Messinambiente, per “scongiurare” lo sciopero si chiede l’intervento della Commissione Nazionale

Messinambiente, per “scongiurare” lo sciopero si chiede l’intervento della Commissione Nazionale

ELENA DE PASQUALE

Messinambiente, per “scongiurare” lo sciopero si chiede l’intervento della Commissione Nazionale

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martedì 15 Maggio 2012 - 02:02

A chiamare in causa l'organismo deputato alla regolamentazione degli scioperi, senza però ottenere risultati, il commissario dell’Ato3 Ruggeri e il legale Scurria. Di Maria annuncia la mancanza di fondi per il pagamento del carburante e per la riparazione dei mezzi in officina

La situazione in cui versa Messinambiente dopo l’avvio della procedura di liquidazione messa in atto dall’amministrazione Buzzanca, peggiora di giorno in giorno, anzi di mese in mese. L’incontro svoltosi ieri in prefettura, cui hanno preso parte, unitariamente, le sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil, il commissario dell’Ato3 Antonio Ruggeri, accompagnato dall’avv. Scurria, il commissario liquidatore della società di via Dogali Armando Di Maria, si è concluso con la decisione di confermare per domani (mercoledì 16) lo sciopero già annunciato nelle scorse settimane. A nulla sono valsi i tentativi del rappresentante della società d’ambito e del proprio legale, di “dissuadere” le forze sindacali dalla protesta. Ruggeri e Scurria hanno dichiarato di voler chiamare in causa la Commissione Nazionale per la regolamentazione degli scioperi affinché quello previsto per domani, mercoledì, non venisse autorizzato. Tentativo evidentemente andato a vuoto.

Ciò anche in considerazione delle affermazioni rilasciate dal commissario Di Maria, che ha ben rappresentato la gravità della situazione dichiarando di “non sapere una data certa per il pagamento della mensilità di febbraio, dati i mancati trasferimenti da parte dell’Ato3”. Il dirigente di via Dogali ha inoltre sottolineato che da oggi il servizio di raccolta, (a partire dal turno delle 21.00), verrà rallentato a causa della mancanza di carburante: la società che fino ad oggi ha anticipato le somme per il pagamento del gasolio non è infatti più intenzionata a “mettere avanti” denaro, stesso discorso per le officine che non ripareranno più i mezzi. Una situazione esplosiva, che come sottolineato dai rappresentanti sindacali della Fp Cgil, Crocé e Pino, non fa che dimostrare l’assoluta mancanza di organizzazione.

Di fronte a tali condizioni vanno però ricordati alcuni “particolari”: innanzitutto che la messa in liquidazione della società è stata volontaria (poiché decisa dall’assemblea dei soci) e non coattiva. La condizione, è stata quella in cui i debiti hanno superato il capitale sociale e dunque per ripianar “li” sarebbe necessario coprire il passivo fino a ripristinare il capitale iniziale. Ed arriviamo al punto: affinché ciò avvenga, ma dovendo peraltro essere garantita la raccolta rifiuti in quanto servizio essenziale, il disavanzo non dovrà più aumentare: per far questo però sarà essenziale che, mensilmente, il Comune, corrisponda quanto utile per svolgere il servizio e, così come garantito, mantenere il personale. L’esatto opposto di quanto sta avvenendo finora.

Eppure, la strada della liquidazione/scioglimento, volontaria e dunque gestita “internamente”, potrebbe non essere l’unica. Per poter, infatti, tutelare maggiormente il servizio, il personale, il know how della società di proprietà del Comune, un’alternativa potrebbe essere quella dall’ “Amministrazione straordinaria”. L’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza (che non possono cioè garantire le proprie obbligazioni) introdotta nel 1979 dalla legge Prodi e ora regolata dal D. Lgs. 270/99, mira al recupero e al risanamento delle grandi imprese che versano, appunto, in uno stato di insolvenza, per evitare la dispersione del patrimonio aziendale e la perdita di un gran numero di posti di lavoro. Il soggetto interessato, in questo caso il Comune, deve presentare richiesta di ammissione al Ministero dello Sviluppo Economico. Le condizioni affinché tale richiesta possa essere avanzata sono tre, e tutte e tre “si rispecchiano” nel caso Messinambiente: stato di insolvenza; numero di dipendenti non inferiore a 200; indebitamento complessivo pari ad almeno i 2/3 tanto del totale dell’attivo dello stato patrimoniale che dei ricavi provenienti dalle vendite e dalle prestazioni dell’ultimo esercizio. Se concorrono tali presupposti, il tribunale pronuncia una sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza, a seguito della quale vengono nominati uno o tre commissari giudiziali che aprono la fase preliminare. Quest’ultimi, per cercare in primis di non aumentare il disavanzo cercherebbero di riscuotere tutti i crediti in sospeso, che nel caso di Messinambiente sono vantati, verso il Comune di Messina, verso l’AtoMe3, AtoMe1 e Comune di Taormina. Una decisione che per palazzo Zanca potrebbe rivelarsi decisamente dolorosa, visto il rischio di piombare definitivamente nel baratro del dissesto trascinato a fondo dai debiti nei confronti della società di via Dogali. (ELENA DE PASQUALE)

4 commenti

  1. Una storia senza fine.

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  2. rossetti mariano 15 Maggio 2012 09:58

    Questa vicenda conferma, in modo eclatante, quanto da me prospettato, sin dal primo momento, sui rischi delle privatizzazioni.
    Adottate quasi fossero la panacea di tutti i mali si sono rivelate un falimento, fonte inesauribile di debiti e di bassa qualità del servizio.
    Ho sempre sostenuto che attività come la produzione di energia, le telecomunicazioni, la distribuzione di acqua, i trasporti, debbano essere in mano pubblica.
    Tali servizi non possono sottostare alle leggi di mercato, a meno di non costringere la maggioranza della popolazione a farne un uso limitatissimo o, addirittura, a rinunciarvi.
    Il prezzo del carburante, ad esempio, non più soggetto a forme di controllo pubblico, è schizzato in alto in modo pauroso, in maniera da incidere sui costi dei traporti e sulla produzione di energia. E tutto ciò senza che ci fosse un riscontro reale con i prezzi del petrolio.
    Lo spaventoso aumento delle tariffe, la corruzione e la concussione in fortissimo aumento, hanno, purtroppo confermato le mie opinioni.
    L’unica strada che può salvarci è la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere, di telecomunicazione e di trasporti, al fine di imporre tariffe adeguate al potere di acqusito dei lavoratori, libere dai diktat dei finanzieri e dei profittatori.

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  3. scurria?quello che ha fatto decadere buzzanca?boh siamo alla frutta!!!

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  4. zorro giallorosso 15 Maggio 2012 18:08

    Bellissimo commento di Rossetti Mariano. Finalmente qualcuno che capisce qualcosa di economia, non fine a se stessa, ma calata nella realtà di oggi, in particolare di quella messinese. Le privatizzazioni producono solo scadimento di qualità, licenziamenti ed arricchimento dei già benestanti. CHE DEMOCRAZIA E’ QUELLA DOVE IL PARERE DEGLI ELETTORI NON CONTA? IL REFERENDUM VE LO SIETE GIA’ DIMENTICATO? 1000 VOLTE VERGOGNA, SONO CONTENTO CHE PRESTO LA VECCHIA CLASSE POLITICA VERRA’ SPAZZATA VIA…A ZAPPAREEEEEEEE ( SENZA VITALIZIO, NATURALMENTE!!! )

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