Verso il Pd: i perché dei Democratici per Letta

Verso il Pd: i perché dei Democratici per Letta

Redazione

Verso il Pd: i perché dei Democratici per Letta

lunedì 03 Settembre 2007 - 19:04

Incontro al Don Orione alla presenza del sottosegretario Marco Stradiotto.

«Mobilità, natalità, libertà». Queste le parole con cui Angelo Argento, coordinatore regionale dei Democratici per Letta, ha introdotto l’incontro avvenuto ieri pomeriggio, a Messina al Teatro Don Orione, alla presenza del sottosegretario allo Sviluppo Economico Marco Stradiotto (nella foto insieme a Pippo Trimarchi, Franco Providenti e Giovanni Mollica). E sono anche le parole chiave del programma di uno dei tre candidati alla guida del nascente Partito Democratico, quell’Enrico Letta che contende la leadership del partito a Walter Veltroni e Rosy Bindi. Mobilità logistica, ma anche sociale. Natalità nel senso di cambiare i tempi della politica, pensati finora solo per gli uomini, affinché si coordinino anche con i tempi delle donne. Libertà, perché questa parola, secondo Argento, è stata «sequestrata impropriamente da Berlusconi», e invece deve diventare l’anima di questo nuovo partito.

L’incontro, organizzato da Pippo Trimarchi, già segretario cittadino dei DS e Giovanni Mollica, e al quale hanno partecipato diversi volti noti della politica cittadina, ha messo in luce cosa sarà il Partito Democratico, e soprattutto quali sono i principi sui quali si basa la candidatura di Enrico Letta, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Trimarchi stesso sottolinea come questa sia una sfida, quella di cambiare davvero il mondo politico italiano, e restando al nostro contesto, siciliano, fin dalle classi dirigenti. «Una sfida» ha chiarito Trimarchi «che può andare a buon fine solo di fronte ad una larga e sentita partecipazione».

Anche Franco Providenti, presidente dell’Atm ed ex sindaco di Messina, ha voluto intervenire all’incontro, e ha voluto fare una specificazione importante: «Non si va “contro- qualcuno, ma verso qualcosa, si insiste su un “nuovo- partito, e non l’unione di vecchi partiti». Il timore di Providenti, condiviso anche dagli altri, è che il discorso si limiti ad una fusione tra Ds e Margherita. «Veltroni potrà vincere, d’accordo, ma l’importante è che non ci si fermi alla politica dei primi anni del ‘900» ha detto Providenti. Il quale ha spiegato che la sua preferenza va a Letta perché «si è dimostrato molto attento alle problematiche di sviluppo dell’intero Paese, e non solo del Nord. Una volta c’era la questione meridionale, oggi sembra quasi ci sia solo una questione settentrionale, per come vengono affrontate le cose». Sulla stessa linea Giovanni Mollica, altro componente “locale- del movimento Democratici per Letta, il quale ha definito l’incontro tenutosi alla Provincia sulla piattaforma logistica di Tremestieri perfettamente esemplificativa di quella che è la situazione a Messina: «Due enti fondamentali, il Comune e la Provincia, che dicono cose opposte e che non si parlano. Questo perché vige ancora la regola del primato della politica, quando invece soprattutto le scelte che riguardano le infrastrutture dovrebbero essere solo conseguenziali ai pareri tecnici e di compatibilità, e non viceversa».

Al dibattito hanno partecipato, tra gli altri, anche Maurizio Bernava, segretario provinciale della Cisl («le tematiche sociali e del lavoro dovrebbero essere elementi caratterizzanti di questa nuova realtà politica, ci vuole meno demagogia e più contenuti»), Piero David, Ds («è fondamentale la partecipazione dal basso»), l’on. Filippo Panarello, deputato diessino all’Ars («la vera scommessa è mettere assieme sensibilità e culture diverse») e Pierangelo Grimaudo, del movimento Italia di Mezzo («non è realistico basarsi su un asse destra-sinistra, ci vuole una forte discontinuità»).

A concludere l’incontro, l’autorevole intervento del giovane sottosegretario Marco Stradiotto, il quale ha confessato di avere un sogno: «Vivere in un Paese normale, senza clientele, basato sulla meritocrazia». Stradiotto ha detto senza mezzi termini che «questo Paese va rivoltato come un calzino», e ha ammesso che rispetto al sogno «c’è anche qualche incubo». E’ soddisfatto della presenza di candidature alternative a Veltroni, perché evita di rivedere le primarie di Prodi, da lui definite «finte primarie». Secondo il sottosegretario allo Sviluppo Economico è necessario «operare scelte coraggiose, senza che si pensi a vincere a tutti i costi». E conclude con un esempio, che i politici italiani di oggi non sembrano voler emulare: quell’ Helmut Kohl che, sfidando i sondaggi che predicevano una sua sconfitta in caso di riunificazione della Germania, andò dritto per la sua strada, per la sua scelta coraggiosa. Sarà così anche con il Partito Democratico? Solo il tempo ce lo dirà.

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