Autorità portuale commissariata, Garofalo rilancia la sua candidatura

Autorità portuale commissariata, Garofalo rilancia la sua candidatura

Redazione

Autorità portuale commissariata, Garofalo rilancia la sua candidatura

venerdì 14 Settembre 2007 - 15:44

Lunga intervista al presidente uscente, Vincenzo Garofalo. Il dott. Silvio Di Virgilio sarà il nuovo commissario.

Come prevedibile, l’Autorità portuale da oggi è commissariata. Il nome venuto fuori è quello di Silvio Di Virgilio, capo dipartimento per la Navigazione e il Trasporto marittimo presso il Ministero dei Trasporti. Dunque Messina avrà un nuovo commissario, perché evidentemente non c’è intesa sulla nomina di quello che sarà il nuovo presidente. Vincenzo Garofalo, il presidente uscente? O Gabriele Siracusano, ex presidente dell’Atm? O ancora Francesco Barbalace, dirigente del Comune, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni sull’argomento? Slitta ancora la decisione, nel frattempo commissariamento. Una soluzione che non dispiace a qualche potere forte della città, e che però deve, al tempo stesso, indurre a riflessione. Stamani, a poche ore dalla decisione comunque ampiamente annunciata, abbiamo a lungo colloquiato con l’ing. Vincenzo Garofalo (nella foto), che rilancia la sua candidatura, e lo fa tracciando un bilancio della sua gestione.

«Non sono una persona che fa proclami – esordisce Garofalo, commentando quali siano le reali possibilità di una sua eventuale rinomina – ho sempre detto che la mia percentuale di riconferma è del 50%, ma per un fatto prettamente tecnico. La nomina del presidente dell’Autorità Portuale viene fatta sia dal ministro che dal presidente della Regione, poiché so di godere del sostegno del presidente della Regione, ho il 50% delle possibilità di essere rinominato. Poi quello che succederà non lo posso prevedere. Quello che posso fare e rispondere ad una domanda che mi sono posto e che ognuno di noi dovrebbe porsi, quando si ha a che fare con degli incarichi: a che titolo dovrei rimanere? Se dovessi solo scaldare una poltrona, potrei limitarmi a dire “merito di essere rinominato perché, che so, ho fatto bene e basta-, invece è giusto andare nello specifico. Per l’operato di questi anni io un voto di sufficienza me lo attribuisco, ma dico soltanto di aver avuto la fortuna di capire sin dall’inizio che avrei dovuto dedicarmi totalmente a questo incarico, sforzarmi e credere nelle cose che avrei dovuto fare. E questo l’ho fatto, non mi sono mai demoralizzato, ho lottato lavorativamente parlando, abbiamo superato ostacoli non dico insormontabili, ma quasi. Di fronte a certe cose avrei potuto dire “dai, questa non è una cosa personale, se non va pazienza-, e invece no, è al contrario. Nel privato le conseguenze di ciò che faccio riguardano me, nel pubblico, invece, riguardano una città intera, dunque devo essere più bravo ancora. So soltanto che in questi anni il nostro impegno c’è stato ed abbiamo fatto tutto con trasparenza e programmazione, ci siamo confrontati sempre con tutti, ed alcune cose sono obiettivamente visibili. Tutto questo mi ha spinto a ripropormi per questo incarico».

Lei ha detto “non mi sono mai demoralizzato-. Il fatto che a Palazzo Zanca sia bloccato quel Piano regolatore del Porto a cui tanto avete lavorato è una di quelle cose che avrebbero potuto demoralizzarla?

