Incendi e Protezione civile: non si spengono le polemiche

Incendi e Protezione civile: non si spengono le polemiche

Redazione

Incendi e Protezione civile: non si spengono le polemiche

sabato 25 Agosto 2007 - 09:21

Insieme ai boschi bruciano le coscienze. La costa tirrenica della Sicilia, da Rometta a Trapani, è ancora percorsa dal fuoco e nello stesso tempo non si ferma il fiume di comunicati, note e prese di posizione da parte di singoli politici, partiti, movimenti, associazioni di cittadini. Le ultime in ordine di tempo vengono dall’associazione politica Europa Futura e da Legambiente dei Peloritani. Europa Futura usa toni aspri per denunciare la mancanza di un piano di Protezione civile a Messina e in provincia. «Si dica finalmente e pubblicamente come mai a Messina non esistono strutture di protezione civile. Si spieghi alla popolazione quali sono i requisiti per poter entrare in posti chiave dell’apparato, posti che macinano quattrini ma non producono servizi e tantomeno sicurezza».

La nota continua: «Qualcuno dica come mai a Messina, nonostante una raffineria a due passi, non esista un Centro Grandi Ustionati: ragione per la quale, saturati i quattro posti letto di Catania ed i sei di Palermo, i nostri concittadini vengono spediti, quando va bene, a Napoli». A questo proposito registriamo, però, una buona notizia. In occasione della visita di due giorni fa ai feriti di Patti ricoverati al Policlinico di Messina, accompagnato dal direttore sanitario Giovanni Materia e dal direttore dell’Unità operativa di Chirurgia Plastica, Francesco Stagno D’Alcontres, il capo del Dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso (nella foto) si è impegnato a riportare al Governo nazionale la richiesta di D’Alcontres stesso, e della città, di trovare i fondi per creare un centro ustioni e quindi le relative strutture relative al Policlinico.

Europa Futura quindi lancia l’idea di una giornata di lutto provinciale «perché oggi siamo tutti pattesi e perché l’indignazione per ciò che è successo e si poteva, si doveva, evitare brucia nelle nostre coscienze così come nella carne delle vittime».

Legambiente, dal canto suo, fornisce alcuni dati sul dramma degli incendi dolosi, basandosi sul rapporto “Ecosistema Incendi 2007-. Ne emerge che nello scorso anno in tutta Italia sono andati in fumo quasi 40 mila ettari di territorio a causa di 5.643 incendi boschivi, di cui il 60% appiccati intenzionalmente da incendiari per ragioni che vanno dalla speculazione edilizia alla creazione di pascoli all’illusione di creare posti di lavoro connessi alle attività di spegnimento.

Sempre il rapporto rivela che la situazione siciliana e calabrese è, tra le regioni d’Italia, la più arretrata. Mentre in Liguria, Toscana e Campania, le attività di prevenzione praticate dai Comuni sono riuscite a dimezzare dal 2003 le amministrazioni colpite, in Calabria e Sicilia la situazione rimane ancora drammatica. Sono quasi 2.000 i roghi divampati nel 2006 – circa un terzo di tutti gli incendi italiani – per una superficie interessata rispettivamente del 63% e il 50% dei loro comuni.

Per «fermare il business che alimenta questa emergenza, eliminando a monte ogni possibilità di speculare sugli incendi» fondamentale risulta lo strumento del Catasto delle aree percorse dal fuoco, sulla istituzione del quale si registrano ritardi, soprattutto in Calabria e Sicilia. Anche su questo fronte si registra un importante passo avanti, almeno per quanto riguarda il Comune di Messina. E’ di ieri, infatti, la determina del sindaco Francantonio Genovese, che istituisce il Catasto. Una decisione certo accelerata dall’impressione suscitata dalla tragedia di Patti. E non si può fare a meno di pensare che se fosse arrivata qualche anno prima sarebbero venute meno molte delle motivazioni degli incendiari e di conseguenza tanti incendi non sarebbero scoppiati.

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