Metromare, le preoccupazioni dell’Orsa: “La proroga non c’è ancora”

Metromare, le preoccupazioni dell’Orsa: “La proroga non c’è ancora”

Metromare, le preoccupazioni dell’Orsa: “La proroga non c’è ancora”

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martedì 18 Giugno 2013 - 16:17

Il sindacato lancia l’allarme per l’ennesima volta, a dieci giorni dalla scadenza del servizio. Sull'argomento anche il segretario nazionale Antonino D'Orazio. Ustica Lines non accetta proroghe in mancanza delle coperture economiche necessarie. Giuseppe Laface, del Megafono, chiede l’intervento del presidente della Regione, Crocetta, presso il governo nazionale

La proroga fino al 31 dicembre, pur se con risorse limitate, è stata solo annunciata. Dalle parole non si è ancora passati ai fatti e, stando così le cose, il prossimo 29 giugno il servizio Metromare non verrà svolto. A lanciare l’ennesimo allarme, ancora una volta, è l’Orsa che esprime forte preoccupazione anche in considerazione del fatto che il socio di maggioranza, Ustica Lines, pare non voglia accettare proroghe in mancanza delle coperture economiche necessarie, pari a una cifra vicina al doppio di quanto preannunciato, e comunque non ancora stanziato, dal Ministero.

A queste condizioni – prosegue l’Orsa – “nella migliore delle ipotesi il servizio sara’ ridotto notevolmente o limitato alla sola Reggio Calabria o a Villa San Giovanni lasciando senza servizi alternativi adeguati migliaia di pendolari siciliani e calabresi. In atto abbiamo avviato una petizione – continua l’Orsa -, assieme ai Comitati dei pendolari dello Stretto, tra gli utenti che fruiscono giornalmente del servizio, per svegliare una politica distratta e reclamare che le necessarie risorse del Governo per la continuità’ territoriale vengano destinate anche al traffico pendolare sullo Stretto e non si permetta che la dismissione complessiva del settore di navigazione pubblica dall’area coinvolga persino l’essenziale servizio Metromare riconosciuto oggi da tutti tra i migliori d’Italia”.

“Il Governo centrale – afferma il segretario nazionale dell’Orsa, Antonino D’Orazio – parla di rilancio dell’occupazione ma Messina rischia di perdere altri 100 posti di lavoro nel servizio di traghettamento veloce. L’annunciata proroga fino a dicembre, attraverso lo stanziamento di 3 milioni di euro, è rimasta nel solito libro delle promesse non mantenute. Persi i treni a lunga percorrenza, ridimensionato drasticamente il collegamento ferroviario regionale, praticamente azzerato il trasporto merci su rotaia, adesso è la volta del traghettamento veloce che come i servizi citati rischia di sparire con il solito colpo di spugna che Roma solitamente riserva a Messina ed a tutta la Sicilia. Il presidente Crocetta e l’assessore regionale ai trasporti (il messinese Bartolotta) hanno il dovere di anticipare l’interlocuzione con il Governo per impedire che Metromare sparisca, se non dovessero arrivare risposte risolutive in tempo utile sarà inevitabile la forte mobilitazione di lavoratori e pendolari. Il prossimo sindaco, chiunque esso sarà, deve mettere al primo posto della sua agenda la soluzione di questa delicata vertenza che rischia di esplodere ancora prima del 28 giugno, i due candidati hanno l’occasione di mostrare alla città gli strumenti in loro possesso per evitare il peggio, si confrontino sulla priorità ed espongano alla città le loro soluzioni, i lavoratori ascolteranno e poi andranno a votare secondo coscienza”.

In merito è intervenuto anche Giuseppe Laface, del Megafono, che ha chiesto al presidente della Regione, Rosario Crocetta, un intervento presso il Governo nazionale per la conferma del finanziamento. “La soppressione del servizio – scrive Laface – comporterebbe un danno gravissimo ed e’ per questo che rivolgo un espresso appello al presidente della Regione, Rosario Crocetta, affinché intervenga presso il Governo nazionale per reperire i fondi necessari per garantire che il servizio di Metropolitana del Mare sullo Stretto di Messina sia da considerarsi ormai un diritto acquisito dai cittadini dell’Area dello Stretto e che il relativo finanziamento non possa essere stato considerato una elargizione una tantum da poter eliminare alla prima occasione”.

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