Sullo Stretto l'indispensabile è collaborare

Sullo Stretto l’indispensabile è collaborare

Redazione

Sullo Stretto l’indispensabile è collaborare

mercoledì 11 Luglio 2007 - 15:01

Chiamata a raccolta delle istituzioni. Stamattina a Palazzo dei Leoni convegno organizzato dalla Cgil sulle tematiche connesse ai trasporti sullo Stretto. Presenti per la Cgil Franco Spanò, segretario generale della Camera del Lavoro, Pino Foti, segretario generale provinciale Filt Cgil, Lillo Oceano, responsabile provinciale Funzione Pubblica Cgil, Italo Tripi, segretario generale CGIL Sicilia, Giacomo Rota, segretario generale regionale Filt Cgil e Luciano Maggi, segretario nazionale Filt Cgil. Ben rappresentate anche le maggiori istituzioni cittadine, con il sindaco Francantonio Genovese, l’assessore comunale alle Attività produttive Gaetano Santagati, l’assessore provinciale alle Infrastrutture territoriali, nautiche ed aeroportuali Giuseppe Laface, il presidente dell’Autorità portuale Vincenzo Garofalo, il presidente della Confindustria Ivo Blandina, e il governo nazionale, con il sottosegretario ai Trasporti Raffaele Gentile (nella foto alla sinistra di Franco Spanò). Assente ingiustificato Rfi, pure invitato ai lavori. Dagli interventi di Foti e Spanò è emerso il richiamo alle responsabilità del governo nazionale sulla garanzia della continuità territoriale tra la Sicilia e il continente. «Basta fare un calcolo molto semplice – ha detto Foti – per rendersi conto che il trasporto sullo Stretto è un grande business. I privati prosperano in questo campo. Non si capisce perché, allora, Rfi lamenti perdite ingenti. Il ruolo principale nei trasporti tra le sponde deve essere svolto da Fs. I privati possono fare da corollario, ma solo l’azienda pubblica può garantire i livelli di servizio necessari». Spanò ha quindi incalzato: «Tramontata la prospettiva del ponte, bisogna costruire un modello alternativo. Invece si assiste ad una sorta di stand-by istituzionale, soprattutto alla Regione, aspettando magari un nuovo governo, che ripeschi il progetto, e così ricominciare da capo. Questo atteggiamento è dannoso, perché comporta una perdita di tempo per la società, e una perdita di credibilità per la politica». A margine del convegno abbiamo sentito il sottosegretario Gentile, che ha dichiarato: «C’è bisogno che le amministrazioni locali collaborino ad un unico progetto. Le scelte del governo nazionale non sono neutrali, ma sono indirizzate dalle spinte che vengono dal basso. Una richiesta decisa, coordinata, comune, proveniente da un sistema territoriale può avere un impatto decisivo sul governo. Sullo Stretto manca da parte delle amministrazioni locali la cultura della individuazione delle priorità, e anche la cultura della collaborazione. Va a finire che ognuno ha un suo progetto e lotta per la sua realizzazione, indipendentemente dagli altri». Riguardo al ruolo di Rfi nella vertenza Stretto, sempre Gentile ha chiarito: «Rfi ha detto al governo che con i suoi fondi può mantenere solo l’attuale livello dei servizi, in un’ottica di bilanciamento tra costi ed entrate. Se il privato riesce a guadagnare sui trasporti sullo Stretto lo fa perché può permettersi di attuare una politica di profitto, privilegiando alcuni orari a discapito di altri meno redditizi, ad esempio, o usando una certa elasticità nei confronti del personale. Cose che il pubblico non può fare. Ma il problema è sempre lo stesso: le istituzioni locali non sono compatte nel chiedere al governo maggiori fondi. Qualche settimana fa il ministro stesso [Alessandro Bianchi] ha proposto durante un incontro la creazione di un tavolo permanente sulle problematiche dello Stretto, ma i rappresentanti locali non hanno colto l’occasione e si sono dimostrati indecisi sul da farsi». Sulla antieconomicità del trasporto sullo Stretto sostenuta da Rfi, Spanò ha replicato: «Secondo noi è una giustificazione che non tiene. Rfi ha dimensioni tali che potrebbe compensare eventuali perdite sullo Stretto con gli utili che le derivano da altre tratte più redditizie. E poi se fosse efficiente, non sarebbe in perdita. Senza contare che la continuità territoriale è imprescindibile». E infine sull’aeroporto dello Stretto: «E’ quello il vero aeroporto di Messina, bisogna pensare a potenziarlo, piuttosto che progettarne un altro. Un’idea potrebbe essere di usare parte dei 250 milioni ex Fintecna a questo scopo».

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