Pd, così Grioli all'assemblea che lo ha eletto segretario comunale: «Non bastano le primarie per fare un partito»

Pd, così Grioli all’assemblea che lo ha eletto segretario comunale: «Non bastano le primarie per fare un partito»

Redazione

Pd, così Grioli all’assemblea che lo ha eletto segretario comunale: «Non bastano le primarie per fare un partito»

sabato 29 Novembre 2008 - 11:38

Il consigliere provinciale espone le sue idee sul momento politico della città: «Basta con i ritardi, maggioranza e opposizione collaborino». E ai dissidenti dice: «Il richiamo alle regole rischia di essere strumentale»

Il Partito democratico sembra non aver ancora finito di leccarsi le ferite causate dalla doppia sconfitta elettorale di giugno, e le polemiche interne, con un’ala del partito evidentemente distante dalla maggioranza vicina al leader regionale Genovese (lunedì conferenza stampa a Palazzo Zanca alle 9.30), sono lì a dimostrarlo. Ad ogni modo, ricorso o no, il Pd ha in questo momento dei vertici in città, il segretario provinciale Pippo Rao e quello comunale Giuseppe Grioli (nella foto), uno dei “giovani- del partito, ex Ds. Quest’ultimo nella sua relazione all’assemblea che lo ha eletto ha snocciolato una serie di temi inerenti sia il dibattito interno al partito sia il contesto politico generale della città.

«Occorre scongiurare – ha detto ai “colleghi- Grioli – il rischio che il nostro partito arretri su posizioni conservatrici abbandonando la vocazione riformista che connota la nascita del Pd. In questo quadro politico generale dopo la sconfitta delle politiche, e delle regionali, Messina ha visto un partito democratico perdere al primo turno ma con un consenso che si è attestato al 39 %. Non possiamo nascondere che gli errori organizzativi commessi alla presentazione delle liste sia alla provincia che in alcune circoscrizioni hanno contribuito ad ingenerare un clima di disimpegno in coloro che in corsa si sono visti estromessi dalla competizione. Inoltre il susseguirsi di scadenze elettorali non hanno consentito la strutturazione del partito democratico nella nostra città e questo vuoto di direzione politica si è tramutato in una concentrazione dell’attività politica tutta rivolta sul Comune e sul leader che guidava il governo cittadino».

Grioli osserva che «non bastano le primarie per fare un partito, non basta candidarsi sotto uno stesso simbolo per affermare l’esistenza di un soggetto politico. A Messina come in molte altre realtà d’Italia il Partito Democratico sta vedendo nascere correnti interne spesso in contrapposizione tra loro. Credo che l’esistenza nel partito di aree che hanno la finalità di approfondire tematiche specifiche, o di indirizzare le scelte politiche, sia un valore che si sposa con la realtà pluridentitaria che è presupposto del Pd. Ma se invece le aree, le associazioni, vengono a configurarsi come forme organizzative che esprimono la conservazione di gruppi appartenenti a partiti ormai sciolti, in posizioni antagoniste ai gruppi dirigenti, rischiamo di vanificare l’idea stessa del Pd».

Non può mancare il riferimento diretto alla dura presa di posizione assunta dai “dissidenti- del partito, ovvero gli ex Ds, l’area Letta e l’area Bindi. «Anche il richiamo alle regole – afferma Grioli – rischia di essere strumentale… oggi applichiamo il regolamento vigente, questa platea garantisce la più ampia partecipazione democratica. Per quanto concerne invece il problema condiviso della razionalizzazione dei Circoli territoriali, è un impegno che assumo a partire da domani. Mi rendo conto che le questioni formali sollevate sono strettamente connesse a questioni politiche. E allora in una fase costituente del partito le regole sono importanti ma più importante è lo spirito costruttivo che deve animare tutti, maggioranza e minoranza. E allora eventuali sperequazioni ricollegate ai numerosi circoli possono essere compensate in sede di composizione della direzione e potranno essere definitivamente sanate con il tesseramento che costituirà la fotografia reale del partito non condizionata da nessuna contingenza elettorale».

Inevitabile un passaggio sul centrodestra, che amministra sia Palazzo Zanca che Palazzo dei Leoni. «I primi mesi della Giunta Buzzanca manifestano un immobilismo nelle scelte politiche più importanti, una impostazione dell’azione amministrativa senza alcuno slancio innovativo, all’interno di una cornice di rapporti politici tra regione e Comune di tipo feudale. Non fanno più effetto gli slogan delle cordate di imprenditori per l’ FC Messina, così come fa sorridere la richiesta al governo nazionale di 500 milioni di euro dopo che questo ci ha tolto le risorse dalle infrastrutture per il sud per coprire il buco prodotto dall’ eliminazione dell’ICI che ha avvantaggiato i più ricchi e non i poveri. E’ naufragato anche lo spot del governo amico che avrebbe avvantaggiato Messina dal momento che questa è governata oggi dal centrodestra. Non ci possiamo permettere altri ritardi, le scelte strategiche per Messina non possono subire cambiamenti ogni qual volta si cambia maggioranza. E’ necessaria una compartecipazione nelle scelte tra maggioranza e opposizione, che non vuol dire consociativismo, ma solo responsabilità per il futuro della nostra terra. Responsabilità che però oggi non troviamo in chi governa il Comune di Messina».

Il neo segretario comunale del Pd affonda il dito nella piaga della crisi nata tra l’Udc di D’Alia e il sindaco Buzzanca, parlando di «una coalizione che non ha più una maggioranza, che ha saputo produrre in una situazione economica drammatica un unico provvedimento che amplia il collegio di difesa e ne aumenta il compenso per componenti, una coalizione che in Consiglio Comunale non si è resa conto di essere in maggioranza. In questo quadro così disastroso appare stucchevole che a difendere l’ortodossia della coalizione sia Capurro, fulminato in campagna elettorale dall’amore per il Popolo delle Libertà. All’Udc chiediamo chiarezza per una volta. Oltre lo stretto si oppone al Governo Berlusconi, a Palermo ha aderito alla coalizione di Lombardo, a Messina gioca a fare l’opposizione interna. I messinesi meritano più rispetto».

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