«No. Io parto da un principio: il cittadino è il primo cliente del lavoro della politica, deve pretendere che le cose vadano avanti, deve conoscere ciò che si fa, deve chiedere conto. E allora i cittadini chiederanno conto a chi non fa. Noi abbiamo fatto. Io non posso obbligare il sindaco di Messina a mandare domani il piano regolatore in Consiglio comunale e poi continuare a discuterne in due giorni e approvarlo. Io potevo solo costringere me stesso a portare, in quattro anni, a compimento questo lavoro. L’ho fatto, anche con un procedimento che è quello istituzionalmente più corretto: noi non abbiamo confezionato e impacchettato il piano regolatore così come lo pensavamo, noi abbiamo fatto la nostra proposta di piano, prendendo anche delle decisioni, come quelle sulla zona falcata, sulle quali peraltro leggo dichiarazioni di amministratori di altri enti che farebbero bene o a dire che ci sono cose strane, o a stare zitti, anche perché sono persone che nella scena politica sono da decenni. Noi di tutto quello che facciamo rendiamo conto agli altri enti, perché abbiamo scelto la strada del colloquio. Al Comune la nostra prima proposta l’abbiamo mandata ad aprile 2006, quindi da settembre scorso a giugno 2007 abbiamo lavorato con tanti incontri, per poi consegnare il nostro documento completo a luglio. Se poi il Comune lo tiene in uno stanzino o lo discuterà, i cittadini valuteranno se sarà giusto o sbagliato».

Analizzando il Piano regolatore del porto, arriviamo ad un punto che è diventato un po’ un caso politico, pur non essendo la parte più importante del piano: il porticciolo turistico.

«Le discussioni che sono nate su questa storia non mi hanno mai visto partecipe per un semplice motivo: io non conosco l’alternativa, che tra l’altro non considererei in partenza un’alternativa. Io non conosco i progetti, l’Autorità portuale non è mai stata invitata ad incontri su altri porticcioli. Noi abbiamo voluto fare un lavoro che tenesse conto delle potenzialità del nostro comprensorio portuale, Messina e Milazzo. Nelle scelte abbiamo dovuto tenere conto anche del fatto che nella nostra provincia c’è un indotto rispetto alla nautica molto importante, che reclama infrastrutture. Quasi un anno fa, in occasione della biennale di Venezia, alla quale abbiamo partecipato con la nostra proposta di piano, messa in mostra anche a Palermo, ci fu una visita del vice ministro ai Trasporti Cesare De Piccoli. Siamo stati una mezza giornata insieme, e in un contesto informale, seduti a tavola ad un pranzo, ci disse: “Guardate che la nautica di diporto è una risorsa del nostro Paese, è importante, dedicatele energie-. Io ho mostrato compiacimento per quanto detto, perché in passato si era guardato in maniera marginale a questo aspetto, e noi a Messina avevamo già previsto degli interventi, e lui mi disse: “Ha fatto bene, non immaginavo nemmeno io una crescita tale di questo settore-. Di fronte alle richieste di un intero settore, di fronte ad un’esigenza che la città da tempo reclama, non potevamo non immaginare una riconversione, nella fattispecie della Rada San Francesco, che dà spazio a tutti i generi diportisti, dalla barca in legno al megayacht. Inoltre, interpretando anche qui un’esigenza della città, abbiamo previsto anche un allargamento dell’approdo di Tremestieri. Tutto questo ha una logica, non ci sono scelte improvvisate. L’obiettivo è quello di uno sviluppo duraturo, non di quel precariato di cui soffre la città e la famiglia media messinese».

Ha fatto cenno a Tremestieri. Che conclusioni ha tratto dall’incontro di qualche settimana fa con il sottosegretario Stradiotto sulla piattaforma logistica?

«Sono stato bene impressionato dal fatto che un sottosegretario allo Sviluppo economico si occupi di un tema che non è la portualità ma la logistica, cioè le piattaforme intermodali, considerate un nuovo comparto manifatturiero, sul quale devo dire che noi italiani siamo indietro rispetto a diversi Paesi europei. La globalizzazione ha portato a produrre in una parte del pianeta e a consumare in tutt’altra parte, e in tutto questo il trasporto diventa strategico. L’Italia, ed in particolare la Sicilia, per la posizione geografica non può perdere questo ruolo. Ma attenzione, ho sempre detto di non cullarci sulla posizione. Intanto le navi sono sempre più grandi, hanno maggiore autonomia e quindi meno necessità di fermarsi, se non dove hanno facilitazioni per le operazioni portuali. Sulle attrezzature, in particolare, stiamo attenti, perché l’Africa si sta attrezzando, io lo dico da tempo perché ricevo documentazioni specialistiche. L’Africa cresce, perché gli operatori hanno capito che lì c’è possibilità di creare strutture, a costi evidentemente più convenienti. Noi a Messina abbiamo un transito notevolissimo, ma non illudiamoci che rimanga inalterato. Messina può rimanere leader in Sicilia, ma attrezzandosi in maniera moderna, e la prima cosa è un porto fuori dalla città, mentre la seconda potrebbe essere avere una piattaforma logistica, perché il futuro sarà sempre più del cosiddetto “traffico non accompagnato-, merci senza autisti. Va fatta una pianificazione importante, con spazi e viabilità adeguate. L’alternativa, più facile, è quella di San Filippo del Mela, dove stiamo già creando un pontile. Ma ci vuole una condivisione assoluta».

