Va avanti da oltre 8 anni il processo per bancarotta fraudolenta aggravata per i 16 imputati del crac della Sicilcassa. Tra di loro anche il messinese Pompeo Oliva

Dodici anni di reclusione. Questa è la richiesta di condanna avanzata dal pm palermitano Dario Scaletta per tutti gli ex componenti del cda della Sicilcassa, il secondo istituto di credito della Sicilia, dichiarato insolvente nel 1999 e poi assorbito dal Banco di Sicilia, oggi inglobato da Unicredit. Tra di loro c’è anche il messinese Pompeo Oliva. Per lui è stata chiesta al condanna a 12 anni insieme a Giuseppe Adonia, Domenico Bacchi, Francesco Mormino, Marcello Gianfranco Adriano Maria Orlando e Giuseppe Viola. E 12 anni è anche la richiesta per Gianni Lapis, ex presidente del collegio sindacale; 10 a testa invece per gli ex direttori di filiali di Palermo e Catania, Giuseppe Grado e Antonio Mosto; 8 per Benedetto Emanuele, Elio Rocca, Gaetano Zilleri, Giuseppe Cirrincione. Sei anni sono stati proposti per Maria Adelaide Graci, Daniela Graci e Calogera Falzone, figlie e moglie del Cavaliere del lavoro catanese Gaetano Graci.

Nel corso delle indagini sulle presunte anomalie nella gestione del credito alla Sicilcassa emerse un «buco» di tremila miliardi di lire accumulato tra gli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.