Enrico Letta: per il Pd siciliano l'uomo giusto è Messana

Enrico Letta: per il Pd siciliano l’uomo giusto è Messana

Redazione

Enrico Letta: per il Pd siciliano l’uomo giusto è Messana

martedì 18 Settembre 2007 - 10:31

Intervista del nostro giornale al candidato alternativo a Veltroni

Perché votare Letta il 14 ottobre, oltre al valore della testimonianza di una pluralità di anime nel Pd?

– Perché le mie proposte, basate su tre parole chiave – libertà, mobilità, natalità – vogliono contribuire, con un nuovo approccio alla politica basato sulla costruzione del futuro, alla riflessione e alla maturazione complessiva del progetto del Partito democratico. Libertà come possibilità di realizzazione nel rispetto delle regole, per riprenderci una parola impropriamente appaltata a Berlusconi e al centrodestra; mobilità, sia sociale sia fisica, per sbloccare un Paese ingessato; natalità per la costruzione di un welfare moderno improntato a un rapporto equilibrato tra le generazioni.

Veltroni presentato come candidato dell’apparato, gli altri no. È davvero così?

– Al decollo delle primarie ha certamente contribuito la decisione di Walter Veltroni di candidarsi. I coraggiosi sono quelli che ci mettono la faccia. E lui ce l’ha messa spontaneamente. Per questo dobbiamo ringraziarlo. Credo anche, però, che l’apporto di ciascuno alzerà l’asticella del confronto delle idee. Una vera competizione è un bene per tutti.

I partiti preferiscono la cooptazione alla competenza, le logiche di appartenenza al libero pensiero: come si può, in un contesto simile, rilanciare la partecipazione politica, soprattutto dei giovani e delle donne?

– Anzitutto, bisogna fare in modo che la forma del Pd sia aperta e, in tal senso, un tema chiave è quello dei segretari regionali che non devono essere decisi a Roma. È indispensabile che siano radicati sul territorio e, dunque, scelti a livello locale. Con una reale contendibilità delle cariche interne di partito, si può dare luogo a una competizione aperta e trasparente che deve essere la base della costruzione del Pd. Non credo che un partito centralista sia un bene. Oltre alla logica territoriale, al centro del Pd devono esserci i giovani. Giovani che, come mi sono reso conto girando l’Italia, hanno una grande sete di partecipazione. Desiderano impegnarsi. Dobbiamo renderli fin d’ora protagonisti e non spettatori. Per quanto riguarda le donne, credo che le regole decise per le primarie siano un buon inizio. Solo così, a mio avviso, con un partito aperto, realmente lontano da logiche correntizie, le primarie possono diventare un terreno di rivincita della Politica con la -P- maiuscola nei confronti dell’antipolitica. Questi temi sono il cuore della riflessione sul futuro del Partito democratico e non sono più rinviabili. Devono essere affrontati subito. Come abbiamo fatto a Piacenza, al Festival delle idee del 14 e 15 settembre: oltre 200 interventi aperti, per scrivere insieme il Pd che vogliamo.

Quali i punti che qualificano il suo progetto politico in rapporto alla Sicilia, a Messina e all’area dello Stretto?

– La Sicilia deve svincolarsi dalla logica delle gerarchie, dei colonnelli che decidono tutto e degli eserciti che obbediscono. Bisogna liberare energie nuove che pure esistono, ma non trovano spazio proprio per la loro carica di indipendenza e di competenza. Chi pensa con la sua testa è pericoloso, può mettere in difficoltà il sistema e va emarginato. Siccome, invece, noi vogliamo che il sistema cambi è proprio a queste persone che si rivolge il nostro progetto politico, che intende sviluppare il libero confronto di idee. La politica non può limitarsi alla lotta per le poltrone, deve abituarsi a dare risposte concrete ai bisogni delle comunità. Proprio con questo tipo di approccio mi sento di sostenere, ad esempio, che Messina e l’area dello Stretto possano svolgere un ruolo strategico sul piano della logistica, per la loro posizione baricentrica rispetto ai flussi di traffico mercantile provenienti dal Far East, India e Cina in testa. È necessario, però, che la comunità locale e le sue classi dirigenti riescano ad attrezzarsi per intercettare questi flussi, elaborando per tempo la necessaria progettualità. Le strategie di sviluppo non devono provenire dall’alto, ma devono essere espressione del territorio, nella libera determinazione dei processi economici. Se questo avviene si troveranno anche le risorse. Altrimenti non si uscirà mai dalla logica dell’emergenza e della dipendenza dalla mediazione politica.

Come si traducono nella pratica questi programmi in una realtà di frontiera – Messina e la Sicilia – per il centrosinistra?

– Intanto vanno coniugati con il verbo «partecipare». Questa è la strada che può consentire al centrosinistra siciliano di uscire dalla sua difficoltà di dialogo con la società. Ma il coinvolgimento attivo dei cittadini, uomini, donne, giovani, è possibile solo se si esprime credibilità, coerenza con i principi proclamati, voglia di combattere per le proprie idee e non soltanto per conquistare qualche posizione di prestigio. Per quel che riguarda Messina, penso che l’amministrazione di centrosinistra possa rappresentare un’opportunità importante per la rinascita della città, sempre che riesca a valorizzare le sue migliori competenze.