Nel Prp si parla, naturalmente, di “via del mare-, di waterfront, di zona falcata. C’è sinergia con gli altri enti per poter fare finalmente qualcosa di concreto?

«Ci siamo sempre proposti come l’Ente più disponibile a parlare con gli altri, perché siamo convinti che questo sia l’unico sistema per portare avanti le cose. Nella zona falcata abbiamo già raggiunto obiettivi che per qualcuno erano insperati. Ad esempio sono state liberate delle aree per il Centro di Documentazione Arte Contemporanea, che a mio giudizio rappresenta il recupero della dignità di quel territorio, a molti sconosciuto. Questo è un modello che va esportato per tutto l’affaccio a mare, per darci una dimensione fino a Tremestieri. A questa attività bisogna aggiungere un tavolo di confronto con le ferrovie. Finché il Comune non andrà in questa direzione, non potrà realizzare un waterfront moderno, non può realizzare quanto fatto con impegno e continuità a Reggio Calabria. Noi, come Autorità portuale, rispetto a tutto quello in cui abbiamo creduto abbiamo portato risultati a casa, come nel caso del muro di cinta della Fiera che abbiamo abbattuto, o delle cosiddette stalle dell’ex Gazometro. Bisogna crederci».

Si fa cenno, nel piano, anche allo spostamento della Fiera.

«Lo dico da sempre: che tipo di Fiera vogliamo? Se non sappiamo che fiere vogliamo e che possiamo fare, se non abbiamo un programma che ci dica di quali spazi, di quali immobili, di quali parcheggi si ha bisogno, non si può ragionare su dove realizzarla. Ci vogliono prima questi approfondimenti, che non so se siano stati fatti, allora si potrà stabilire la migliore soluzione. Quello spazio non può essere lasciato esclusivamente a chi ne fa un uso parziale, per sessanta giorni l’anno. Il nostro ragionamento è quello di rendere quell’area a disposizione della città, e all’interno di quell’area stessa magari organizzare manifestazioni, ma la città deve godere della zona della Fiera come gode della passeggiata a mare. Poi, se serve che l’ente Fiera trovi altri spazi perché ci sono delle esigenze particolari, se ne discuta, noi abbiamo proposto l’area ex Sanderson, ma ci possono essere altre soluzioni».

Il ponte e l’aeroporto. Due opere che hanno fatto e continuano a fare molto discutere, e di cui si parla anche nel Prp. Che ne pensa?

«Il ponte, a detta di molte persone che hanno avuto sicuramente più occasioni di approfondimento, dal punto di vista trasportistico probabilmente non si ripaga, ma complessivamente è in effetti un’opera di grande ingegno, è un’occasione di creare concretamente un’area dello Stretto, è un tramite per il corridoio Berlino-Palermo. Penso che su quest’opera ci siano opinioni non sempre dettate da valutazioni tecniche ma piuttosto ideologiche, e questo credo sia sbagliato, sia in un senso che nell’altro. E’ ovvio che un’opera del genere desta in tutti un po’ di sgomento. E’ strano che di questa vicenda ci si accorga di doverne parlare in maniera così serrata solo quando si è quasi sul punto di iniziarne i lavori. Forse l’idea di questo governo di sospendere l’iter è un’occasione di riflessione locale. Sta succedendo che chi si diceva contrario, si stia pentendo di averlo fatto senza chiedere in cambio qualcosa che modifichi l’attuale vetustà in cui si trova lo Stretto, sul quale lo Stato non sta investendo. L’obiettivo è creare questa famosa area integrata dello Stretto, mantenendo le autonomie dei comuni, ma con dei sistemi di trasporto moderni e una gestione del territorio coordinata. Allora fra cinque, sei, dieci anni si potrà dire: adesso il Ponte si può fare perché ci sono le condizioni per farle. Rutelli, chiamato in causa per la sua originaria posizione a favore de Ponte, ha dichiarato che solo gli imbecilli non cambiano idea, e che il Ponte non sarebbe servito perché non avrebbe collegato due aree infrastrutturalmente organizzate. E allora creiamole queste infrastrutture. Il Ponte, anche personalmente, è una questione aperta, a volte sarei per il sì, a volte per il no».

