Lotta al racket e alla criminalità organizzata. L'intervento del sottosegretario agli Interni Mantovano

Lotta al racket e alla criminalità organizzata. L’intervento del sottosegretario agli Interni Mantovano

Lotta al racket e alla criminalità organizzata. L’intervento del sottosegretario agli Interni Mantovano

lunedì 20 Aprile 2009 - 22:01

Il rappresentante del governo Berlusconi intervenuto nel corso dell’incontro svoltosi ieri pomeriggio a Palazzo Zanca

Un impegno a 360 gradi quello necessario per combattere il fenomeno del racket che silenziosamente si insinua fra le pieghe del tessuto sociale facendo leva sui bisogni e sulla mancanze dei cittadini. Una battaglia impegnativa ma che va affrontata a testa alta e che ieri pomeriggio, nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, è stata al centro di un dibattito che ha potuto contare su un ospite d’eccezione, il sottosegretario al Ministero degli Interni Alfredo Mantovano, intervenuto all’incontro “Enti locali contro e contrasti alla criminalità organizzata”.

Una lotta non semplice, e in alcuni casi impari perché a giocare a favore degli “imprenditori” dell’estorsione, il più delle volte, è la paura dei cittadini che pur di non mettere in pericolo se stessi ma ancor di più i propri affetti, preferiscono mantenere il silenzio finendo però essi stessi con l’essere soffocati. È proprio a partire da qui però che le cose devono cercare di cambiare, far sì che a prevalere non sia il timore ma il coraggio di parlare, così come fatto, di recente, dall’imprenditore Mariano Nicotra, qualche mese fa oggetto di attacchi intimidatori, che ha sporto denuncia alle forze dell’ordine diventando così “simbolo” nella lotta all’estorsione. Per il sottosegretario Mantovano che è delegato, tra l’altro, per le materie di competenza del Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, è fondamentale la sanzionabilità dell’imprenditore che vince un appalto pubblico e non riferisce alle autorità giudiziarie di aver ricevuto richieste di pizzo, “fonte di arricchimento che rappresenta una modalità per il controllo del territorio. Fondamentale a tal proposito si rivelerà proprio l’azione condotta dal governo.-

L’incontro è stato aperto dal sindaco, Giuseppe Buzzanca, che ha posto l’accento sulla necessità della certezza della pena ed ha ribadito la richiesta che siano colmate le carenze d’organico negli uffici giudiziari del Distretto di Messina. Al dibattito moderato dall’assessore alle politiche per la sicurezza, Dario Caroniti, sono intervenuti il deputato Pdl Enzo Garofalo, il procuratore generale della Repubblica, Franco Cassata, il presidente nazionale della Federazione Associazioni Italiane Antiracket Giuseppe Scandurra e padre Nino Caminiti, presidente della Fondazione Anti Usura “Padre Nino Puglisi”. Nel corso dell’incontro è emerso che occorre applicare soprattutto nella pubblica Amministrazione efficaci misure di salvaguardia e tutela del cittadino e dell’impresa. In tale quadro è ormai prassi diffusa, l’estensione dell’ambito delle verifiche e dei controlli nel settore degli appalti pubblici, attraverso appositi protocolli tra prefetti, amministrazioni locali e enti concessionari, in virtù dei quali vengono estese le cautele antimafia e le garanzie per impedire fenomeni di collusione tra impresa aggiudicataria dell’appalto ed altre concorrenti alla stessa gara.

Occorre andare nella direzione di un superamento della concezione delle verifiche antimafia come una sorta di accertamento -statico- della mafiosità/non mafiosità di un soggetto imprenditoriale, confermando una più moderna cultura basata sul monitoraggio dei fenomeni economici in evoluzione sul territorio. Evidenziato inoltre che la vera risposta alla criminalità organizzata deve provenire dalle famiglie, dalle chiese e dalle associazioni di promozione sociale. Il ruolo della rappresentanza politica deve essere quello di sostenere il libero associazionismo, volto alla promozione della persona, e il coordinamento delle azioni sociali, finalizzato a fare sentire l’importanza dell’ordine pubblico e la presenza delle Istituzioni come strumento di difesa di chi è vittima delle sopraffazioni e non come servizio al potente o, peggio, al criminale. L’arretratezza economica e sociale di cui è causa il fenomeno mafioso e l’intollerabile livello di violenza che esso impone, devono quindi essere respinti dalla società, a partire proprio dalla sua rappresentanza politica.

(foto Dino Sturiale – altre immagini su photogallery)

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