"Prof.di greco o Tyrannosaurus rex"? Estinto o in via di estinzione?

“Prof.di greco o Tyrannosaurus rex”? Estinto o in via di estinzione?

“Prof.di greco o Tyrannosaurus rex”? Estinto o in via di estinzione?

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domenica 08 Febbraio 2015 - 01:33

"Il giornale degli studenti" coinvolge non solo ragazzi ma anche docenti. Un contributo sull'accusa che in questo periodo interessa il liceo classico arriva dalla Professoressa Patrizia Itri, insegnante di Italiano e Greco presso il Liceo Classico "G. B. Impallomeni" di Milazzo

Oggi si fa un gran parlare del Liceo Classico, purtroppo male. Lo si condanna, si accusa di essere una scuola “fuori moda”, d’élite, inutile e dispendiosa. Ma la mia esperienza personale è ben diversa. Pur avendo 47 anni (non penso siano tanti) appartengo ad un’epoca in cui frequentare o insegnare al Liceo Classico era motivo di vanto. Ci tengo a precisare che vanto non è sinonimo di hybris ovvero di arroganza e manie di superiorità poiché, al contrario, il primo valore trasmessomi dal Classico è stato l’umiltà. L’umiltà di accostarmi a qualunque classico o essere umano cercando di carpirne, con serenità ed equilibrio, l’humanitas che accomuna tutti gli esseri viventi di qualunque epoca, estrazione sociale o indirizzo scolastico frequentato. Sono certa che mi si obietterà “a che serve oggi lottare per un ideale, pensare, amare, mettersi in discussione e cercare di cambiare la politica del proprio paese?” Oggi è utile saper montare e smontare un motorino, creare un impianto elettrico, cambiare un tubo o fare torte a sette piani di straordinaria bellezza.

Condivido tutto ciò, “l’umanità è bella perché è varia” diceva un antico proverbio, ma noi stiamo andando incontro ad una società di soli operai, futuri cassintegrati e disoccupati! Il boom di iscrizioni all’Industriale deve far riflettere i genitori che, un tempo, erano pronti a qualunque sacrificio pur di far studiare i propri figli per garantire loro un futuro migliore. Oggi l’attacco più forte contro il Liceo Classico viene anche dai genitori che garantiscono ai figli agi e comodità, i-phone, motorino, macchinetta, viaggi ed abiti firmati, ma ritengono eccessivo ed inutile investire sulla cultura e la formazione dei propri figli. È meglio che imparino un mestiere, un’arte; ma, mi chiedo, dopo aver avuto il famoso diploma desiderato, cosa faranno? Per loro sarà così semplice e naturale entrare nel mondo del lavoro? E, se è così, perché il tasso di disoccupazione è tanto alto? L’Università fa paura, è vero; condivido questo timore. I quattro anni di un tempo della maggior parte delle facoltà sono diventati cinque (tre più due con l’invenzione della specialistica), le tasse continuano ad aumentare e la laurea non dà alcuna garanzia, ma in ogni società che si rispetti, di ogni epoca, c’è sempre stato bisogno della forza lavoro e delle menti pensanti. La classe politica attuale sta facendo in modo di estinguere le menti pensanti perché governare o meglio tenere a bada un popolo non pensante è molto più semplice e comodo per curare i propri interessi e non quelli della comunità. Ritengo che, ancora di più oggi, investire sulla cultura dei propri figli sia il migliore investimento; è una questione di priorità. Io per prima non ho mai sentito il bisogno dell’abito firmato, del cellulare all’ultima moda, della vacanza all’estero o del gioiello costoso, ma è vitale e basilare per me la presenza costante nella mia vita dei libri, tesori inestimabili. Ho cresciuto i miei figli e da ventiquattro anni mi prendo cura dei miei alunni cercando di trasmettere loro quei valori su cui ho fondato la mia esistenza e che ho fatto miei prendendoli dai classici: il rispetto degli altri, la solidarietà, la tolleranza, la sacralità dell’ospite, il pathos, l’amicizia, l’amore, la fedeltà, l’onestà, la libertà in tutte le sfaccettature, la democrazia, l’importanza della parola e del dialogo, la forza di volontà, lo spirito di sacrificio, la temperanza, la fermezza, il senso della misura, la bellezza interiore.

