Pd, finalmente le liste. Frazzica: «La burocrazia ha prevalso sulla politica»

Pd, finalmente le liste. Frazzica: «La burocrazia ha prevalso sulla politica»

Redazione

Pd, finalmente le liste. Frazzica: «La burocrazia ha prevalso sulla politica»

venerdì 28 Settembre 2007 - 12:19

Tanti i volti noti della politica messinese. Il presidente del Movimento popolare:«Letta e la Bindi daranno dignità alla competizione»

«Ti piace vincere facile?». Si richiama al noto spot televisivo del gioco del Lotto Giovanni Frazzica, fondatore del Movimento popolare siciliano, politico messinese di lungo corso. E lo fa pensando a come sarebbero potuto essere le primarie del Partito Democratico se non si fossero candidati, oltre al superfavorito Walter Veltroni, Enrico Letta e Rosy Bindi (nella foto). Non è un caso che Frazzica sia il capofila della lista “Con Rosy Bindi democratici per davvero-, una delle quattro che sono state ufficializzate ieri per ognuna delle circoscrizioni regionali. A Messina sono due, la “Messina Centro storico- e la “Mata-Grifone-: questi i nomi delle liste: oltre a quella già citata che appoggia Rosy Bindi a livello nazionale, e Francantonio Genovese in ambito regionale, c’è quella dei “Democratici per Letta-, che puntano sulla candidatura regionale del sindaco di Caltanissetta Salvatore Messana, e infine i due “listoni- veltroniani, “Con Veltroni ambiente, innovazione e lavoro- e “Democratici per Veltroni-.

Sono tanti i volti noti della politica locale, nonostante i propositi di ventate di aria fresca lanciati ai primi vagiti del Partito democratico. In particolare, nelle due liste cittadine dei “Democratici per Veltroni- si nota un evidente assembramento di attivisti a tutti gli effetti della politica, ad oggi in carica in diverse istituzioni: dal segretario regionale della Margherita Salvatore Cardinale, primo sponsor della candidatura di Genovese, a quello provinciale dei Ds, Marcello Scurria, dal deputato regionale della Margherita, nonché cognato del sindaco, Franco Rinaldi, al vicesindaco di Messina Antonio Saitta, dalla consigliere comunale Donatella Sindoni (Margherita anche lei) agli assessori Angela Bottari (Ds) e Luciana Intilisano (Margherita). Senza dimenticare coloro che si sono dati la staffetta sulla poltrona di assessore al Bilancio di Palazzo Zanca, Mario Centorrino e Pippo Molonia. Viene da chiedere, e abbiamo girato la domanda proprio a Giovanni Frazzica, se siano stati rispettati in pieno i dettami iniziali che ispirarono la nascita del Pd.

«Noi nel nostro piccolo – risponde Frazzica – abbiamo cercato di fare un grande lavoro in questo senso. Abbiamo presentato liste in tutta la Sicilia, e in ambito nazionale credo ci manchino solo tre città. Certo è che è stato un meccanismo complesso, nel quale la burocrazia ha prevalso sulla politica. Se il Pd non nasce come fatto politico, ha poco senso. Non interessa la sommatoria di burocrati e posizioni precostituite, posizioni che noi non abbiamo. Per fare un esempio, io sono candidato nel collegio Messina Sud nel nazionale e Messina Nord nel regionale. Non è un caso che nelle nostre liste ci siano elementi proveniente dall’esperienza popolarista, come Letteria Trischitta e Franco Scicolone a Milazzo e Cono Germanà e Orazio Faraci nei Nebrodi». Frazzica speiga perché Rosy Bindi. «E’ stata una reazione rispetto al quadro che si stava delinando. Ascoltando Walter Veltroni nel suo discorso al Lingotto, sembrava di essere di fronte ad un accordo fatto a tavolino, e di sentir parlare colui che era già il segretario del Pd e già futuro presidente del Consiglio. Ci sono stati momenti di smarrimento, in questo senso. Sia Rosy Bindi che Giovanni Burtone (esponente del Partito Popolare, ndr), unico parlamentare che ha scelto di sostenerla, sono stati coraggiosi nel volersi proporre. Sia Enrico Letta che la Bindi hanno il merito di “legittimare- la gara, aprendo un confronto su temi seri. C’è l’esigenza, da qui al 14 ottobre, di fare vera attività politica, di fare discorsi, di criticare, perché no, certe cose, insomma, di creare vivacità intellettuale. Se così non fosse, o se conclusa questa fase tutto ciò dovesse finire per tornare tutto come prima, allora come siamo entrati in questa avventura possiamo anche uscirne. Con Burtone abbiamo vissuto intense esperienze politiche col Partito popolare, adesso stiamo cercando di creare entusiasmo, ma si devono vedere segnali».

