Ecco i i debiti che fanno più discutere

Ecco i i debiti che fanno più discutere

Redazione

Ecco i i debiti che fanno più discutere

martedì 25 Novembre 2008 - 13:35

Senza l'approfondimento della I commissione, il Comune avrebbe pagato 700mila euro per una sentenza sospesa un anno fa (delibera presentata da Scoglio). Melazzo: «Sono tutti danni erariali»

Prima di approdare nell’aula del consiglio comunale, le delibere dei debiti fuori bilancio sono passate sotto la lente d’ingrandimento della I commissione. Il presidente di quest’ultima, Giuseppe Melazzo, insieme agli altri componenti non si è risparmiato in queste settimane in un lavoro certosino su ognuno dei debiti fuori bilancio, portando alla luce aspetti degni di approfondimenti e che dovrebbero far riflettere.

C’è un caso emblematico, la cosiddetta pratica Mallandrino, proponente l’assessore ai Lavori pubblici Gianfranco Scoglio. Per questa, come per tutte le altre delibere in questione, il contenzioso riguarda un’occupazione illegittima da parte del Comune. In particolare si tratta di aree donata dalla famiglia Cianciafara alla comunità con una precisa “clausola-: che venissero intitolate due strade della città al Cianciafara e signora. Palazzo Zanca ha occupato le aree per opere di urbanizzazione ma non ha mai provveduto ad intitolare le strade: risultato, una condanna da 430 mila euro che dal ’97 a oggi ha portato ad un debito fuori bilancio da 700mila euro. Il Comune fa appello, ma agli atti della delibera non risulta nulla. «Dovreste attenervi ai pareri tecnico e contabile» aveva sottolineato Scoglio alla commissione e in particolare a Melazzo, che invece è andato in fondo alla questione, scoprendo che nel 2007 la sentenza di primo grado è stata sospesa in quanto è stata accolta l’istanza di inibitoria. Il Comune, dunque, non è tenuto a pagare quei 700mila euro, e per quanto Scoglio nella delibera scriva che il debito fuori bilancio è fondato su un titolo esecutivo, nei fatti non è così, tanto che l’avvocatura ha ritirato la delibera stessa.

Un’altra delibera che fa riflettere è quella relativa al debito fuori bilancio da 5 milioni di euro nei confronti dell’ex A.T.I. Ferrari: ci si riferisce ai lavori per il PalaSanFilippo, per i quali, su un appalto di 10 milioni euro, sono state fatte riserve per la meta, 5 milioni. L’ing. Amato, dirigente che ha relazionato sulla delibera, ha spiegato che è stato azionato un lodo che da un lato condanna il Comune a pagare i 5 milioni di euro ma dall’altro certifica che anche l’A.T.I. dovrebbe corrispondere mezzo milione a Palazzo Zanca. Peccato che quest’ultimo non ha mai presentato richiesta di compensazione, anzi, sembrerebbe che l’appello sia stato presentato oltre i termini previsti. «E dire che ci sarebbero parecchi motivi per impugnare il lodo» afferma Melazzo, che parla non solo da consigliere ma anche da affermato avvocato.

Altra delibera che meriterebbe ulteriori approfondimenti riguarda un contenzioso tra un privato, Domenico Costa, la Russotti Finance e il Comune. Questi ultimi sono stati entrambi ritenuti responsabili, ma solo il Comune è stato condannato a pagare 435mila, non avendo attivato la rivalsa nei confronti della stessa Russotti. E ancora, si passa alla pratica Ruggeri da 456mila euro, notificata il 30 ottobre, mai fatto ricorso in Cassazione.

«Tutte le delibere riguardano occupazioni illegittime – nota Melazzo – ma soprattutto rappresentano un danno erariale per il Comune. C’è sicuramente da rimodulare l’intera organizzazione». Un esempio di come funzionano le cose a Palazzo Zanca? La delibera riguardante un debito fuori bilancio da 1,6 milioni di euro nei confronti della ditta Crimi per un’occupazione illegittima nelle aree riguardanti i lavori per gli svincoli, delibera ritirata perché di competenza del commissario ad acta. Il Comune predispose, a suo tempo, l’atto per presentare appello, le carte arrivarono sulla scrivania dell’allora commissario Sbordone nove giorni prima della scadenza e furono rispedite indietro all’avvocatura sette mesi dopo. Risultato, oltre 3 miliardi delle vecchie lire che abbandonano per sempre le quasi dissestate casse di Palazzo Zanca.

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