Il Piano di Cenerentola votato a mezzanotte e che non piace neanche a chi ha detto si

Il Piano di Cenerentola votato a mezzanotte e che non piace neanche a chi ha detto si

Rosaria Brancato

Il Piano di Cenerentola votato a mezzanotte e che non piace neanche a chi ha detto si

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mercoledì 03 Settembre 2014 - 22:09

Votato al fotofinish, pochi secondi prima di mezzanotte, è una sorta di Piano di Cenerentola, votato con la paura che in un attimo Palazzo Zanca si trasformi nella ragazza vestita di stracci. Approvato come un boccone amaro un pò da tutti ha visto emergere le contraddizioni nei partiti, con Cambiamo Messina dal basso ormai dimezzata e con un Pd lacerato. E su questo voto Zuccarello ha chiesto le dimissioni dei capigruppo Pd che si sono astenuti

Sembrava di essere a Capodanno, quando tutti guardano le lancette aspettando la mezzanotte con il bicchiere di spumante in mano sperando che il nuovo anno, per magia, porti quei doni che il precedente non ha dato. Ma non c’era entusiasmo, i calici di Palazzo Zanca sono vuoti e lo saranno per altri 10 anni almeno. E’ stata una corsa contro il tempo per approvare entro la mezzanotte del 2 settembre un Piano di riequilibrio che sarà lacrime e sangue esattamente come lo sono stati questi anni. E nessuno, quando al fotofinish, a mezzanotte meno pochi secondi la presidente del Consiglio Barrile ha detto “Approvato”, ha esultato. Ma quei 15 minuti prima di mezzanotte sono stati surreali, una corsa spasmodica con l’Aula costretta a votare gli 11 emendamenti presentati dall’amministrazione (anche questi, come il Piano, all’ultimo secondo) senza neanche conoscerli, tanto che gli ultimi 4, per risparmiare tempo, sono stati ritirati. Una corsa contro il tempo al punto che il sindaco, per non rubare tempo all’orologio, ha rinviato il suo intervento al dopo-voto e si è limitato a dire “Sono a favore del piano di riequilibrio”, senza ombra di dubbio la frase più breve che abbia mai detto in tutta la sua vita. Una seduta surreale, “scritta al contrario”, con la votazione prima e il dibattito slittato a dopo l’approvazione, quando l’Aula come al solito è quasi vuota e resta solo chi è rimasto fino alle 3 del mattino perché ci crede davvero. Una seduta iniziata oltre le 22 e vissuta con il terrore che le lancette superassero la mezzanotte e, come Cenerentola, Palazzo Zanca si trasformasse nella “poverella vestita di stracci” e alla porta, invece del Principe azzurro, bussasse il dissesto. Il voto ha capovolto lo scenario di un anno fa, quello della campagna elettorale, con il Pd che del no al dissesto aveva fatto una bandiera e con Cambiamo Messina dal basso che contestando la vecchia politica che aveva portato al default riscuoteva consensi e voti. Dietro questo sì al Piano di riequilibrio c’è, per tanti, solo la logica del “meno peggio”. Secondo gran parte degli intervenuti al dibattito è sembrata l’unica strada in questo momento. Persino Ivana Risitano, che correttamente ha definito il Piano “un atto politico” ha ammesso che non sarà un percorso facile. Per quasi tutti è stato come ingoiare un boccone amaro dopo averne dette di tutti i colori su chi l’ha cucinato. E’ come se una donna dicesse ad un pretendente: sei brutto, grasso, antipatico e ti puzza l’alito ma stasera esco con te altrimenti rischio di restare zitella. Dagli scranni dell’opposizione la giunta è stata bacchettata, criticata, ma dopo la sfilza di contestazioni, c’era sempre il sì finale, vuoi per senso di responsabilità, vuoi perché non c’è altra scelta, vuoi perché il Piano è l’unica arma per far rinascere la città. Come ha detto Nina Lo Presti: “Per la prima volta abbiamo visto Trischitta non accusare il sindaco per come si veste ma fare un discorso politico”. E vedere Trischitta approvare con entusiasmo una delibera dell’amministrazione è un fatto davvero “epocale”. Ma ci sono una serie di elementi, dietro questo voto, sui quali riflettere.

