Le storie

“Per grazia non ricevuta”: le Madonne della messinese Amalia Caratozzolo in mostra a Roma

ROMA – Si chiama “Per grazia non ricevuta” ed è la mostra personale dell’illustratrice Amalia Caratozzolo. Lei, messinese d’origine e romana d’adozione, vive nella Capitale da oltre 20 anni e ha lavorato in vari ambiti, collaborando con giornali nazionali e con importanti case editrici. Dall’1 aprile la sua mostra, fatta di Madonne e Sante, con spirito sarcastico e “tra il sacro e profano”, si trova nello spazio espositivo di via dei Salumi 53 a Trastevere, curata da Marta Di Meglio, alla Up Urban Prospective Factory.

La soddisfazione di Amalia Caratozzolo

“La mostra è andata benissimo – racconta Amalia Caratozzolo – e durerà ancora molto, fino al 23 aprile. Faremo diversi eventi, ad esempio il 14 ci sarà la stampa interattiva. La mostra è tutta sull’incisione, quindi porterò gli strumenti di lavoro e li utilizzeremo. Così faremo vedere al pubblico come funziona la tecnica, che è particolare e molto antica, ma poco vista soprattutto in Italia. I primi giorni sono andati benissimo, siamo nel pieno della mostra ma già sono molto contenta. La galleria mi ha proposto una mostra personale sulle Sante. Io disegno Madonne da quando disegno, non per fine religioso ma per iconografia: sono belle, affascinante, hanno tutta una loro bellezza. Sono inventate, solo due sono veramente esistite: Santa Apollonia, protettrice dei dentisti, e Santa Rita, la santa dei casi impossibili”.

“Le sante? Una scelta culturale influenzata dalle radici siciliane”

Ma perché proprio le sante? “La questione delle sante forse è influenzata anche dalla mia cultura siciliane. Solo noi abbiamo le prefiche. Una questione culturale, legate al pathos, alla tragedia, con un approccio ironico e divertente, tra sacro e profano. Ma c’è anche un grande rispetto dell’iconografia, è una questione di radici culturali. Per me ridere è comunque al centro delle mie giornate e l’approccio satirico è fondamentale. Se non vengo capita ci resto molto male, si vede che nella comunicazione è mancato qualcosa. Non sempre viene compreso da tutti perché a primo impatto sembra accessibile, essendo un lavoro pop. Ma con uno sguardo più approfondito racconta anche tanto altro”.

“Per me già questa mostra è un altro punto di arrivo – prosegue l’illustratrice -. Io ho lavorato tanto nell’ambito editoriale, meno in quello artistico, visto che il mio lavoro si può spendere in diversi settori. La mostra è un gran bel progetto, sono soddisfatta ed è stato un gran lavoro di squadra: Marta Di Meglio è la curatrice, Mariangela Troiano ha collaborato con noi e all’interno della mostra ci sono anche altri due artisti, Jesus.t.t. e Utol Ceramica, con cui abbiamo creato ceramiche dalle matrici di linoleum. Per me la ceramica è stata fondamentale, da siciliana. E il linoleum è quasi una scultura, essendo un bassorilievo. Per me è stato meraviglioso capire come creare un pezzo unico come quelli che abbiamo realizzati insieme”.

La mostra a Messina? “Ci vorrei provare”

Amalia è a Roma ormai da oltre 20 anni. L’esperienza maturata durante tutta una vita lontana le permette di analizzare al meglio anche le differenze culturali tra il contesto della capitale e quello messinese: “Purtroppo Messina non mi avrebbe potuto offrire ciò che mi ha offerto Roma. O anche Milano, dove ho lavorato molto. Parliamo ovviamente di altre piazze, ma io credo molto nella Sicilia. Crediamo spesso che non ci sia nulla ma non è così. La mostra a Messina? Sì, mi piacerebbe e ci proverei. Servirebbe il canale giusto ma sarebbe bello. La Sicilia è una terra di grande cultura, per questo poi c’è tanta amarezza. Pensiamo agli autori o alla cultura, alla storia della nostra Regione. La Sicilia sarebbe pronta a fare un salto di qualità”.

“Ai giovani dico…”

“Io sono stata molto fortunata perché mia madre mi diceva che se mi fossi iscritta al liceo artistico mi avrebbe comprato il motorino. Io ciò nonostante sono andata al classico, ma dopo due anni sono arrivata all’artistico. Per questo consiglio a chi ha un sogno di crederci, perché crederci è l’unico modo per realizzarlo. Ci vuole tanta costanza, tanto impegno, soprattutto i primi anni. Io non uscivo da casa, dedicavo tutto il mio tempo a quest’attività. Dovendo creare il mio stile ho messo tanto tempo nel mio lavoro. Serve dedizione e credere nei sogni: solo con l’impegno si arriva. Il mio sogno? Di sogni ne ho realizzati tanti, sono contenta fin qui. Ma per fortuna i sogni non finiscono mai, come le idee. Chissà: qualcosa da inseguire la trovo sempre, è il modo giusto per essere felici, avere sempre obiettivi e passioni così forti, che danno la spinta”.