A proposito di segnali, è stato “preoccupante- il ritiro delle candidature di Latteri e Lumia, in seguito a queste famose lettere provenienti da Roma?

«Lo ritengo un errore, un eccesso di prudenza, perché Genovese sarebbe comunque stato il favorito numero uno. Lumia avrebbe creato qualche imbarazzo all’interno dei Ds, di tipo politico e non numerico. Ma superato questo “imbarazzo-, Genovese non avrebbe comunque avuto problemi. Quella di Latteri era una candidatura interessante in presenza di quella di Lumia, ma venendo a mancare quest’ultimo, si sarebbe solo esposto a brutte figure che un personaggio del suo spessore non può permettersi. E’ rimasto solo Messana, anche per una forte polemica in atto con Cardinale, e finirà per prendere anche voti che di fatto non ha, essendo l’unico candidato “diverso- e dunque baluardo di chi non si riconosce in Genovese. Ma in generale, è giusto creare competizione, e Letta e la Bindi, in questo senso, daranno dignità a queste primarie. Altrimenti sarebbe stato come in quella famosa pubblicità del gioco del Lotto, in cui si chiede: “Ti piace vincere facile?-. E poi, in politica c’è la quantità ma anche la qualità. Letta e Bindi stanno introducendo diversi elementi per i quali non avranno un ritorno, perché sanno di avere meno chance rispetto a Veltroni, ma lo fanno per costruire. Anche perché Veltroni ha il grosso problema di appartenere una fascia sociale ma anche intellettuale distante dai giovani».

Dal suo punto di vista, c’è squilibrio tra Margherita e Ds nelle liste presentate in Sicilia?

«C’è, ad occhio, una certa prevalenza della Margherita, ma diciamo che questo rispecchia quelli che sono i numeri espressi dal “campo-. Una prevalenza bilanciata, peraltro, dalle situazioni di altre regioni, come la Campania, la Toscana e l’Emilia Romagna, dove invece sono i maggior numero i diessini. Bisogna vedere anche qual è la vocazione dei luoghi: la Sicilia ha un’anima democristiana, che si sposa maggiormente con la componente della Margherita piuttosto che con quella Ds. Sono convinto, ad ogni modo, che per la loro organizzazione senz’altro più radicata nel territorio, i Ds verranno fuori. In generale, comunque, ci vogliono basi solide che vadano al di là dei personalismi. Col discorso di Veltroni al Lingotto, ad esempio, i consensi del centrosinistra, dando un’occhiata ai sondaggi, ebbero un’impennata superiore al 9%. La cosa durò un paio di giorni, poi si smorzò. Ma Veltroni non può fare discorsi tutti i giorni».

Un elemento di novità del Partito Democratico sembrava dover essere la maggior partecipazione della cosiddetta “società civile-. E’ stato così?

«L’elemento di novità, per essere tale, deve verificarsi nel concreto. La società civile, ad esempio, è un campo un po’ indefinito. A Messina questa tensione “alla Grillo-, per intenderci, non c’è. La società civile è rappresentata da intellettuali, associazioni, cooperative che poi, in un modo o nell’altro, finiscono sempre per schierarsi. Lo stesso movimento di Grillo non è nelle condizioni di cambiare le sorti del Paese, però può lanciare messaggi che se vengono recepiti e capiti possono portare a correzioni di rotta. Altrimenti si rischia di sfuggire al controllo, portando a seri danni e sconvolgimenti. Le liste civiche alle amministrative, ad esempio, avranno un peso ma fino a un certo punto. Il livello di governabilità è mantenuto dall’esperienza da classe dirigente. Quella attuale non può pensare di essere immortale e di poter fare ciò che vuole, ma al tempo stesso chi non ha esperienza non può, da un giorno all’altro, dire da oggi mi siedo qui io e comando io. Il movimento rischia così di entrare nella stessa trappola dei partiti: ad esempio, un vecchio politico potrebbe entrare nel Palazzo non più, che so, come Margherita o Udc, ma come Grilliano, ma cambierebbe ben poco. Quello che io vedo di positivo nel movimento di Grillo è questo lanciare segnali che sono il manifesto di serie preoccupazioni. E’ pur vero che nel momento del “no- c’è sempre grande unione, ma poi tutto va sempre sfaldandosi. Il movimento – conclude Frazzica – rischia così di entrare nella stessa trappola dei partiti».

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007