Parco Corolla di Milazzo, Coop lascia a Crai. Cgil: "Non si perdano posti di lavoro"

Parco Corolla di Milazzo, Coop lascia a Crai. Cgil: “Non si perdano posti di lavoro”

Redazione

Parco Corolla di Milazzo, Coop lascia a Crai. Cgil: “Non si perdano posti di lavoro”

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giovedì 15 Luglio 2021 - 10:28

Sindacati preoccupati per il piano previsto

Ieri mattina si è svolto l’incontro con il quale Coop Alleanza 3.0. ha presentato alle parti sindacali il suo interlocutore commerciale: il gruppo Radenza, una holding che controlla altre quattro società. Nel messinese viene coinvolto l’ipermercato all’interno del Parco Corolla di Milazzo che ha una superficie di circa 6mila metri quadri. Nonostante sia stata annunciata una riduzione complessiva del 35,1% della superficie degli spazi espositivi sull’intera rete siciliana, Milazzo non verrà toccata.

Si è parlato di esuberi, però. Un anno fa si aggiravano intorno a 350 full time equivalent in Sicilia. Oggi sono 194 su quasi mille tra lavoratrici e lavoratori e 22 per Messina su oltre cento dipendenti. “Il tavolo ha fatto emergere prospettive di crescita e di mantenimento delle condizioni contrattuali e retributive – comunicano Giovanni Mastroeni e Giselda Campolo, rispettivamente segretario generale della Cgil e della Filcams di Messina – ma i 22 esuberi dichiarati sull’IperCoop del Parco Corolla di Milazzo sono circa un terzo del personale coinvolto nella nostra provincia. E questo ci lascia preoccupati per la salvaguardia occupazionale e fermi sulla posizione che qualunque operazione non deve comportare costi per i lavoratori. Non si dovrà perdere nemmeno un posto di lavoro né permettere alcuna forma di riduzione del salario”.

L’intento è di assorbirli entro il 2024 grazie a una potenziale tendenza di crescita del 5% annua e attraverso il ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria per 24 mesi. Ancora aperta una trattativa delicata iniziata un anno fa, quando la più grande cooperativa europea per numero di soci aveva annunciato la volontà di lasciare la Sicilia, proponendo che subentrasse un soggetto imprenditoriale creato ad hoc che non aveva convinto le lavoratrici, i lavoratori e i sindacati in agitazione e con forte preoccupazione per il mantenimento di tutele e garanzie occupazionali. In quell’occasione si era fatto un passo indietro e si era aperta la trattativa tra Coop e i sindacati. Ma la decisione di Alleanza 3.0, sulla sorte di una rete vendita che comprende sette ipermercati e cinque supermercati, resta quella e oggi abbiamo il nuovo competitor interessato, il gruppo Radenza, appunto, che detiene attualmente il marchio Crai, con circa 450 milioni di fatturato e 40 milioni di patrimonio netto. “Coop non è il primo colosso della grande distribuzione a lasciare l’isola – continuano Mastroeni e Campolo – e, nonostante la forte presenza delle organizzazioni sindacali ai tavoli, nella quasi totalità dei casi non è stato possibile invertire il disinvestimento delle grandi aziende sul territorio. È un’evidenza di cui la politica si deve far carico. Messina e la Sicilia devono tornare una terra attrattiva per i capitali e per quelle aziende che applicano con trasparenza i contratti e la normativa se vogliamo attuare una efficace lotta alla povertà retributiva e dei diritti”.

3 commenti

  1. Mi fate capire.. ma i supermercati non erano quelli che si erano fatti i soldi nel lockdown? Perchè coop và via ? Cos’è mancato? O meglio hanno avuto incentivi in partenza che sono poi mancati ? Fateci capire perchè scappano e perchè e come dobbiamo tornare ad essere attrattivi?

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  2. Scappano, come sono scappate prima le industrie, perchè per fare arrivare le merci da mettere in vendita le spese di trasporto sono doppie del resto d’Italia.
    Il perchè lo sappiamo tutti, ma fino a pochi mesi fa era tabù

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    1. Certamente le aziende devono far fronte a spese abissali, In Italia il trasporto merci è quasi tutto affidato ai Tir naturalmente a costi proibitivi che alla fine ricadono sui consumatori. Consideriamo anche che tre quarti delle industrie sono al nord, pertanto farle arrivare al sud, e soprattutto sulle isole costa di più e questo naturalmente scoraggia le grosse aziende alimentari e non a desistere da eventuali investimenti.

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