Lamonica e la Sinistra Arcobaleno: «La politica affronti i temi più vicini alla gente. Questo Paese ha bisogno della sinistra»

Lamonica e la Sinistra Arcobaleno: «La politica affronti i temi più vicini alla gente. Questo Paese ha bisogno della sinistra»

Redazione

Lamonica e la Sinistra Arcobaleno: «La politica affronti i temi più vicini alla gente. Questo Paese ha bisogno della sinistra»

giovedì 03 Aprile 2008 - 07:14

Parla l'ex segretario regionale della Fp Cgil, oggi candidato all'Ars: «Stop ad ogni forma di precariato. La sicurezza sul lavoro? La Regione è stata assente, deve fare la sua parte»

Una vita da sindacalista, iniziata nella lontana Milano e proseguita nella provincia di Messina, nel suo “feudo- del comprensorio di Patti. Teodoro Lamonica, dopo cinque anni vissuti intensamente da segretario regionale della Cgil Fp, ha deciso di tentare il salto “politico- verso l’Assemblea regionale siciliana, in una tornata elettorale che comunque andrà rimarrà nella storia perché per la prima volta un governo ha chiuso battenti prima della sua fine “naturale-. Un progetto, quello di Lamonica, espressamente di sinistra e che nella Sinistra Arcobaleno trova il luogo ideale dove svilupparsi. «In questi anni – afferma Lamonica nell’intervista che ci ha rilasciato – ho lavorato con Rita Borsellino, Gaetano Giunta, Claudio Fava per rinnovare la politica e portarla fra la gente. Il progetto su cui mi voglio misurare e quello di una sinistra plurale, che lavori per ridare credibilità e permettere il riscatto della Sicilia e della provincia di Messina, che attraversa una crisi profonda. L’obiettivo è diminuire le sperecuazioni, la povertà è in aumento. Una coppia di lavoratori non è più in grado di arrivare a fine mese, e dare ai figli pari opportunità».

Tra i punti fermi della Sinistra Arcobaleno c’è il no al Ponte. Sfatiamo il mito del no ideologico?

«Il no al Ponte non è ideologico, non esiste un no ideologico. E’ legato alla realizzazione delle altre infrastrutture. Ci sono tante cose da fare in Sicilia e a Messina, temi fondamentali come l’acqua, per la quale ci siamo battuti affinché rimanesse un bene pubblico. E poi le strade, abbiamo una statale 113 interrotta da molto tempo, invece si parla di altro, la politica rimane distante dai veri problemi della gente».

«Altro tema fondamentale – prosegue Lamonica – è quello della sanità. Una sanità di qualità può essere fatta nei policlinici. Ma soprattutto c’è bisogno che a capo ci sia chi viene scelto per le capacità, per il merito, e non per l’appartenenza politica. La sanità deve guardare al territorio, per diminuire la spesa e essere più utile ai cittadini. Abbiamo dimostrato con una ricerca che basterebbe fare maggiori controlli sulle ricette mediche per recuperare quanto previsto dal piano di rientro».

Da cosa dovrebbe ripartire la classe politica?

«Prima di tutto la classe dirigente deve creare lavoro ed evitare la nuova migrazione a cui stiamo assistendo. Stiamo tornando agli anni ’60, se ne vanno i cervelli. Invece nessuno si occupa del tema dello sviluppo nel Mediterraneo».

Parliamo di legalità, tema fondamentale soprattutto in Sicilia, e di sicurezza sul lavoro, che raggiunge livelli drammatici.

«Sulla legalità abbiamo organizzato una grandissima manifestazione a Gela, e c’è da registrare la presa di posizione di Confindustria. Un punto certo deve essere la pubblica amministrazione, che deve essere a disposizione dei cittadini. Sulla sicurezza e sul lavoro nero la Regione non c’è. Non ci sono investimenti sull’Ispettorato, sulla medicina preventiva, non c’è quel clima di controllo legato agli enti pubblici. Tutti dovrebbero fare la propria parte, a partire dalla Regione. Le leggi ci sono, adesso è stato approvato anche il testo unico, ma bisogna applicarle».

Lavoro significa, purtroppo, sempre più precariato.

«Mi batterò per la fine di ogni forma di precariato. In Sicilia abbiamo un bacino di oltre 56mila precari. Anche qui, bisogna eliminarlo prima di tutto dalle pubbliche amministrazioni, e questi contratti di diritto privato per cinque anni non sono la via giusta».

Anche lei pensa che Lombardo rappresenti la continuità rispetto a Cuffaro?

«Lombardo è qualcosa di peggiorativo rispetto a Cuffaro. Il cuffarismo è un sistema di governo che crea dipendenza, non a caso i contratti a tempo determinato scadono in concomitanza delle elezioni. Se poi in Sicilia abbiamo il più alto tasso di disoccupazione giovanile ma sono anche arrivati più fondi rispetto ad altre regioni, un motivo deve esserci. Lombardo in questo senso non rappresenta solo la continuità, ma qualcosa di peggio. Basti vedere la provincia di Catania, che è stata ad un passo dal dissesto».

Perché la Sinistra Arcobaleno?

«La Sinistra Arcobaleno pone le basi di una sinistra che affronti i temi, che sia in grado di intervenire, perché questo Paese ha bisogno della sinistra. Un Paese che corre verso la povertà, nel quale la ricchezza è un lusso per pochi. Una volta una coppia di dipendenti statali, ad esempio, era considerata di classe intermedia, oggi non più».

La Sinistra Arcobaleno a livello regionale ha trovato l’accordo col Pd. A Messina, invece?

«Credo che bisognerebbe trovare unità. Se queste sono le leggi elettorali, se non si affronta il problema delle riforme, allora diventa inutile correre separati. Il punto vero, però, sono i programmi, rispetto alla città e alla provincia, che soffrono la crisi della classe dirigente. In Sicilia si è fatta la valutazione di unire l’esperienza di due anni di opposizione di Rita Borsellino che hanno dato dei frutti all’esperienza altrettanto importante di Anna Finocchiaro che è stata capogruppo al Senato in un periodo particolarmente difficile. Un’unione che è un valore aggiunto per creare le condizioni affinché i siciliani capiscano che la Sicilia può cambiare, e non a caso parliamo di due donne. Gli elettori dovrebbero riflettere molto prima di andare a votare».

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