Atm, il rilancio passa dalla fine del clientelismo. E da nuovi autobus: acquistati in Lombardia, ma non arrivano...

Atm, il rilancio passa dalla fine del clientelismo. E da nuovi autobus: acquistati in Lombardia, ma non arrivano…

Atm, il rilancio passa dalla fine del clientelismo. E da nuovi autobus: acquistati in Lombardia, ma non arrivano…

sabato 02 Maggio 2009 - 08:05

L'associazione -L'altra città- propone un modello di sviluppo con quattro punti cardine: la riqualificazione delle officine, il pieno utilizzo del tram, l'aumento del parco mezzi e la formazione del personale. Continua il giallo sui bus usati acquistati a novembre: la ditta fornitrice batte cassa

«Un buon piano non sarà sufficiente per il rilancio dell’Atm se il sistema partitico non dimostrerà di voler cambiare rotta riguardo ad un meccanismo clientelare che ha causato una obesità dell’azienda stessa». Questo il pensiero dell’associazione L’altra città e della responsabile del settore trasporto pubblico, Caterina Sartori, riassunta in un documento nel quale si propone un modello di sviluppo e un piano di rilancio per l’esempio tra i più illustri del declino di Messina.

Un piano che si poggia su alcuni punti cardine. Il primo è quello della riqualificazione delle officine, le quali secondo l’associazione non funzionano per due motivi: la mancata disponibilità di pezzi di ricambio (legata essenzialmente alle poche risorse finanziarie dell’azienda) e la scarsa formazione del personale. «L’indisponibilità dei pezzi di ricambio – si legge nel documento – comporta un altro problema: la cannibalizzazione dei mezzi guasti con conseguente intaccamento del patrimonio a disposizione dell’azienda». In particolare due vetture del tram vengono regolarmente smontate per riparare quelle guaste. Una vergogna tra le vergogne, simbolo delle assurdità.

Secondo punto cardine, il parco gommato. Attualmente in circolazione ci sono circa 35 autobus, ai quali nel 2010 dovrebbero aggiungersi i famosi 31 mezzi a metano già finanziati. Per questi ultimi, tra l’altro, sembra sussistere un problema logistico relativo al rifornimento, «in quanto nell’area dell’azienda non vi sarebbero le necessarie condizioni di sicurezza per tale servizio a causa della prossimità dell’abitato». Per un servizio efficiente, stima l’associazione, occorrerebbero 125 bus in esercizio, oltre il tram, più 20 mezzi per le ore di punta e 10 di riserva. Considerando che almeno 20-25 mezzi sono da ipotizzare o in attesa o in corso di riparazione, si arriva alla conclusione che per un servizio «quanto meno dignitoso, ma sempre lontano dagli standard delle altre aziende» ci vorrebbero una flotta totale di 180 autobus.

Considerando che attualmente l’azienda dispone di circa 150 vetture (diciassette dei quali in rottamazione), «oltre al recupero di tutti i mezzi guasti occorre avere immediatamente i 30 autobus usati acquistati presso una ditta del nord, per i quali sembra esistere un regolare contratto firmato, ed il cui arrivo è stato più volte annunciato attraverso la stampa dallo stesso sindaco Buzzanca». Proprio sui bus usati sembra esserci un piccolo grande giallo: i mezzi sarebbero stati regolarmente acquistati, ma con il suo arrivo alla guida dell’azienda il commissario La Corte avrebbe deciso di bloccare tutto, attendendo la riparazione dei bus attualmente guasti. Ma la ditta lombarda che fornisce i mezzi, la Basco, avrebbe già inviato le fatture e chiederebbe di essere pagata: il rischio decreto ingiuntivo pare dietro l’angolo, vale la pena affrontare un contenzioso rinunciando a 30 mezzi costati appena 400mila euro?

Terzo punto cardine, il personale. A questo proposito, secondo la Sartori, «è da evidenziare non solo la mancanza di adeguata formazione, ma anche la negligenza con la quale vengono svolti alcuni servizi (come il controllo sui mezzi). Un compito rilevante per la migliore allocazione delle risorse umane lo dovrebbero giocare i sindacati. Purtroppo, però, si registra nell’azienda un proliferare di sigle sindacali che rendono molto complessa anche la sola interlocuzione». L’idea è quella di creare «un Coordinamento sindacale forte, che faccia da interlocutore con l’azienda». Ma tutto sarà inutile senza un cambio radicale nella gestione, anche e soprattutto politica, delle sorti dell’Atm, «un meccanismo clientelare che ha causato una obesità dell’azienda stessa in termini di costi per il personale, un ingrossamento di aree operative al di fuori di ogni logica produttiva». Il vero cancro che ha fatto dell’Atm uno dei più clamorosi fallimenti di questa città.

(foto Sturiale)

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