Chi è e cosa fa Filippo Romano, il neo reggente di palazzo dei Leoni

Chi è e cosa fa Filippo Romano, il neo reggente di palazzo dei Leoni

Chi è e cosa fa Filippo Romano, il neo reggente di palazzo dei Leoni

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martedì 18 Giugno 2013 - 09:42

Capo di Gabinetto al palazzo del Governo, alla guida di cinque comuni commissariati per mafia. La sua storia, e i compiti che lo attenderanno a palazzo dei Leoni

Filippo Romano, quarantasei anni, è capo di Gabinetto della prefettura di Messina, ed ha collezionato già cinque diverse esperienze da commissario straordinario in comuni sciolti per mafia, iniziando da Taurianova in Calabria per finire con Racalmuto, paese natale di Leonardo Sciascia al quale, dopo la cura dimagrante imposta da Romano e dai due colleghi che compongono al terna di commissari, ad ottobre scorso il ministero dell’Interno ha concesso un prestito da un milione e 200mila euro per evitare il dissesto finanziario.
In prefettura, Romano ha rappresentato la continuità tra l’ex prefetto Francesco Alecci e l’attuale Stefano Trotta, presenziando a tutte le riunioni che vedevano sedute attorno ad un tavolo lavoratori, sindacati e datori di lavoro nelle innumerevoli vertenze lavorative di cui la città di Messina, oggi, non sembra poter fare a meno.
Cosa farà Filippo Romano a palazzo dei leoni? Di fatto, gestirà l’ente, insieme agli altri otto colleghi nominati dal presidente Rosario Crocetta per le nove province siciliane, fino alla nascita dei liberi consorzi tra comuni, che dovrebbero essere istituiti per legge entro la fine dell’anno. Spogliate cioè della funzione politica, le Province andranno avanti fino al termine del 2013 svolgendo l’ordinaria amministrazione, e portando avanti le ultime decisioni prese dalla giunta guidata da Nanni Ricevuto, ultimo presidente della Provincia regionale di Messina.
Il primo grattacapo, Romano potrebbe trovarsi ad affrontarlo nel caso in cui si avverasse la “profezia” lanciata da presidenti e commissari dell province a fine maggio, in audizione all’Ars davanti al presidente dell’assemblea regionale Giovanni Ardizzone: “Se entro la chiusura della sessione estiva dei lavori dell’Ars non si procederà ad una variazione consistente del bilancio della Regione appena approvato, già a luglio le province regionali non potranno pagare gli stipendi ai dipendenti”. Motivo? Il taglio dei costi da 100 a 44 milioni operato in finanziaria

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