Palazzo Zanca, il fronte comune dei “pierini” colpisce ancora

Palazzo Zanca, il fronte comune dei “pierini” colpisce ancora

Palazzo Zanca, il fronte comune dei “pierini” colpisce ancora

giovedì 19 Marzo 2009 - 15:18

Cade il numero legale in Consiglio su una delibera del vicesindaco Ardizzone. Intanto l’assessore al Patrimonio Mondello dichiara guerra ai morosi: «In troppi non pagano l’affitto al Comune, non siamo un ammortizzatore sociale»

Le dinamiche politiche all’interno del Consiglio comunale sono sempre più confuse ma, al tempo stesso, chiare ed evidenti. L’impressione che l’osservatore esterno trae da ogni seduta finisce per essere la seguente: il fronte comune di quelli che ormai sono stati ribattezzati i “pierini” di Palazzo Zanca è diventato ostacolo insormontabile per quel che resta della maggioranza, anche quando in teoria i presupposti per una seduta tranquilla e indolore c’erano tutti. La prova provata arriva oggi, quando su una delibera targata Giovanni Ardizzone, vicesindaco e assessore alle Politiche culturali, dopo una serie di perplessità sollevate dal consigliere di Risorgimento Messinese Nino Carreri, è caduto il numero legale, a causa della fuoriuscita dall’aula dei “soliti” noti Pergolizzi, Canfora, Trischitta e Sparso. Numero legale che, è bene sottolineare, consisteva in diciotto consiglieri, non ventitrè.

Una mossa che, al di là del merito della delibera stessa (sul quale torneremo), ci fa capire che nonostante le riunioni interne ai partiti, nonostante le preoccupazioni sollevate da Udc e Mpa con tanto di richiesta di fiducia, nonostante l’apparente distacco con il quale il sindaco Buzzanca sta affrontando questa “mini-crisi”, il problema rimane ed è concreto. A questo proposito, attraverso una nota, è intervenuto l’on. Nino Germanà, presente alla “infuocata” riunione di Forza Italia di lunedì scorso, il quale ha ribadito «l’opportunità di un sereno confronto per rilanciare l’attività amministrativa riattivando le giuste sinergie tra Consiglio e Giunta per dare concreto impulso all’attività politico amministrativa».

Entrando nel merito, la delibera sulla quale è caduto il numero legale riguardava l’approvazione dello schema di convenzione, già sottoscritto dal Provveditore interregionale alle Opere pubbliche, tra il Comune di Messina e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la “collaborazione tecnico-progettuale in materia di patrimonio culturale”. Una delibera condivisibile secondo molti, ma meritevole di maggiori approfondimenti secondo Risorgimento Messinese. Carreri in aula non è riuscito a spiegare i motivi delle perplessità del suo movimento, in quanto il punto critico era stato in realtà trovato dal capogruppo di Risorgimento, Salvatore Serra, oggi però assente. A fine lavori ci è stato spiegato che “l’anomalia” riscontrata dai due consiglieri è tra gli obiettivi istituzionali della convenzione, in particolare «l’esecuzione di lavori e/o opere per la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale, di proprietà comunale e non…». Proprio quel “e non”, secondo Risorgimento, meritava chiarimenti.

Un cavillo? Un diritto legittimo? Le interpretazioni sono diverse, ma il capogruppo dell’Udc con D’Alia, Bruno Cilento, non ha dubbi: «Questo è inutile ostruzionismo». Fatto sta che grazie alla compattezza dei “pierini” (o del “gruppo di autotutela”, come qualcuno di loro lo definisce) ma anche a causa dell’assenza di troppi consiglieri della maggioranza, il numero legale è caduto e per la delibera se ne riparlerà prossimamente.

In precedenza il Consiglio aveva rinviato in commissione una proposta di delibera presentata da Roberto Sparso, nella quale si chiedeva l’eliminazione dal piano di dismissione del Comune degli immobili acquistati con i fondi dello Stato (e dunque i complessi edilizi Città Nuova, Zancle e Icim) ma soprattutto la sospensione delle procedure di riscossione crediti nei confronti dei morosi delle tre palazzine, per una rimodulazione dei crediti stessi, «che attualmente – secondo Sparso – hanno cifre irreali e ci condurrebbero a inevitabili contenziosi». Le morosità registrate dal Comune sono effettivamente mostruose: solo Città Nuova è in mora per 1 milione e 45mila euro di canoni di locazione, più quasi 80 mila euro dovuti dagli ex inquilini e 148mila euro di oneri condominiali. Non scherza nemmeno il complesso Zancle, dove i canoni non pagati superano abbondantemente i 300mila euro. Cifre non reali, afferma Sparso, che cita sentenze e pareri della Regione, ma che il Comune deve riscuotere, ribatte l’assessore al Patrimonio Francesco Mondello. «Il Comune non è un ammortizzatore sociale – dichiara in aula – il tasso di morosità è troppo elevato».

Essendo ormai prossimo l’arrivo del bilancio di previsione (per il quale Giuseppe Melazzo chiede «chiarezza sulla reale situazione dei fitti attivi»), l’aula alla fine ha deciso di far tornare la delibera in commissione. A margine va citato l’ennesimo attacco di Pippo Trischitta al capo di Gabinetto Ruggeri e al sindaco Buzzanca: «Non è accettabile che il sindaco avalli la presenza di un capo di Gabinetto che ci costringe a vendere tre scuole e diciotto garage per pagare un debito che il Comune ha con lui». Nulla di nuovo sotto il sole, insomma.

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