I “sì”ad esempio, quella maggioranza registrata tra chi in questi mesi ha fatto barricate contro Accorinti, e che adesso saranno fatti pesare uno per uno. Sono cambiali che, una giunta che dalla mezzanotte del 2 settembre è diventata “politica” dovrà pagare, anche perché, da Cambiamo Messina dal basso è arrivato un solo voto favorevole, quello di Ivana Risitano. Non stupisce affatto il no di Nina Lo Presti e Gino Sturniolo ad un Piano di riequilibrio che va contro ogni singola parola detta in campagna elettorale, come ricordato negli accorati interventi di entrambi quando ormai la sala era quasi vuota e restava solo la giunta, i giornalisti e qualcuno tra il pubblico ad ascoltare l’amarezza di chi ha iniziato una battaglia insieme e per strada si è diviso. “Avevamo la seconda stella a destra da seguire per il nostro cammino – ha detto la Lo Presti– Abbiamo fatto una campagna elettorale contestando quei disastri che la vecchia politica ha fatto e adesso non puoi chiedere di votare questo documento che sana quelle scelte”. Non sono cambiati i due consiglieri, è cambiata l’amministrazione. Rispettando gli stessi ideali per i quali sono stati eletti la Lo Presti e Sturniolo hanno votato contro la delibera.

Anche il Pd, ma questo non fa più notizia, si è presentato lacerato. Numeri alla mano, lo stesso Pd che con Felice Calabrò, nel 2013 ha fatto del “no al dissesto la campagna elettorale”, in Aula invece, ha visto più astenuti e contrari che favorevoli. Contrari Antonella Russo e Simona Contestabile, astenuti Emilia Barrile (ma da presidente del consiglio si astiene sempre e, se avesse votato da consigliere avrebbe votato a favore del Piano), Carlo Cantali, Claudio Cardile, Giuseppe Santalco, Benedetto Vaccarino, Paolo David. Favorevoli: Nicola Cucinotta, Francesco Pagano, Donatella Sindoni, Daniele Zuccarello.

Il partito più numeroso in Aula neanche questa volta è riuscito ad avere un’unica linea, peraltro su un tema che era stato un cavallo di battaglia della campagna elettorale alle amministrative. A ricordarlo è stato Daniele Zuccarello che ha detto “Messina non merita il dissesto, dobbiamo evitare che gli errori del passato vengano pagati dalle future generazioni. Se crolla l’amministrazione, come in un’impresa, crolla il sistema su cui è basata la nostra economia”. Ed ha poi citato quanto dichiarato da Felice Calabrò in campagna elettorale quando diceva: “Non consentirò che si perda un solo posto di lavoro, che vengano tagliati i servizi essenziali, che i fornitori si vedano ridotti i loro crediti, che siano le classi più deboli, a pagare. Non lascerò che Messina scivoli verso il dissesto, non me lo perdonerei mai”. Il messaggio era rivolto ai due capigruppo delle liste Pd Giuseppe Santalco, di Felice per Messina e Paolo David,Pd, che si sono astenuti, nonostante il loro ruolo richiedesse, più che un’abdicazione alla scelta, una posizione netta.

“Il collega Santalco ha nella sua maglietta la scritta Felice per Messina, ma Felice Calabrò era contrario al dissesto- ha detto Zuccarello- Oggi il partito non ha vertici ma ci sono i capigruppo, che dovrebbero essere il riferimento ma non svolgono questo ruolo. Santalco che con la sua esperienza potrebbe essere un “nonno”, non ha svolto questo compito, né lui né Paolo David che si sono astenuti quando invece avrebbero dovuto essere una guida, noi una guida l’abbiamo ed è il programma del Pd. Per questo chiedo ufficialmente le loro dimissioni da capigruppo”.

