Ferdinando Latteri ci riprova

Ferdinando Latteri ci riprova

Redazione

Ferdinando Latteri ci riprova

lunedì 13 Agosto 2007 - 13:20

Il deputato della Margherita il primo candidato alla primarie del Pd

Gli è andata male contro la Borsellino nel 2005, ma è sempre una candidatura autorevole. Ferdinando Latteri è il primo a scendere in campo per la guida del Partito Democratico in Sicilia. Deputato nazionale dal 2006 e componente della Direzione nazionale della Margherita, ex rettore dell’Università di Catania per 6 anni, avversario di Rita Borsellino nelle primarie per il governatore della Sicilia, nel 2005, più di 150.000 voti in tutta l’isola nelle europee del 2004 (ma i meccanismi della legge elettorale non lo premiarono), Latteri (nella foto) ha un passato da democristiano, forzista, prima di approdare, propiziatore Enzo Bianco, alla Margherita nel non lontano 2004, proprio in occasione delle succitate europee.

Non a caso la sua candidatura, formalizzata giovedì scorso, piace all’Mpa di Raffaele Lombardo, che ha dichiarato: «Ci fa enormemente piacere la candidatura di Latteri, anche perché punta a far diventare il Pd nell’isola un partito siciliano». E anche l’europarlamentare forzista Giuseppe Castiglione ha avuto parole di compiacimento. Mentre burocratica è stata l’accoglienza da parte dei Ds, che con una nota della Segreteria regionale hanno comunicato: «Quella di Latteri è una candidatura legittima. Saranno gli elettori, il 14 ottobre, a scegliere chi, fra i diversi candidati alla guida del Pd nell’Isola, avrà le caratteristiche migliori».

Come nel 2005, Latteri è il primo candidato a uscire allo scoperto, ma diversamente dal 2005 avrà di fronte, con ogni probabilità, almeno un avversario del suo stesso partito. Molti puntano sul nome di Francantonio Genovese, ma anche Enzo Bianco è una possibilità plausibile.

Nel breve discorso di presentazione della sua candidatura, Latteri fa riferimento alla necessità di tornare a fare politica tra la gente e nello stesso tempo autorevole, soprattutto in Sicilia: «Quel che serve è un partito fortemente radicato nel territorio, capace di propria decisionalità e con un gruppo dirigente all’altezza delle sfide dei prossimi decenni». Un apparente richiamo alla politica, soprattutto del centrosinistra, a recuperare il ruolo di interprete dei bisogni reali della cittadinanza, e di guida per lo sviluppo del territorio.

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