Case Basse di Paradiso, il Comune dice no agli abusivi

Case Basse di Paradiso, il Comune dice no agli abusivi

Case Basse di Paradiso, il Comune dice no agli abusivi

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lunedì 08 Agosto 2011 - 14:24

I fabbricati testimoni del processo storico di formazione del borgo saranno salvaguardati, gli altri abbattuti

Intervenire al borgo marinaro delle case basse di Paradiso per impedire qualsiasi occupazione abusiva di abitazioni demaniali, già sotto tutela della Guardia Costiera e soprattutto addebito dei costi spettanti agli occupanti, per demolizioni e trasferimento di suppellettili ed inerti. L’assessore alle politiche del mare, Pippo Isgrò, così ha stigmatizzato la questione emersa dalla impossibilità di poter avviare le attività nautiche per normo dotati e diversamente abili, da parte della Polisportiva Odysseus, sodalizio che doveva allestire tali servizi all’interno del progetto di recupero del Borgo marinaro. «Sul territorio delle Case Basse Paradiso – scrive l’assessore Isgrò, in una nota trasmessa al Comando della Capitaneria di Porto, al Comando del reparto operativo dei Carabinieri ed al Nucleo tutela del territorio della Polizia municipale – sono presenti alcuni occupanti che millantano la proprietà di manufatti sul demanio marittimo, altri assegnatari di case popolari risultano ancora occupanti gli immobili. L’auspicio – ribadisce Isgrò – è che le Istituzioni collaborino per la soluzione del problema, anche attraverso un tavolo tecnico da convocare a settembre, per riportare la legalità nell’area e permettere a chi ne ha titolo e diritto di poter riqualificare, a proprie spese, parte del borgo».

Secondo la politica di risanamento che l’Amministrazione comunale intende infatti perseguire, i fabbricati testimoni del processo di formazione del borgo, insieme ai percorsi, saranno salvaguardati dalle demolizioni indiscriminate e valutati nell’ambito di un piano di recupero generale dell’area, che tenga conto della vocazione marinara dell’insediamento e del suo rapporto con il mare. Il servizio per i beni storici, artistici ed etno-antropologici della Soprintendenza negli anni scorsi aveva svolto una serie di sopralluoghi al sito al fine di conoscere e valutare eventuali peculiarità storiche ed elementi di interesse da imporne la tutela diretta. Dall’osservazione dello stato di fatto dell’antico borgo, fortemente degradato, sono emersi elementi che, a parere dei tecnici della Soprintendenza, «se da un lato non giustificano di per sé la tutela diretta, tuttavia andrebbero recuperati a testimonianza della storia dell’insediamento, nato nei primi decenni del XIX secolo, quando i terreni furono dati in concessione e occupati dai privati, in parte per essere coltivati ed in parte per l’edificazione di modeste casette rurali, costruite in pietrame misto a laterizi».

Un commento

  1. Il fatto è che lì TUTTE le costruzioni sono abusive.
    Nemmeno una può vantare un progetto autorizzato o il pagamento degli oneri di urbanizzazione.
    Si tratta di baracche costruite abusivamente da più di 50 anni. Ecco, allora, la soluzione: non si perda tempo, si faccia una SANA E TOTALE pulizia di questo ciarpame e si restituisca l’area alla collettività.
    L’epoca delle baracche sempiterne a Messina DEVE finire.
    Da sempre, il problema della casa ha rappresentato il bacino elettorale di squallidi individui, legati alla malavita, con ambizioni politiche.

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