Palazzo Zanca, screzi in giunta: il tira e molla sul “caso Bertuccini-

Palazzo Zanca, screzi in giunta: il tira e molla sul “caso Bertuccini-

Redazione

Palazzo Zanca, screzi in giunta: il tira e molla sul “caso Bertuccini-

sabato 29 Novembre 2008 - 14:52

Passo dopo passo, la curiosa storia di un contenzioso legale tra la cognata del senatore D'Alia e il Comune di Messina. Che dopo qualche tentennamento ha deciso di ricorrere in appello

Ci sono storie che nascono e si sviluppano nei meandri di Palazzo Zanca che meritano di essere raccontate. Tra queste c’è, ad esempio, quella che potremmo chiamare il “caso Renata Bertuccini-, uno dei tanti contenziosi legali che vedono coinvolto il Comune, nella fattispecie per un concorso datato 1995. In realtà questo non sarebbe un “caso- se la persona in questione non fosse la cognata di Gianpiero D’Alia, colui che ha provocato la crisi politica che rischia di mandare all’aria la coesione della maggioranza che amministra Palazzo Zanca. La storia è tortuosa, e ve la raccontiamo dal principio.

La Bertuccini aveva partecipato a metà degli anni ‘90 al concorso per titoli per direttore di sezione di ragioneria, collocandosi al 27esimo posto della graduatoria. Grazie a successive rinunzie, il Comune aveva utilizzato la graduatoria per scorrimento nominandola vincitrice del concorso (la determina è del 21 novembre del 2003, tre giorni prima che Buzzanca decadesse dal suo primo mandato di sindaco), dopo il pensionamento del rag. Matteo Zanghì. Ma poco dopo, quando “reggente- di Palazzo Zanca era ormai il commissario Sbordone e l’unico “erede- della precedente amministrazione era il city manager Gianfranco Scoglio, il Comune comunicava alla Bertuccini che la determinazione di novembre non poteva avere esecuzione «per l’esistenza di vincoli di natura finanziaria», aggiungendo poi che «la graduatoria aveva cessato di avere efficacia».

Da lì nacque il contenzioso tra la Bertuccini e il Comune, conclusosi il 10 luglio scorso con la sentenza del Tribunale di Messina, Sezione Lavoro, che ha accolto le istanze della cognata del senatore D’Alia, dichiarandone il diritto «alla assunzione presso il Comune». Qui si interrompe la prima parte della storia e inizia la seconda.

L’avvocato Giulia Carrara (nominata qualche giorno fa nel collegio di difesa dal sindaco Buzzanca), che nel procedimento difendeva il Comune, il 25 luglio scorso informa l’ufficio legale di Palazzo Zanca della sentenza del giudice. Meno di un mese dopo, il 20 agosto, il dirigente del dipartimento Gestione giuridica del personale Natale Alibrandi scrive all’avvocatura comunale e al sindaco chiedendo «se si riscontrano motivi di appello che, a parere dello scrivente, esistono». Tra i motivi addotti da Alibrandi, il fatto che per l’emissione della determinazione del 21 novembre 2003 con la quale si nominava la Bertuccini vincitrice del concorso, il direttore del dipartimento Personale dell’epoca Ignazio Savasta è stato sottoposto a procedimento penale.

La dirigente dell’Avvocatura Diane Litrico prende atto della nota di Alibrandi e “gira- la domanda all’avv. Carrara. La risposta di quest’ultima arriva il 22 settembre: «la sentenza non appare fondatamente censurabile». Inoltre, la Carrara ricorda che il procedimento penale a carico di Savasta si è concluso «con una sentenza di assoluzione ormai definitiva». Ma in una seconda nota, quasi contemporanea alla risposta della Carrara, Alibrandi aggiunge che Savasta «è stato assolto solo “per mancanza di dolo-, confermando quindi (da parte del giudice penale) che la graduatoria di che trattasi non poteva essere ritenuta valida perché scaduta».

Le incongruenze tra i pareri della Carrara e la nota di Alibrandi rappresentano una motivazione sufficiente, per la giunta che era chiamata a deliberare sulla presentazione dell’appello nei confronti della Bertuccini, a restituire la proposta di delibera all’Avvocatura. In realtà pare che in quella seduta di giunta svoltasi a metà ottobre ci fossero pareri discordanti sul da farsi, in particolare tra il vicesindaco Ardizzone (espressione di D’Alia nell’amministrazione) e l’assessore ai Lavori pubblici Scoglio, non certo in eccelsi rapporti con D’Alia stesso, che ne aveva chiesto le dimissioni qualche settimana prima.

Ad ogni modo la proposta di delibera torna all’avvocatura, ma il tempo stringe: l’avv. Carrara fa presente che, a partire dal 16 ottobre, ci sono 30 giorni di tempo per proporre appello. L’amministrazione torna sui suoi passi, e nella seduta di giunta del 14 novembre decide proprio di ricorrere in appello (delibera n. 837), nominando però come legale per il procedimento l’avv. Luigi Sorrenti. Di lì a pochi giorni Buzzanca avrebbe nominato il nuovo collegio di difesa e sarebbe nata la crisi con il senatore D’Alia.

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