L’Ordine degli ingegneri di Messina chiede una nuova Legge sul Governo e la Sicurezza del Territorio

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L’Ordine degli ingegneri di Messina chiede una nuova Legge sul Governo e la Sicurezza del Territorio

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giovedì 10 Novembre 2011 - 00:24

Anche per i disastri che hanno colpito la Liguria e Toscana, vale quanto detto e scritto per Messina e la sua provincia sin dall’alluvione del 2009. Senza Prevenzione nessuna Sicurezza.
Assenza di pianificazione degli interventi nelle aree a rischio idrogeologico; torrenti utilizzati come vie di accesso (spesso uniche vie di accesso!) ad interi villaggi; urbanizzazioni che hanno occupato indiscriminatamente aree a rischio frana e pericolo di esondazioni (con il coinvolgimento e la connivenza di amministratori locali, professionisti, uffici pubblici); assenza di controllo e mancata verifica di idoneità all’edificazione dei suoli; ritardi nella progettazione e realizzazione degli interventi per la difesa dei territori a rischio: queste le cause delle vittime che piangiamo e dei costi che siamo costretti a sostenere ad ogni evento alluvionale.
Adesso anche per le zone alluvionate della Liguria e della Toscana inizierà la fase delle cifre e delle Ordinanze di emergenza: avrà inizio il rituale della ricerca delle risorse finanziarie e della costituzione di Uffici Commissariali che governeranno il dopo-alluvione. Fase quest’ultima che, con l’utilizzo di deroghe alle più svariate normative ( in primis la deroga sugli affidamenti degli appalti, incarichi e servizi), risulta più interessante rispetto a programmazioni in pre-emergenza!
Insomma tutto già visto anche sul territorio messinese.
Occorre oggi invertire questa deriva istituzionale. Occorre agire preventivamente anche e soprattutto con l’ausilio di una nuova Legge di governo del territorio che stanzi idonee risorse da investire per la messa in sicurezza ed individui con precisione, compiti e responsabilità di chi dovrà intervenire nelle aree esposte a rischio idrogeologico.
L’Ordine degli Ingegneri di Messina già nel corso dell’audizione del 12 gennaio 2010 in VIII° Commissione della Camera dei Deputati, aveva sottolineato come fosse ormai indifferibile la emanazione di una nuova Legge sul Governo e la Sicurezza del Territorio che finalmente potesse unificare, in un’unica Autorità, tutte le competenze delle decine di Istituzioni che hanno responsabilità diverse nella sorveglianza e gestione dei suoli: nelle aree a rischio idrogeologico compresi i torrenti, esprimono pareri tecnici ed amministrativi oltre 20 uffici tra Stato, Regioni, Province e Comuni (Genii Civili, Soprintendenze, Ispettorati delle foreste, Uffici periferici del territorio, Uffici centrali degli Assessorati Regionali, Uffici dei Ministeri, Uffici tecnici comunali e provinciali). Oggi sono eccessivamente frammentate e diversificate le competenze e tutto questo ha determinato, e determinerà ancora, l’impossibilità di individuare precise responsabilità in capo a chi avrebbe dovuto vigilare e programmare ed invece non ha né controllato e né programmato. Tanti responsabili, nessun responsabile.
La Legge 183/89 (istitutiva dell’Autorità di Bacino per la difesa del suolo) ha fatto il suo tempo, anche perchè non possiamo che riconoscere che il territorio negli ultimi decenni è stato notevolmente (forse in modo irrimediabile) modificato, ed il tema della sicurezza e difesa dei suoli va affrontato e studiato, non solo con nuovi investimenti, ma alla luce di nuove Norme e nuove Tecniche di indagine e di ricerca: la legislazione che governa la materia delle autorizzazioni idrauliche dei torrenti risale ad un Regio decreto del 1923!
Tranne che l’obiettivo non sia sempre, di continuo, governare le Emergenze con Ordinanze di Protezione Civile che hanno alimentato, e continueranno ad alimentare, se non si porrà un freno alle deroghe legislative contenute nelle stesse Ordinanze, il malaffare e la malaburocrazia (Uffici commissariali e di Protezione Civile, Imprese e Consulenti di turno compresi): tutto questo sistema d’interventi, fino ad oggi, non ha giovato al territorio né in tema di maggiore tutela e sicurezza né ha più efficacemente salvaguardato la vita umana.

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