Il partito di maggioranza dunque su un cavallo di battaglia si presenta in ordine sparso, le ipotesi sono diverse: o Calabrò ha cambiato idea sul dissesto, o non è più il leader dei gruppi consiliari Pd, o i capigruppo non lo ritengono più tale, oppure, il Pd è diventato ingovernabile ed ognuno va dove gli pare.

Discorso a parte per l’Udc con i 6 consiglieri schierati e compatti fino alla fine. Signorino sapeva di poter contare sui centristi e lo stesso D’Alia ha ribadito: il dissesto sarebbe un suicidio collettivo”.

Per il resto gran parte dei sì sono stati “condizionati”. Basterebbe leggere il comunicato dei Dr che inizia con una lunga sfilza di contestazioni. Sin dalla prima riga si potrebbe pensare che la conclusione è un sonoro NO e l’abbandono dell’Aula. Invece i Dr hanno votato a favore, anche se le assenze hanno fatto capire che i mal di pancia ci sono. Lo stesso vicepresidente Nino Interdonato, che con piglio determinato ha tenuto testa ad un Santalco che si è improvvisato contestatore, a mezzanotte non ha votato: “Quest’amministrazione non può ridurci all’ultimo secondo”. Memorabile poi la scena di Santalco, navigato politico di vecchia data che prende la parola e dopo aver definito la giunta come un’accozzaglia di incapaci invita alle dimissioni Signorino e Le Donne e quando Interdonato gli fa notare che il tempo a sua disposizione è finito, si alza teatralmente e chiede in prestito il microfono ad Accorinti per parlare contro la “dittatura” dell’Aula. Con simili premesse ci si aspetterebbe un “NO” gridato al megafono. Invece Santalco, che la matematica la conosce bene ( e sa quanti voti servono per affondare sul serio una delibera), dopo una filippica degna di un Trischitta dei tempi d’oro, semplicemente si “astiene”.

Sette gli assenti allo scoccare della mezzanotte: De Leo e Burrascano ( Megafono) Carreri, Interdonato, Sorrenti ( Dr) Iannello (Pd), Fenech (CMdb).

Molti di quelli che hanno votato il Piano di riequilibrio della giunta Accorinti “turandosi il naso” o che hanno votato no o si sono astenuti, sono stati gli stessi che hanno approvato il Piano di Croce monco del contratto di servizio dell’Amam. Ma tra sceneggiate, divisioni,assenze studiate, alla fine il Piano di Cenerentola è stato approvato. A detta di tutti, un Piano inadeguato, inefficace, nascosto nei cassetti della giunta per sette mesi, portato all’attenzione dell’Aula solo all’ultimo momento, votato nel modo sbagliato (cioè prima del consuntivo), ma probabilmente l’unica chance da dare perché poi, in fondo, sarà la Corte dei Conti a dire se la principessa dovrà tornare a vestirsi di stracci o tornare a casa sulla carrozza.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. La padella o la brace?
    Certo, quando le possibilità sono queste non è facile scegliere……
    Tuttavia mi auguro che la Magistratura faccia di tutto per accertare le responsabilità di chi ha generato negli anni una tale situazione di sfascio delle finanze comunali……..
    Quanto a noi cittadini, spero che tutti prendano coscienza che siamo noi i primi giudici nelle urne elettorali, e che il voto va dato nell’interesse della collettività e non per il privilegio di pochi………..altrimenti il conto alla fine bisogna pagarlo noi!

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  2. La padella o la brace?
    Certo, quando le possibilità sono queste non è facile scegliere……
    Tuttavia mi auguro che la Magistratura faccia di tutto per accertare le responsabilità di chi ha generato negli anni una tale situazione di sfascio delle finanze comunali……..
    Quanto a noi cittadini, spero che tutti prendano coscienza che siamo noi i primi giudici nelle urne elettorali, e che il voto va dato nell’interesse della collettività e non per il privilegio di pochi………..altrimenti il conto alla fine bisogna pagarlo noi!

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  3. non faranno mai nulla,resterà tutto così con sta gente ricca, potente e impunita.Ma niente è eterno

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  4. non faranno mai nulla,resterà tutto così con sta gente ricca, potente e impunita.Ma niente è eterno

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