I monopoli di privati

I monopoli di privati

I monopoli di privati

lunedì 23 Novembre 2009 - 19:12

Per ingannare l’attesa delle decisioni da Palermo, possiamo dedicarci un poco alle nostre bollette, ed in particolare a quelle dell’acqua, che potrebbero in futuro cambiare sensibilmente. Infatti si è avuto il via libera definitivo della Camera al decreto legge Ronchi, che contiene anche la privatizzazione della gestione dell’acqua potabile ; e qualcuno, dal video televisivo, ci ha solennemente annunciata l’avvenuta privatizzazione delle forniture di acqua grazie alle gare pubbliche per la scelta dei concessionari del pubblico servizio.

Ma le cose non sono così semplici come appaiono.

Innanzitutto è bene chiarire che il bene acqua è e resterà di proprietà pubblica : la privatizzazione riguarda esclusivamente l’attività di estrazione, trasporto, trattamento di igiene e consegna all’utente.

Sino ad oggi i soggetti che eseguono questa attività economica sono soggetti di diritto pubblico, ivi compresi tanti comuni come il nostro, e questo li obbliga a farlo nel rispetto delle regole generali sull’attività delle Pubbliche Amministrazioni. Ad esempio il personale appartiene al settore pubblico, con tutto quello che comporta di differenza rispetto a quello privato ; lo stesso vale per la gestione finanziaria, e così via. Tutto ciò costituisce, per detti Enti, pesanti legacci rispetto al proprio operato.

L’Ente Pubblico, però, applica all’utente tariffe anch’esse pubbliche e svolge il proprio servizio con la diligenza richiesta per tutte le attività della Pubblica Amministrazione. Con un soggetto privato, cosa accadrà ?

Proviamo ad affrontare questo problema alla luce del pensiero di Albert Hirschman, economista e sociologo tedesco formatosi negli anni della Repubblica di Weimar.

Hirschman dice sostanzialmente che, nei rapporti fra il singolo (cittadino o cliente che sia) e le grandi organizzazioni, ivi comprese le Istituzioni, è essenziale per il buon funzionamento delle seconde che operi almeno uno di due meccanismi, uno detto “exit” ed uno detto “voice”. Il primo consiste nella possibilità per il singolo di andarsene e di rivolgersi altrove ; in sostanza l’applicazione del principio del libero mercato. Qualora questo non fosse possibile (es. nel caso di un monopolio, di una Istituzione etc.), deve essere data la seconda opzione, quella “voice”, che consiste nel potere interloquire ed essere ascoltato da un soggetto a questo deputato, da un soggetto politico, da un qualcuno che possa dare attuazione, con premi e sanzioni, alla valutazione della grande organizzazione da parte del singolo utente.

Orbene, le due ipotesi sono assai diverse fra loro nelle conseguenze e dovremmo vedere quale corrisponde al caso della fornitura di acqua potabile. Ed allora bisogna dire che non si deve barare sostenendo che, il fatto di scegliere il monopolista mediante una pubblica gara, costituisca la creazione di un libero mercato : il libero mercato deve essere dalla parte dell’utente/cittadino rispetto all’erogatore del servizio e deve dargli la possibilità che Hirschman chiama exit : se questo non è, come non sarà mai per l’acqua potabile, è altamente disonesto parlare di libero mercato introdotto.

Per converso noi cittadini siamo in attesa di conoscere non solo il soggetto di diritto privato chi subentrerà all’Ente pubblico che rifornisce le nostre case di acqua, ma anche di conoscere chi avrà l’incarico di svolgere in maniera pronta ed efficiente la funzione voice per noi. E dovremo stare molto attenti su questo punto, se non vogliamo finire a pagare bollette stratosferiche. E ne abbiamo già tante da dirgli sul fatto che, nella nostra città, compriamo tutti l’acqua minerale e non beviamo a tavola l’acqua del rubinetto.

Per completezza si noti che analoga situazione si ha nel servizio pubblico di traghettamento attraverso lo stretto : le gare dell’Autorità Portuale per le concessioni delle cosiddette “autostrade del mare”, della Rada San Francesco e dell’attracco di Tremestieri, di tutto si occupano tranne che delle tariffe che saranno applicate all’utenza : come fanno a spacciarcele per l’avvento del libero mercato?

Davanti ad affermazioni del genere Indro Montanelli e Giuseppe Prezzolini sostenevano di essere iscritti alla “Società degli apoti”, dove il termine “apota” deriva dal latino e si traduce “che non beve”; insomma, non se la bevevano proprio ! E faremmo bene a non bercela neppure noi.

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