che sono venuti meno i rapporti fiduciari che hanno determinato a suo tempo la nomina, questo collegio ritiene che non sussistono più i le condizioni per continuare ad espletare i propri compiti, neanche in regime di “prorogatio”».

Scoperchiato il calderone, i mesi a seguire videro nuove denunce, nuove carte depositate in Procura, lunghe audizioni. L’amministrazione Accorinti decise di chiamare Alessio Ciacci alla guida di Messinambiente, mettendo alla porta poco dopo l’ex Armando Di Maria che inizialmente era stato mantenuto come esperto aziendale. Nei suoi mesi in via Dogali anche Ciacci si rese conto delle necessità di cambiare rotta soprattutto in alcuni settori e per esempio nel settembre 2014 chiuse i rapporti con la ditta che si occupava della manutenzione esterna dei cassonetti (la Mediterranea), rescindendo un contratto che risaliva al 2009 e legava Messinambiente alla società esterna fino al 2017. «Stupisce davvero che in una città che ha i contenitori nelle condizioni in cui sono a Messina oggi, si siano corrisposti per la loro manutenzione dal dicembre 2009 ad oggi ben 1.100.000 euro» scriveva a tal proposito Ciacci nella sua relazione semestrale (VEDI QUI) che si occupò anche delle modalità con cui si effettuavano gli acquisti o si affidavano gli incarichi a Messinambiente, passando dalla regolare trattativa privata all’evidenza pubblica con tanto di regolamento acquisti e albo dei fornitori.

Questo il percorso compiuto a Palazzo Zanca mentre la Procura indagava per portare alla luce il malaffare a Messinambiente. Un cammino iniziato ormai quasi due anni fa e che oggi consegna l’amara consapevolezza di una società che ha sperperato montagne di soldi pubblici a fronte di servizi che i cittadini non hanno avuto. Oggi i messinesi si trovano a pagare una Tari da 46 milioni di euro per avere un servizio di raccolta rifiuti ai limiti della decenza, ma soprattutto per coprire un buco che difficilmente si potrà colmare.

Francesca Stornante

LE REAZIONI

Grande soddisfazione dalla consigliera comunale Ivana Risitano: “Il procuratore riconosce la preziosità del lavoro svolto dall'amministrazione comunale nel portare allo scoperto la sporcizia nascosta sotto il tappeto di una partecipata che, prima dell'arrivo di Alessio Ciacci, non era mai stata una vera azienda. A molti non piace la retorica della "vecchia politica" e si ironizza spesso su “quellicheceranoprima”. Il fatto è che i “figli” di “quellicheceranoprima” ci sono anche adesso. Le lodi alla gestione di Messinambiente precedente a Ciacci le ho sentite da miei colleghi consiglieri. Io al loro posto non avrei la faccia per venire più in aula. In questi giorni molti consiglieri chiedono l'istituzione di una commissione d'inchiesta sul servizio idrico. Chissà se la proposta verrà portata avanti, nonostante non sia previsto gettone di presenza. Chissà su quali anni si chiederà di indagare. Chissà se la politica ammanigliata ad affari e interessi ventennali avrà il coraggio di scoperchiare pentole che contengono grovigli e luridume. Che cosa hanno da dire, adesso, tutti quelli che hanno chiesto per mesi le dimissioni di Ialacqua? Che cosa hanno da dire quelli che parlano di sfiducia? Che cosa hanno da dire quelli che hanno massacrato Alessio Ciacci, mentre tentava di restituire dignità e pulizia ad un'azienda ridotta in macerie e fino ad allora governata da illegalità e incompetenza? Il Sindaco Accorinti ha limiti e difetti, ma non ha padroni: a lui e alla sua Giunta il compito di continuare ad aprire scatole, tirare fuori scheletri, far pulizia e piantare nuovi semi in quei terreni finora contaminati e marci. Cambiamo Messina dal basso è con lui su questa strada”.

