“Dopo” quello del Comune, anche il dissesto economico-finanziario dell’ Atm

La crisi economica e finanziaria dell’ Atm è presto spiegata. Non servono numeri e neanche troppe parole, basta un «loop» , cioè una concatenazione di causa ed effetti che hanno caratterizzato la vita dell’azienda trasporti, soprattutto dal 1999 in poi. Il circuito, vizioso, che sta alla base del fallimento dell’azienda e del trasporto pubblico locale viene schematizzato nella Relazione tecnica allegata al Bilancio consuntivo 2011 dell’ Atm, già trasmesso agli atti dell’XI commissione consiliare, presieduta da Nello Pergolizzi (vedi articolo correlato), ed è così rappresentato: la mancata definizione dei rapporti tra Comune ed Atm, dovuta all’assenza del Contratto di servizio, ha portato alla mancata approvazione dei bilanci Atm , con conseguente crisi di liquidità, che ha comportato minore capacità operativa e, quindi, minori chilometraggi/ anno, che in termini economici ha significato che nelle casse dell’azienda sono arrivati minori contributi regionali, causando un ulteriore aggravarsi della crisi di liquidità.

Nel documento, che porta in calce la firma del direttore generale dell’ Atm, Claudio Conte, viene sottolineato che «il reiterarsi negli anni del sopra indicato loop, ha portato progressivamente all’attuale stato di dissesto economico e finanziario dell’Azienda ed alla condizione di ingestibilità del trasporto pubblico locale, con gravissima penalizzazione per la cittadinanza». Nella relazione tecnica viene, dunque, suggerito di «spezzare con urgenza questo scellerato circuito, definendo al più presto i rapporti economico-finanziari fra Comune ed Atm, con contestuale sottoscrizione di un Contratto di Servizio».

Punto su cui anche la Corte dei Conti si è mostrata intransigente, sollecitando il Comune – ovviamente entro il termine di 30 giorni, che scade il 27 dicembre – «a procedere alla stipula dei contratti si servizio con gli organismi partecipati che ne risultino sprovvisti nonché adottare tutte le misure idonee a ripristinare una corretta governance». La sfida si annuncia piuttosto ardua per un ente che per 13 anni si è ben guardato dall' affrontare il nodo Atm, trascinandosene dietro i problemi, come se questi potessero ad un certo punto improvvisamente e magicamente sparire. Salvo, poi, scoprire che non solo non sono scomparsi ma si sono addirittura ingigantiti sino a far diventare l’azienda trasporti solo uno stipendificio, con 20 autobus in strada e 600 dipendenti iscritti sul libro paga, i quali, peraltro, da anni devono combattere per vedere accreditati i loro stipendi. A proposito dell’ Atm , nell’ordinanza inviata a Palazzo Zanca, i magistrati contabili hanno voluto, inoltre, evidenziare quanto «particolarmente critica sia la situazione dell’Azienda trasporti Messina, di cui l’ente non ha approvato i bilanci dagli anni 2004 in poi».

Tra le “anomalie” nei rapporti tra Comune e Atm, la relazione tecnica allegata al Consuntivo 2011 indica i trasferimenti che l’Ente proprietario ha effettuato nei confronti della sua azienda speciale, rimasti sostanzialmente invariati dal 1999 in poi, non tenendo conto del passaggio dalla lira all’euro e soprattutto dei costi di avviamento e gestione ma anche della manutenzione straordinaria del Tram, in funzione dal 2003. «Nel 1999, il Comune ha trasferito all’Atm, a consuntivo, lire 25,7 miliardi. pari a circa euro 13.275.000,00…. Per l’anno 2011 il trasferimento ammonta ad euro 13.700.000,00 (lordi 16 milioni)».

A fronte di esigui trasferimenti, l’azienda trasporti ha dovuto provvedere al pagamento delle rate del leasing per l’acquisto, effettuato nel 2007, di 25 autobus con i proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie per violazioni previste dal Codice della Strada (nei termini stabiliti da quattro delibere di giunta), introiti che «si sono ridotti al punto da coprire solo il 40% del leasing». A ciò va aggiunto che l’Atm paga il mutuo dell’edificio che ospita la sede di via La Farina ed anche le “spese condominiali” (climatizzazione, ascensori, pulizie ed altro).

Le situazioni appena elencate hanno fatto sì che «anche il 2011 è stato un anno essenzialmente connotato da una pesantissima crisi di liquiditàL’indicata criticità – continua il documento – comportando il dover costantemente fronteggiare l’emergenza, ha anche l’impossibilità di pianificare perfino il breve termine». Il risultato inevitabile è, quindi, la «paralisi della vita aziendale».

In questo quadro così fosco, il bilancio consuntivo 2001 dell’Atm chiude in pareggio, ma presenta un patrimonio netto passivo di euro 20.465.789,46 e crediti nei confronti del Comune pari a euro 29.796.884,98. Riuscirà il documento contabile ad incassare l’ok del Consiglio comunale? Con l’aria che tira al Comune, a corto di risorse tanto quanto l’Atm, una previsione positiva sembra quasi un azzardo. (Danila La Torre)