L’aeroporto?

«Qui farei un passo ancora più deciso, una manifestazione d’interesse. Inizierei a verificare chi è interessato seriamente a partecipare alla gestione di un aeroporto nella localizzazione che si è immaginata, perché se c’è qualcuno interessato ad investire capitali anche privati, allora la prospettiva è di un certo tipo. Altrimenti, non sarebbe un’opera dal potenziale importante nel mercato. Io propenderei per la prima ipotesi, se pensiamo che nell’area milanese ce ne sono tre. Noi abbiamo bisogno di una struttura che faciliti il trasporto in questo senso».

Abbiamo accennato prima a delle polemiche sollevate in questi giorni, in cui è tornato d’attualità il tema del porto franco.

«Per evitare di alimentare polemiche, che non servono a nulla e consentono a chi ha le idee confuse di vendere fumo, ho scritto una lettera esprimendo la posizione ufficiale dell’Autorità portuale, nella quale diciamo di essere favorevoli ad una zona con regime franco, ma non nella zona falcata perché sarebbe puerile offrire uno spazio ad un mercato che non c’è. Chi ha studiato il regime di punto franco sa che questo richiede, per un funzionamento quanto più adeguato, un’area di almeno un milione di metri quadri, area che a Messina non esiste. Lo sostengo da tempo. Noi siamo dell’idea, visto che il Comune di S.Filippo del Mela offre le condizioni idonee, di fare tutte le verifiche del caso su quell’area e di andare in quella direzione. Fare il punto franco qui, in un’area non più adeguata, non mi trova d’accordo perché per fare cose ridicole io non ci sarò mai, sono abituato a dare il mio contributo anche quando la strada è in salita, ma per fare cose serie. Ho parlato personalmente col prof. Victor Huckmar perché ritenuto, non solo da me, la persona fra le più competenti in materia, e questo l’ho scritto anche al presidente Leonardi. Se nella strategia che comprende un punto franco nell’area del Mela ci sarà anche l’Ente porto, nulla in contrario, ma che si chiariscano le cose».

Concludiamo con qualche considerazione politica. Messina andrà alle elezioni per la Provincia, ma c’è la possibilità che si voti anche per il Comune. Che idea s’è fatto?

«Non sono abituato a fare pronostici, vediamo cosa dirà la sentenza. A Messina manca la voglia dei cittadini di credere in quello che si fa, bisogna rimboccarsi le maniche. La città è nostra, siamo noi che non combattiamo nella maniera adeguata. Per quanto riguarda il sindaco Genovese, mi permetto di sottolineare che lui aveva promesso un cambiamento, ma il termine cambiamento è azzardato. Cosa vuol dire, cambiare nomi da mettere su una poltrona, o cambiare metodo? Il metodo non è cambiato, anzi devo dire che il suo non lo ritengo un metodo vincente, ma lo dico ad una persona dal quale ci si aspettano risultati diversi. Una generazione come quella del sindaco Genovese deve puntare realmente al cambiamento, deve puntare sulle professionalità, deve dare fiducia a chi propone idee innovative, realmente realizzare programmi veloci. Le altre città vanno avanti. L’altro giorno leggevo che era stato considerato che il rinnovo degli amministratori avveniva solo con chi era stato consigliere. Ma perché, questa città non ha delle professionalità o degli intellettuali? Genovese ha già mostrato un po’ di delusione rispetto a quanto aveva proposto, ma può fare meglio, credo lo debba solo volere. Ora che si impegna a guidare un partito a livello regionale – conclude Garofalo – sinceramente credo che Messina non può permettersi di avere un sindaco part-time».

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