Su chi punta per la guida del Pd siciliano?

– La mia candidatura alle primarie ha introdotto con forza il tema del cambiamento di metodo nei processi di selezione del gruppo dirigente del nuovo partito, anche a livello regionale. No alle cooptazioni, no alle decisioni assunte a tavolino nelle segreterie romane. Sì, invece, a scelte che maturino in sede locale sulla base delle competenze, delle esperienze maturate sul campo, della rappresentatività. In Sicilia abbiamo lavorato per proporre agli elettori delle primarie un candidato alla segreteria regionale che rispondesse a queste caratteristiche. Il sindaco di Caltanissetta Salvatore Messana, da noi sostenuto, può costituire una spendibile alternativa al percorso verticistico tutto interno alla Margherita e ai DS che ha condotto alla candidatura Genovese. Messana, infatti, nella sua attività amministrativa e politica è riuscito a far dialogare la società civile, con le sue positive spinte di cambiamento, e i partiti. Riuscire a trasporre questo metodo anche all’interno del Partito Democratico siciliano sarebbe un grandissimo risultato. Soprattutto in una fase come questa segnata, invece, dal profondo distacco tra il sistema politico e i cittadini.

La sensazione è che la Sicilia sia all’opposizione rispetto al Governo Prodi e che Messina soffra di un vuoto di rappresentanza da parte del centrosinistra: è appena il caso di ricordare che per la prima volta nella storia repubblicana non ci sono ministri siciliani nel Governo, mentre Messina non ha un deputato né un senatore di centrosinistra.

– La carenza di rappresentanza dei territori è anche il frutto di una legge elettorale che, con il sistema delle liste bloccate senza possibilità di esprimere preferenze, assegna di fatto alle segreterie di partito l’investitura dei parlamentari. Così non va. E considero un errore che il regolamento elettorale per le Primarie del Pd abbia mutuato questo meccanismo, che mi sembra un ostacolo al libero esercizio della volontà democratica. Rispetto all’assenza di ministri siciliani nel governo, non vorrei che si trascurasse il lavoro di importanti colleghi vice-ministri e sottosegretari che non omettono di richiamare attenzione verso le esigenze e le istanze della Sicilia, di certo non trascurate dall’esecutivo. Mi rendo conto, comunque, che in generale la situazione del Mezzogiorno meriti un impegno ancora più intenso, dando seguito all’orientamento programmatico del centrosinistra che ha intravisto nel rilancio dell’economia meridionale una volano di crescita per l’intero Paese.

La questione settentrionale toglie forza alle istanze siciliane e meridionali in genere. Il Governo che lei rappresenta come intende muoversi da qui alla fine della legislatura: quali opere, interventi, infrastrutture promuoverà? Quali iniziative legislative adotterà?

– La cosiddetta questione settentrionale e la certo più antica questione meridionale sono le due facce di un’unica grande questione Paese e non vanno affrontate singolarmente, ma nel quadro di una complessiva, seppur articolata, strategia di innovazione che assuma come orientamenti fondamentali l’efficienza amministrativa, la sicurezza, l’alleggerimento mirato del carico fiscale che liberi risorse per gli investimenti e i consumi, il sostegno alla ricerca, il marketing territoriale, lo sviluppo di sinergie tra le diverse aree del Paese. Con ciò non intendo sottacere le specificità di contesto che comportano interventi e misure particolari. Per quanto riguarda il Sud, mi riferisco soprattutto alla necessità di restituire vigore alla lotta dello Stato contro le organizzazioni mafiose, che fanno strage non solo delle persone ma anche dello sviluppo. Bisogna, poi, recuperare il forte ritardo infrastrutturale che penalizza l’economia del Mezzogiorno, con una rete di investimenti che velocizzi anzitutto i collegamenti interni. Le grandi risorse ambientali consentono, poi, di puntare, come occasione di rilancio, sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, fotovoltaico ed eolico in testa.

E le risorse da dove verranno, tenuto conto delle incertezze di questi mesi?

– Il Governo sta portando avanti una politica economica che procede contemporaneamente sul terreno del risanamento dei conti pubblici e del sostegno alla crescita. Il problema, dunque, non sono le risorse ma la capacità del sistema – istituzioni, territori e imprese – di programmare, implementare e monitorare buoni progetti.

L’erosione dei consensi del Governo è recuperabile? E in Sicilia perché si dovrebbe votare il centrosinistra?

– L’esecutivo sta lavorando bene; semmai, non riesce a comunicarlo. Purtroppo, da questo punto di vista, le esasperazioni di appartenenza di alcune componenti della coalizione e le conseguenti polemiche creano confusione nei cittadini e offuscano i buoni risultati ottenuti. Se si recupera compattezza intorno al progetto di Governo la situazione non può che migliorare. Da questo punto di vista, il Pd è una grande opportunità. Che vale anche per il centrosinistra siciliano e le sue possibilità di recupero. A patto che si riesca davvero ad aprire le porte del nuovo soggetto politico a tutti coloro che credono alla politica come strumento di partecipazione e di cambiamento.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007