Proposta l’istituzione di una “giornata della memoria” degli 854 messinesi morti sotto i bombardamenti del ‘43

Proposta l’istituzione di una “giornata della memoria” degli 854 messinesi morti sotto i bombardamenti del ‘43

Proposta l’istituzione di una “giornata della memoria” degli 854 messinesi morti sotto i bombardamenti del ‘43

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venerdì 27 Aprile 2012 - 10:11

L’idea emersa a margine dell'incontro svoltosi a Santa Maria Alemanna sul tema: Messina sotto le bombe, le bombe “sotto” Messina. A formularla il tenente colonnello, Corrado Di Bartolo

Istituire una “giornata della memoria” in ricordo degli 854 messinesi vittime dei bombardamenti che devastarono Messina dal 1940 all’agosto del ’43. E’ la proposta emersa a margine dell’incontro svoltosi ieri a Santa Maria Alemanna sul tema: Messina sotto le bombe, le bombe “sotto” Messina. Il munizionamento aereo rinvenuto in città dal ’43 ad oggi, promosso dal Centro studi e documentazione del Museo storico di Forte Cavalli, con la collaborazione del Comune di Messina. A formularla è stato il tenente colonnello, Corrado Di Bartolo, ufficiale del 24° reggimento artiglieria Peloritani, che nel rassegnarla all’assessore Pippo Isgrò, ha evidenziato che analoga iniziativa è stata già adottata dal Comune di Siracusa, in ricordo di 72 civili, che il 13 maggio del 1943 caddero sotto un terribile bombardamento aereo.

L’assessore Isgrò ha confermato che la proposta sarà portata all’attenzione del sindaco, Giuseppe Buzzanca, per le valutazioni dell’Amministrazione Comunale, su una iniziativa di grande rispetto per la memoria storica cittadina. Nel 1943 Messina subì quattro bombardamenti navali e 2.805 bombardamenti aerei. I Boeing B-17 Flying Fortress, gli aerei quadrimotore della classe dei bombardieri pesanti, conosciuti come fortezze volanti, sganciarono sulla città complessivamente 6.542 tonnellate di esplosivo. La Zona Falcata fu, in particolare, uno degli obiettivi principali delle incursioni aeree alleate per la presenza, nella zona portuale, di impianti ferroviari, depositi munizioni, invasature delle navi, batterie antiaeree.

Le pubbliche attestazioni alle sofferenze patite dalla popolazione messinese a seguito dei bombardamento della II Guerra mondiale, risalgono – come è ricordato in “Palazzo Zanca: il Municipio di Messina”, la monografia curata nel 2005, dal giornalista Attilio Borda Bossana – al 1955. In quell’anno Giovanni Gronchi, fu il primo Presidente della Repubblica a visitare la sede comunale, e successivamente, il 12 dicembre 1955, la Segreteria generale della Presidenza della Repubblica assicurò, con una nota all’Istituto del Nastro Azzurro, che, era “stata richiamata l’attenzione della Presidenza del Consiglio dei Ministri sulla possibilità di concedere alla città di Messina la medaglia d’oro per gli eventi bellici del ’40-’43”. Gronchi firmava il 29 ottobre del 1959 il decreto con cui era conferita alla città di Messina la medaglia d’oro al valor civile con la motivazione: “Nobile ed antica città della Sicilia duramente provata dalle calamità naturali e da eventi bellici, con impavida tenacia e sublime abnegazione da parte di tutta la sua popolazione, due volte risorgeva dalle macerie mantenendo fiero ed intatto il suo amor di Patria”.

Messina ottenne in realtà solo ventiquattro anni dopo la medaglia d’oro al valor militare; il 12 novembre 1979, il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini giunse infatti a Messina per appuntarla al Gonfalone della città, nel corso di una cerimonia svoltasi nell’allora piazza Municipio. Questa la motivazione: “Già duramente provata dall’immane disastro tellurico del 1908, risorta, è stata, durante la Guerra 1940-43, dapprima obiettivo di incessanti bombardamenti aerei, poscia, nel periodo dell’invasione dell’Isola, campo di aspra e lunga lotta che la martoriò e distrusse. La sua popolazione, affamata, stremata, dolorante, sopportò stoicamente la più dura tragedia ben meritando dalla Patria”. Più recentemente il 25 giugno 1988 – come sempre ricordato nella monografia “Palazzo Zanca: Il Municipio di Messina” – sulla facciata principale del Comune, presente il ministro della Marina mercantile, Giovanni Prandini, fu invece scoperta una lapide per ricordare i tredici messinesi decorati con medaglia d’oro al valor militare, tra cui anche la Città di Messina.

Nel corso dell’incontro di ieri sera il prof. Enzo Caruso, direttore del Museo Storico di Forte Cavalli, nel trattare il tema “Il valore educativo della Memoria. Forte Cavalli, un luogo per conoscere e non dimenticare”, ha delineato il percorso educativo “Ho visto la guerra, per questo amo la Pace” su cui si fonda la chiave di lettura della preziosa raccolta di documenti e reperti custoditi a Forte Cavalli, un museo interattivo nel quale le giovani generazioni possono apprezzare il valore della Pace attraverso la conoscenza delle sofferenze subite da coloro che hanno vissuto sotto le bombe in quei tragici anni e scoprire un pezzo importante della nostra storia che andrebbe altrimenti, via via sbiadendosi. Giuseppe Galletta, ha quindi trattato il tema “La difesa dello Stretto nel ‘43” con una puntuale analisi di inedite carte topografiche militari, provenienti dallo Stato Maggiore della Marina Militare e dagli Uffici Storici del Genio, grazie alle quali è stata descritta l’evoluzione e l’implementazione degli armamenti e delle batterie Antinave, Contraeree e Doppio Compito, distribuite sulle due sponde dello Stretto dal 1890 all’agosto del ’43. L’intervento di Corrado Loiacono, artificiere e qualificato esperto in munizionamento bellico, ha infine catalizzato l’attenzione attraverso le immagini di ordigni bellici, esposti “dal vivo”, disinnescati personalmente durante la sua lunga attività e facenti parte del consistente elenco di ordigni bellici rinvenuti sul territorio, dal dopoguerra ad oggi. Non solo bombe aeree piovute dall’alto, ma un numeroso munizionamento lasciato sul terreno da tedeschi ed italiani impegnati in quella che fu definita “come una delle più clamorose ritirate per mare di tutta il II conflitto mondiale”.

A conclusione dei lavori, si è registrata la testimonianza del prof. Giulio Santoro che ha raccontato, attraverso “l’esperienza”di un bambino di appena undici anni, “l’arte” di sezionare bossoli e granate trovate nei torrenti e per la città, uno dei “giochi” preferiti dei bambini di allora.

Un commento

  1. Pensiamo a quelli che moriranno di fame prossimamente. Meglio no?

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