Il percorso a ostacoli di Buzzanca contro il rischio dissesto: «Razionalizzazione delle partecipate e dismissione degli immobili»

Il percorso a ostacoli di Buzzanca contro il rischio dissesto: «Razionalizzazione delle partecipate e dismissione degli immobili»

Redazione

Il percorso a ostacoli di Buzzanca contro il rischio dissesto: «Razionalizzazione delle partecipate e dismissione degli immobili»

lunedì 17 Novembre 2008 - 13:20

Il sindaco -liquida- come «farneticante» la proposta di D'Amore di una giunta di salute pubblica. Ma non si intravede una strategia chiara di risanamento delle casse comunali

Una battuta secca per liquidare l’opposizione, un excursus sul percorso intrapreso dall’amministrazione per risolvere i guai finanziari del Comune. Ma di fatto dalla conferenza stampa improvvisata dal sindaco Giuseppe Buzzanca vengono fuori poche risposte sul rischio dissesto paventato dallo stesso primo cittadino, poche certezze e soprattutto indicazioni poco chiare sul percorso intrapreso, considerando che siamo già a cinque mesi di sindacatura.

La proposta del leader di Risorgimento Messinese di Fabio D’Amore di costituire una giunta di sanità pubblica? «Mi fa sorridere. Non capisco dove si vuole arrivare. Il percorso che abbiamo intrapreso è troppo serio per prendere in considerazione proposte farneticanti». Cerchiamo allora di capire qual è, questo percorso. «Consideriamo che ci siamo ritrovati una situazione disastrosa – afferma Buzzanca con un -classico-, quello dell’eredità pesante – oltre 100 milioni di euro di debiti, che ha radici ben precise nel ’94, quando fu ricapitalizzata l’Atm. Situazione peggiorata con l’esternalizzazione di alcuni servizi, come l’Istituzione, e che ha portato oggi ai 40 milioni di debiti dell’Atm e ai 10-15 dell’Istituzione stessa. Per non parlare di Messinambiente».

Ma tutto questo basta per prospettare il dissesto finanziario, ovvero la condizione peggiore che può essere dichiarata da un ente pubblico? O lanciare l’allarme diventa strumento di pressione politica con un doppio destinatario: da un lato il consiglio comunale, ed in particolare la maggioranza, troppo titubante sui debiti fuori bilancio, e dall’altro Palermo, con il governo regionale che dovrà stanziare i fondi in favore delle aree metropolitane -in apnea-?. «C’è un disegno di legge – spiega Buzzanca – che stanzia in favore dei comuni in difficoltà 650 milioni di euro». E Messina non vuole rimanere fuori dalla spartizione della torta. Ma per accedere a quei fondi sarà necessario un piano di dismissioni a regola d’arte.

Quello già in cantiere, da 11,8 milioni di euro, pare razionale puntando su incassi facilmente incassabili, come l’immobile della caserma dei Vigili del Fuoco sul quale c’è già un accordo, ma anche su altre operazioni più -balbettanti-, come l’ex sede dell’Amam di Gravitelli (stimata per poco più di un milione di euro) e le scuole di Acqualadroni, Cumia Inferiore e Tono. La cifra che fa sobbalzare è quella prospettata oggi dal sindaco: «Su un totale di patrimonio disponibile di 400 milioni di euro, quello alienabile arriva a 200 milioni». Questo sembrerebbe il percorso principale sul quale l’amministrazione è intenzionata ad andare avanti per affrontare l’emergenza finanziaria. Un percorso che, come è facilmente intuibile, si poggia su basi piuttosto fragili.

«O si diminuiscono le spese, partendo da quelle più piccole – prosegue Buzzanca – o si aumentano le entrate, e le dismissioni sono la soluzione più percorribile. E’ chiaro che stiamo lavorando a 360 gradi, anche con le banche e la Cassa depositi e prestiti, e con frequenti riunioni con i dirigenti». Ma il vero problema di Palazzo Zanca, ovviamente, sono le partecipate. «L’Atm va razionalizzata, 700 dipendenti sono troppi». Dunque tagli di personale in vista? «Non è semplice, ma l’azienda va razionalizzata» si limita a ribadire il sindaco. Che aggiunge: «A giorni arriveranno 35 autobus, ma vanno rivisti tutti i contratti, va risanata l’azienda e poi trasformata in Spa». Poi l’Istituzione: sull’indirizzo dato dall’amministrazione non ci sono dubbi: «Noi siamo per l’abolizione. Sarà il consiglio comunale ad assumersi le responsabilità delle proprie scelte».

E le nomine dei nuovi vertici? «In questo momento non si possono appesantire i bilanci delle partecipate con nuovi cda. Piuttosto proseguo sulla strada degli esperti a titolo gratuito, conto di nominarne uno di finanza e uno di lavoro. E un apposito ramo del Laboratorio Messina, dedicato proprio ad economia e finanza, mi affiancherà in questo delicato momento». Tante nubi, poche certezze. E chi dovrebbe -incalzare- l’amministrazione, cioè l’opposizione, il centrosinistra, il Pd uscito con le ossa rotte dalle scorse elezioni, tace. In attesa di cosa, poi, è lecito chiederselo.

(foto Dino Sturiale)

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