In un filo che accomuna Messina, la Sicilia, l'Italia e il mondo, le parole di monsignor Lorefice parlano a tutti in nome della "comune famiglia umana"
di Marco Olivieri
I massacri a Gaza. La guerra in Ucraina. Le spinte ad arretrare pesantemente sul piano dei diritti civili. La giustizia sociale così fragile in un filo che accomuna Messina, la Sicilia, l’Italia e il mondo. L’ingiustizia imperante. La destra post democratica, e in alcuni Paesi autoritaria, che punta all’egemonia culturale nel nome dell’antica legge del più forte. La necessità di un risanamento nella città dello Stretto e in ogni angolo del pianeta. Di fatto, Pasqua 2025, tra immagini, sensazioni e pensieri, alimenta un insieme di inquietudini.
Anche quando però sembra che il mondo vada a rotoli, la Pasqua parla a tutti noi: atei e credenti. E di qualsiasi credo perché tutti appartenenti alla “famiglia umana”, come ha sottolineato l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, durante il funerale di Sara Campanella. La giovanissima vittima di femminicidio, a Messina, che non smetteremo di ricordare.
In occasione della Pasqua 2025, monsignor Lorefice ha saputo di nuovo parlare a tutti: “Adorando il Traffitto, non potremo più non riconoscerlo e adorarlo in tutti i ‘trafitti’ che i nostri occhi incroceranno: nelle nostre case, nelle nostre strade, nelle tante periferie urbane ed esistenziali delle nostre città. Nei Paesi dove ferve la guerra, sempre più – proporzionalmente alla sua insensatezza – devastante e incontenibile. Nei migranti dei precari barchini che partono dalle coste della Libia e della Tunisia e che, se non spariscono, affondando negli abissi del grande cimitero del Mediterraneo, vengono respinti e rinchiusi in affollati e atroci campi di concentramento. Campi di concentramento resi a noi tutti noti dai social e da chi, rischiando la vita, ha il coraggio di denunciare tanta colpevole e connivente disumanità”.
“Di fronte alle ingiustizie i nostri cuori così raffreddati”
E ancora: “Nei carcerati del Pagliarelli, dell’Ucciardone, del Malaspina, del Burrafato di Termini Imerese; negli ammalati dei nostri nosocomi, travolti dalla crisi del sistema sanitario e da inquietanti e tragici fatti di malasanità; negli anziani soli e nei giovani illusi e sfruttati dalla diffusione di droghe sempre più distruttive e letali che rimpinguano le tasche delle prosperose organizzazioni mafiose. E nei clochard – tanto cari all’indimenticabile fratel Biagio Conte – che vivono sulle strade e dormono all’addiaccio sulle soglie dei nostri palazzi. In tutti gli ‘invisibili’ ai nostri cuori sempre più raffreddati”.
“Siamo ciechi che vedono”
Vengono in mente le parole di un grande scrittore, José Saramago, in un dialogo chiave del romanzo “Cecità”: “Perché siamo diventati ciechi, Non lo so, forse un giorno si arriverà a conoscerne la ragione, Vuoi che ti dica cosa ne penso, Parla, Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono”.
Saper ribellarsi agli orrori quotidiani
Pur vedendo, non vediamo, troppo spesso, le tante, troppe, ingiustizie. E i troppi orrori quotidiani. In ogni angolo di Messina, e del pianeta, si annidano spazi di sopraffazione. Oltraggi alla memoria. Insulti a un’umanità ferita. Non sempre riusciamo o vogliamo vedere. Non sempre riusciamo a esprimerci, e ad agire, contro una realtà che non ci piace.
A volte le nostre voci sono solo un’eco. Un suono destinato a perdersi nella quotidianità o nel deserto. Ma non bisogna mai smettere di allenarci alla sensibilità, all’ascolto di noi stessi e degli altri. Un’altra umanità è possibile, anche quando guerre e sopraffazioni sembrano avere la meglio.
Che questa Pasqua, per molti versi tragica, sia davvero di rinascita. Auguri.

splendida l’immagine scelta dal giornale: il Cristo incoronato di spine che passa dinanzi ai cavalli del palazzo di giustizia. E’ così il mondo: Cristo trafitto sotto gli occhi di una giustizia che dall’alto guarda i giusti sfilare!
Che articolo patetico degno di una certa politica che (fortunatamente) ne rimane un triste ricordo…direttore si goda la Santa Pasqua con più rilassatezza e spensieratezza. Pur condividendo i tristi fatti da lei invocati bisogna prenderne atto con la storia attuale, e ahimè, se pur andiamo a leggere qualche libro di storia (di ogni epoca) di eventi tragici ne vengono narrati a iosa. I problemi (di ogni tipo) ci sono e ci saranno sempre, le guerre ci sono state e sempre ci saranno…ma oggi parlare di diritti negati mi sembra un po’ anacronistico, ciò che invece raramente leggo nei suoi articoli è il senso del dovere che oggi in molte teste stentano a comprendere, sicuramente conseguenze del fatto che certi governi passati hanno voluto cancellare per ovvie questioni di consenso elettorale. Spero domani di leggere nella sua testata qualcosa di più leggero.
Le solite belle parole da ideologia tradita. Ideali negati proprio da quella sinistra che si fa bella solo con frasi e discorsi stereotipati.