Passaggio di consegne in Consiglio comunale. Santino Morabito subentra a Maurizio Rella (nella foto), dopo che il Tar gli ha dato ragione sul riconteggio dei voti. Morabito sarebbe riuscito a dimostrare di avere ottenuto un voto in più di Rella, e questo gli dà diritto ad accedere a Palazzo Zanca. Ma nonostante l’ufficializzazione della nomina da parte del movimento Sinistra Democratica, nel quale Morabito è transitato provenendo dai Ds, lo stesso partito di Rella, qualche giorno fa, in realtà la sentenza, del 19 luglio, non è stata ancora depositata, quindi la surroga non è ancora avvenuta. Infatti Rella partecipa ancora alle sedute di Consiglio. Tra i denti ha confessato che «una simile querelle doveva essere sistemata all’interno del partito, evitando che si finisse in tribunale». Adesso invece si andrà fino in fondo: Rella non esclude di fare ricorso al Cga. Sulla vicenda Morabito non ha voluto rilasciare commenti, mentre sull’apparente contraddizione tra l’imminente azzeramento di consiglieri e la presenza di ben 3 assessori in Giunta (Antonio Saitta, Angela Bottari, Gaetano Santagati), ha sottolineato: «I Ds in Consiglio comunale dopo il mio insediamento non avranno consiglieri. Ma questo non ha importanza,tanto ad ottobre, dopo la nascita del Partito Democratico, ogni distinzione tra DS e Margherita cadrà, e ci saranno 8 assessori del nuovo partito». Riguardo al suo passaggio a Sinistra Democratica, il neoconsigliere ha spiegato: «Pur ritenendo che in Italia ci sia bisogno di un partito di ispirazione liberal democratica io sono una persona di sinistra, io lavoro per la sinistra, non per un partito di centro». Infine Morabito ha dedicato una riflessione al processo di convergenza che si sta attuando a sinistra: «Tra il mio partito e tutti i soggetti che gravitano nell’area di sinistra, Verdi, Prc, Pci, movimenti e associazioni, si sta tentando di avviare un percorso, anche se faticosamente. Non c’è tanto da aspettare: si tratta di volere o volare. La legge elettorale che dovrebbe nascere dal referendum, introducendo uno sbarramento al 4 o al 5 per cento, costringerà tutti i partiti più piccoli ad unirsi, sennò non potranno aspirare a essere rappresentati. Del resto non ci sono più ragioni perché questi soggetti rimangano divisi, i tempi sono maturi per pensare ad un percorso comune. Altre realtà italiane hanno già raggiunto stadi avanzati di certo, in una prima fase si può fare una federazione, invece che un unico partito, il cambiamento è grosso ed è giusto procedere gradualmente ed evitare traumi».