Ma, mi chiedo, oggi qualcuno sa cosa sia la bellezza interiore? Nell’epoca in cui sentiamo di tredicenni che si prostituiscono, politici collusi con la mafia, kamikaze che si fanno esplodere, il terrorismo che impera, madri che uccidono i figli, figli che uccidono i genitori e mariti che uccidono le mogli, ci chiediamo veramente verso dove stiamo andando? L’uomo sta uccidendo l’uomo in virtù di cosa? Sete di potere, ambizione, interessi economici… e la bellezza interiore che fine ha fatto? Forse è il caso che ci fermiamo a riflettere, che ci guardiamo dentro, che ritorniamo ad imparare a pensare, “cogito, ergo sum” dicevano gli antichi. I miei cari ed amatissimi classici non mi hanno mai tradita nel corso della mia vita e mi sono stati accanto in qualunque situazione, anche drammatica; mi hanno dato la forza di andare avanti e di combattere per i miei ideali. Ho provato in prima persona la drammaticità della scelta di Antigone, l’amore profondo di Alcesti, il dolore sordo di Didone, la rassegnazione di Creusa, l’ignoranza di Socrate, i dubbi esistenziali di Dante, l’accidia di Petrarca, l’insofferenza di Alfieri, le illusioni di Foscolo, i dubbi religiosi di Manzoni, la catena sociale di Leopardi, l’inettitudine dei personaggi sveviani, i centomila volti di Pirandello. Mi sono persa e ritrovata leggendo Seneca e Cicerone, Saffo e Catullo, Quasimodo e Montale; ho sognato di viaggiare con Omero ed Apollonio e ho acquisito, senza accorgermene, un’apertura mentale che oggi si vuole eliminare. È una sensazione molto difficile da descrivere a parole, ma è come se dentro di me continuassero a vivere i pensieri, i valori, gli ideali di coloro che hanno segnato il nostro passato; mi fanno sentire ricca, di una ricchezza vera che nessuno mi potrà mai portare via, che può aumentare all’infinito e che è giusto condividere con gli altri, soprattutto con i giovani che saranno i futuri cittadini, i politici, i governanti di domani. Fino a pochi anni fa non era necessario “orientare” i ragazzi in uscita dalla scuola media nella scelta della scuola superiore. Oggi l’Orientamento è una “guerra” tra le scuole senza esclusione di colpi e chi, purtroppo, esce sconfitto è proprio il Liceo Classico. Ma quest’ultimo lo scorso 16 Gennaio con la “Notte bianca”, a livello nazionale, ha dimostrato che ESISTE, è vivo e vitale e non desidera altro che tornare a formare le future generazioni. Qualche settimana fa ho letto un articolo scritto da una collega di Lettere che dichiarava che le materie che insegnava erano inutili nell’epoca di Internet e che in classe parlava sola dal momento che i suoi alunni non la ascoltavano. Mi sono indignata perché in parte la responsabilità della crisi del Classico è anche nostra. Come può un docente (e ce ne sono tanti) “marciare” contro la formazione umanistica? La cultura non è settoriale. Mi permetto di far notare alla collega che forse il metodo, il tono di voce, la scelta delle tematiche da trattare e ancora di più la sua reale partecipazione attiva alla lezione è carente. Oggi più che mai è fondamentale coinvolgere gli alunni facendoli diventare protagonisti in ogni fase dell’attività didattica, dalla scelta degli argomenti all’analisi, chiedendo sempre il loro punto di vista e stimolando continuamente il loro spirito critico.

Inoltre, a proposito del valore della cultura, lo scorso novembre ho partecipato ad un convegno internazionale intitolato “Il classico nel terzo millennio” dove, mi permetto di dire, che il prof. Francesco Sabatini (illustre linguista, filologo, lessicografo e presidente emerito dell’Accademia della Crusca) dimostrasse il valore inestimabile della cultura classica e la sopravvivenza delle cosiddette lingue morte, il latino ed il greco, nell’uso corrente dell’italiano era scontato e doveroso, ma che il prof. Edoardo Boncinelli (fisico, genetista, presidente del comitato scientifico di “Bergamo Scienza” , già direttore della Scuola Internazionale Superiore di Studi avanzati di Trieste, professore ordinario di Biologia presso l’ateneo Vita Salute San Raffaele di Milano e membro dell’Accademia Europea e dell’Organizzazione Europea per la Biologia Molecolare) affermasse di avere una mente scientifica ma un cuore classico e che non c’è frattura fra scienza e letteratura, è stata per me la più grande gioia e soddisfazione nei confronti di chi, soprattutto educatori e formatori di ogni ordine e grado, afferma, purtroppo troppo spesso, che studiare i classici non serva a nulla. Io ritengo invece che sarebbe preferibile inserire la conoscenza della civiltà greco-romana in tutti gli indirizzi scolastici, anche se non attraverso lo studio complesso e articolato della struttura morfologica delle due lingue antiche, specifico del Liceo Classico, ma in traduzione italiana. E sarebbe auspicabile creare una rete di “salvataggio” dei Licei Classici, a livello nazionale, per una più proficua e vantaggiosa collaborazione. La democrazia, l’arte, la politica, la medicina, la lirica, il teatro, la danza, la filosofia, il diritto, l’oratoria… nascono in Grecia e arrivano fino a noi; il greco e il latino sopravvivono nell’italiano e noi oggi cosa facciamo? Cancelliamo tutto con un colpo di spugna?

E noi, cultori ed amanti del mondo antico, dobbiamo rassegnarci, diventare magari i personaggi di un nuovo episodio del noto film “Una notte al museo” per tornare a vivere di notte declamando i versi dei lirici antichi e limitarci a sorridere di giorno nella condizione di statue mummificate con accanto la targhetta esplicativa “Esemplare di prof. di Greco, risalente al XX secolo”. E no. Io non ci sto.

Prof.ssa Patrizia Itri

Liceo Classico “G. B. Impallomeni” di Milazzo

2 commenti

  1. Brava professoressa, sottoscrivo ogni parola. E sottolineo che la capacità della scuola dovrebbe essere, al di là del somministrare conoscenze, insegnare a pensare, ad applicarsi, a collegare fra loro fatti e concetti, a CAPIRE. E, per parafrasare un vecchio slogan pubblicitario, se hai fatto il classico… si vede.

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  2. Brava professoressa, sottoscrivo ogni parola. E sottolineo che la capacità della scuola dovrebbe essere, al di là del somministrare conoscenze, insegnare a pensare, ad applicarsi, a collegare fra loro fatti e concetti, a CAPIRE. E, per parafrasare un vecchio slogan pubblicitario, se hai fatto il classico… si vede.

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