Gioveni lascia il “salotto freddo” del Pd: «Non voglio più essere uno dei tanti alla corte del re»

Gioveni lascia il “salotto freddo” del Pd: «Non voglio più essere uno dei tanti alla corte del re»

Gioveni lascia il “salotto freddo” del Pd: «Non voglio più essere uno dei tanti alla corte del re»

mercoledì 20 Gennaio 2010 - 08:56

Il consigliere della III circoscrizione abbandona quello che definisce un “partito-famiglia”: «Manca un coordinamento interno, le decisioni vengono calate dall’alto, i “circoli fantasma” sono inefficaci, gli iscritti devono essere tutti seguaci di Genovese: ecco perché me ne vado»

«E’ con profondo dispiacere, ma anche con altrettanta maturata convinzione, che comunico la fine della mia militanza nel Partito Democratico e il mio conseguente passaggio al Gruppo Misto». Così Libero Gioveni, consigliere della III circoscrizione, mette fine alla sua esperienza nel Pd, sbatte la porta ed esclude, al momento, ripensamenti, sette anni dopo il suo ingresso nella Margherita. «La fusione di Margherita e Ds in un’unica nuova forza politica – spiega – mi lasciò subito qualche dubbio sull’effettiva stabilità futura del nuovo partito che, però, ho sempre sperato di cancellare grazie soprattutto alla componente democristiana riconosciuta nel suo ex leader regionale, Francantonio Genovese. Ma, paradossalmente, è proprio l’egemonia incontrastata di quest’ultimo che mi ha fatto pian piano ricredere sul futuro del Pd a Messina: una sorta di “partito-famiglia” o…. “in famiglia” che non ha mai offerto reali sbocchi di crescita; una realtà politica in cui gli iscritti dovevano e devono essere solo seguaci o, peggio ancora, sudditi».

«Un partito – continua Gioveni – che anziché incarnare le sembianze di una vera scuola di formazione socio-politica dalla quale poi “diplomarsi” e proiettarsi con entusiasmo e competenza verso il territorio, si è trasformato in un freddo “salotto” che non ha mai concesso spunti di dialogo, confronto, crescita sociale e culturale; una realtà assolutamente priva di sensibilità al lavoro collegiale ed estremamente lontana dai bisogni della gente. Una compagine politica dove si viene lasciati in balia di se stessi e dove ad aver goduto di una maggiore considerazione (a discapito di quelli nati e cresciuti nella ex Margherita) sono stati soprattutto esponenti di altre coalizioni attratti dal potere e dal fascino economico del suo leader ma che, dopo essersi accorti del suo inconsistente peso politico e di una sua frivola azione operativa condotta per il perseguimento del bene comune, hanno voluto ridare il classico “ben servito” a chi inizialmente li aveva accolti un po’ troppo avventatamente a braccia aperte. Per non parlare poi dell’assoluta mancanza di coordinamento interno (nonostante l’impegno profuso dal nuovo segretario comunale), dell’inefficace azione politica ed operativa dei “circoli-fantasma”, del palese scollamento fra la base e i vertici, dell’indifferenza preconcetta verso gli ex diessini e, per quel che mi riguarda a livello strettamente personale, della scarsa considerazione per il lavoro svolto dal sottoscritto.

Gioveni, che ringrazia i colleghi di partito al III Quartiere «per la vicinanza e la solidarietà dimostratemi», confessa di non poter e non voler «più convivere con chi detta regole senza dialogare; non posso più condividere scelte che non mi appartengono più da tempo (l’ultima, per esempio, di scendere a compromessi col governo Lombardo solo per mantenere l’ambita “poltrona” all’Ars sa veramente di scandaloso!). Non intendo più accettare decisioni calate dall’alto o partecipare a finte assemblee di partito; non voglio affatto assuefarmi ad un modo di affrontare i problemi senza lottare, senza coinvolgere il territorio e i cittadini con forme di democrazia partecipata; insomma, non voglio più essere uno dei tanti….“alla corte del re”, ma intendo lavorare ad esclusivo servizio ed interesse di quella gente che mi ha voluto dare fiducia con ben 954 preferenze nelle ultime “amministrative”, portandomi ad essere, a fronte di una disfatta generale del Pd a Messina, il consigliere circoscrizionale più votato della città». Gioveni si pone, infine, un obiettivo: la famosa politica del fare, «quel tipo di politica che, esistendo attualmente soltanto nel “libro dei sogni”, c’è un bisogno disperato che qualcuno la inventi».

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