L’Associazione nazionale dei consumatori CODICI fa un plauso alla Procura della Repubblica di Messina per aver acceso i riflettori sull’ennesimo scandalo che vede al centro un vero e proprio sistema mangiasoldi. “Gestione questa che – se confermata – ha causato un vero e proprio buco per oltre 30milioni di euro di nelle casse della società di raccolta rifiuti “Messinambiente” e che in questi anni è stato pagato dalla collettività attraverso le tasse dei messinesi. Tutto questo è inaccettabile” scrive l’Associazione Nazionale dei Consumatori CODICI – Centro per i Diritti del Cittadino – che per questi motivi ha dato mandato ai propri legali di depositare un esposto e preannuncia che si costituirà parte al processo invitando tutti i cittadini messinesi a entrare nel processo come parti offese per chiedere il risarcimento del danno patito da ciascuno, a causa dei danni causati alla città e alla comunità attraverso una serie di condotte delittuose che hanno penalizzato in modo diretto i Messines. Inviatiamo i cittadini a visionare il sito www.codicisicilia.com per essere aggiornati sulle modalità per aderire alla class action o a telefonare al numero 320.2281052”. Lo affermano in una nota Ivano Giacomelli e Manfredi Zammataro rispettivamente segretario Nazionale e Regionale dell’ Associazione nazionale dei Consumatori CODICI- Centro per i Diritti del Cittadino”.

“Sosteniamo pienamente la poderosa ed efficace azione di ripristino della legalità realizzata a Messina ed esprimiamo il nostro plauso a forze dell’ordine e magistratura che hanno stroncato gravissime illegalità all’interno di Messinambiente, la società di raccolta e smaltimento rifiuti del Comune. Le indagini hanno messo in evidenza un indicibile scempio di danaro pubblico compiuto sulle spalle dei cittadini onesti che, per dimensioni e modalità, lascia davvero sbigottiti”. A dirlo, in una nota, il segretario nazionale dell’Italia dei Valori Ignazio Messina e quello cittadino Salvatore Mammola. “Quanto accaduto – hanno osservato – conferma, ancora una volta, quanto sia grave il cancro della corruzione che, in Italia, si ‘mangia’ 60 miliardi di euro l’anno e che è ancora drammaticamente diffuso all’interno delle amministrazioni pubbliche e delle società partecipate. Ora – hanno concluso Messina e Mammola – occorre imprimere una fortissima inversione di tendenza, bonificando Messinambiente da tutte le sacche di malaffare e dagli sprechi. Sosteniamo una lotta senza quartiere ai corrotti, per i quali invochiamo condanne severissime, e il pieno ripristino della legalità”.

10 commenti

  1. BISOGNA RISPETTARE LE REGOLE GIUSTE 11 Novembre 2015 17:24

    bene l’articolo è stato pubbblicato ormai quasi tre ore fa quando i “soliti” commentatori si riprenderanno dallo shock

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  2. BISOGNA RISPETTARE LE REGOLE GIUSTE 11 Novembre 2015 17:24

    bene l’articolo è stato pubbblicato ormai quasi tre ore fa quando i “soliti” commentatori si riprenderanno dallo shock

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  3. guardando la foto sembrano: trivulu,malanova e scuntintizza u quartu non cunta commu u dui di bastuni quannu a briscula è a coppi.

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  4. guardando la foto sembrano: trivulu,malanova e scuntintizza u quartu non cunta commu u dui di bastuni quannu a briscula è a coppi.

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  5. La magistratura deve farsi restituire i soldi altrimenti si alza il solito polverone e non si concluderà niente.

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  6. La magistratura deve farsi restituire i soldi altrimenti si alza il solito polverone e non si concluderà niente.

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  7. dall.a risata dei tre si intuisce che sono bravi e preparati ,il quarto sulla destra mi pare un pesce fuori dell’acqua in mezzo a tamta eminenza grigia

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  8. dall.a risata dei tre si intuisce che sono bravi e preparati ,il quarto sulla destra mi pare un pesce fuori dell’acqua in mezzo a tamta eminenza grigia

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  9. Sarebbe opportuno che il comune si preparasse a divenire parte civile su un eventuale condanna dei responsabili, anche per dare la possibilità’ di recuperare risorse da destinare a possibili sconti sulla tari.

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  10. Sarebbe opportuno che il comune si preparasse a divenire parte civile su un eventuale condanna dei responsabili, anche per dare la possibilità’ di recuperare risorse da destinare a possibili sconti sulla tari.

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