Curcio e Capurro tornano a parlare di Zps

Curcio e Capurro tornano a parlare di Zps

Redazione

Curcio e Capurro tornano a parlare di Zps

martedì 04 Settembre 2007 - 18:54

I consiglieri del Gruppo Misto chiedono a Genovese se non sia il caso che dell'argomento si occupi uno Staff alle dirette dipendenze del Direttore Generale

Si torna a parlare di Zps, le Zone a protezione speciale che tanto hanno fatto discutere negli ultimi mesi. E lo fanno, con una nota, Ciccio Curcio e Pippo Capurro, i due consiglieri ormai divenuti “inseparabili- a Palazzo Zanca, da poco passati al Gruppo Misto direttamente dal centrosinistra.

Curcio e Capurro partono da lontano, ed esattamente dal 15 maggio scorso, quando il Direttore Generale del Comune, Emilio Fragale, assegnò al Dipartimento di Edilizia Privata, diretto dall’ing. Carmelo Ricciardi, le funzioni previste dalla L.R. n.13 dell’8 maggio 2007, recante le disposizioni in materia di siti di importanza comunitaria e soprattutto le zone a protezione speciale, le ormai famose Zps.

Una procedura che gli stessi Curcio e Capurro definiscono “irrituale-, ma che si era resa necessaria, al tempo stesso, per consentire il rispetto delle scadenze previste dalla legge.

Circa un mese dopo, il 17 luglio, il Tar accoglie il ricorso preparato da Legambiente Sicilia e WWF Italia, che avevano impugnato il decreto della Regione con il quale le ZPS e le ZSC (Zone Speciali di Conservazione) non venivano più considerate aree naturali protette. Tornano dunque, in vigore le misure di salvaguardia e i divieti previsti dalla legge.

A rafforzare questa posizione, il 24 luglio giunge il Decreto del Ministero dell’Ambiente, che elenca le Zps, tra cui la ITA 030042, “Monti Peloritane, Dorsale Curcuraci, Antennamare e area marina dello Stretto di Messina-.

Dunque, facendo due conti, Curcio e Capurro elencano quali sono i divieti in vigore in quest’area: la cattura, l’uccisione, il danneggiamento, il disturbo delle specie animali; la raccolta e il danneggiamento delle specie vegetali, salvo nei territori in cui sono consentite le attività agro-silvo-pastorali, nonché l’introduzione di specie estranee, vegetali o animali, che possano alterare l’equilibrio naturale; l’apertura e l’esercizio di cave, di miniere e di discariche, nonché l’asportazione di minerali; la modificazione del regime delle acque; lo svolgimento di attività pubblicitarie al di fuori dei centri urbani, non autorizzate dall’Ente parco; l’introduzione e l’impiego di qualsiasi mezzo di distruzione o di alterazione dei cicli bio-geochimici; l’introduzione, da parte di privati, di armi, esplosivi e qualsiasi mezzo distruttivo o di cattura, se non autorizzati; l’uso di fuochi all’aperto; il sorvolo di velivoli non autorizzato, salvo quanto definito dalle leggi sulla disciplina del volo.

Curcio e Capurro si domandano, e soprattutto chiedono al Sindaco, se non sia il caso di impartire gli indirizzi necessari all’assessore all’Urbanistica, Antonio Catalioto, e all’ing. Ricciardi, affinché procedano, nel rispetto della normativa vigente, all’esame delle valutazioni di incidenza nei 60 giorni previsti dalla Legge Regionale. E soprattutto se il Sindaco non ritiene opportuno modificare la Pianta Organica del Comune, «stabilendo che per quanto attiene alle problematiche relative alla applicazione delle norme previste dalla legge quadro sulle aree protette si occupi un Ufficio di Staff alle dirette dipendenze del Direttore Generale», sfiduciando, di fatto, l’assessorato e il dipartimento competente.

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