L'appello dell'arcivescovo: "Lavorare meno ma lavorare tutti"

L’appello dell’arcivescovo: “Lavorare meno ma lavorare tutti”

Rosaria Brancato

L’appello dell’arcivescovo: “Lavorare meno ma lavorare tutti”

sabato 23 Giugno 2012 - 13:18

Monsignor La Piana lancia un nuovo appello per gli ex Servirail: "Chi ha la responsabilità di agire intervenga per arrivare a soluzioni dignitose. Così come i sacrifici vengono distribuiti a tutti anche il lavoro deve essere distribuito in modo equo in tutto il territorio". Martedì incontro con l'assessore regionale Vecchio. I lavoratori: "La politica a Messina vale zero".

Sicuramente ci avrà pensato a lungo, senza poter darsi pace per quegli uomini lassù in cima al campanile che non riescono ad avere giustizia. Sicuramente avrà trascorso anche notti piene di amarezza nel constatare come anche l’indifferenza possa far male esattamente come il silenzio e le parole al vento.
Così stamattina, per la terza volta, ha preso un microfono in mano ed ha lanciato l’ennesimo appello, “la situazione dura da sette mesi e la sua drammaticità impone la mia presenza qui e non solo per parole di preghiera e solidarietà”. Ha usato non a caso il verbo “imporre” l’arcivescovo di Messina nell’incontrare gli ex Servirail, perché un dramma così duro, continuo, davanti agli occhi di tutti, non “sollecita” un intervento, ma lo “impone” con forza e non solo all’arcivescovo ma a quanti hanno responsabilità e rappresentanza.
“Avrei preferito usare parole di gioia per una vertenza che si risolve- ha detto monsignor La Piana – ma non è così, questi nostri fratelli da sette mesi ascoltano solo vaghe promesse e tentativi andati a vuoto. Troppi impongono le loro leggi e il loro potere per arrivare a mancate soluzioni”. Monsignor La Piana non lesina le parole, va dritto al nocciolo del problema, ben sapendo che tra non molto gli 85 lavoratori dei treni notte licenziati a dicembre non potranno più contare in nessun ammortizzatore sociale.
Il primo appello quindi è alle Istituzioni, a chi può ed evidentemente finora non ha fatto abbastanza. Del resto è triste pensare che in questa vicenda debba essere l’arcivescovo (che ha un’altra rappresentanza, non di tipo politico) a battersi per i lavoratori arrivando ad intervenire più e più volte, “S’impone un appello- ha spiegato- a chi ha le responsabilità affinchè sia fatta chiarezza e trionfi la verità e soprattutto trionfi subito, non alle calende greche. E sia infine una soluzione dignitosa”.
In piazza Duomo, sotto il sole di mezzogiorno, accanto all’arcivescovo ci sono i giornalisti e gli operai. Intorno i bambini in gita e gruppi di turisti con il naso all’insù per guardare il campanile che da giorni ormai vede sventolare sopra il leone e Dina e Clarenza lo striscione dei messinesi che non si arrendono.
“In questo momento sono stati chiesti agli italiani sacrifici importanti, ma io chiedo che, esattamente come vengono distribuiti sul territorio i sacrifici anche il lavoro venga distribuito”. Sembra quasi di sentire il vecchio don Camillo del film, invece è la voce più forte che si è levata in questi mesi per un principio semplice: il diritto al lavoro. “Assistiamo ad un sistema che vede distribuiti solo i sacrifici mentre il lavoro viene dato solo ad alcuni. Invece io dico, lavorare meno ma lavorare tutti”.
E’ questa l’unica verità e l’unica giustizia che dovrebbe essere garantita, invece da mesi assistiamo a passerelle, vetrine, promesse vaghe. Un ultimo appello monsignor La Piana lo riserva alla magistratura “le mie speranze sono affinchè la giustizia porti a soluzioni in breve tempo”. In tutta Italia gli ex Servirail si son rivolti ai vari Tribunali del lavoro ma nonostante il passare dei mesi nessuna sentenza, in nessuna Regione, è stata finora emessa.
Martedì pomeriggio l’assessore regionale Vecchio incontrerà i lavoratori, ma il tempo scorre veloce e le soluzioni devono essere trovate subito. I Servirail allestiranno nei prossimi giorni anche un banchetto per raccogliere ulteriori firme, pronti anche a consegnare i certificati elettorali.
“La politica in questa città vale zero- dichiara amaro Lillo Rizzo- e stiamo pensando di raccogliere le tessere elettorali. Vogliamo ringraziare l’arcivescovo perché ha sempre dimostrato che siamo nel suo cuore e questo ci dà la forza e l’energia per combattere una protesta che è sempre stata civile. Siamo vicini a quanti soffrono come noi per altre vertenze e vorrei che Messina intera capisse quanto è forte e grande. Non si tratta solo del mio posto di lavoro, ma della vittoria che tutta la città può avere se siamo uniti”.
E’ imbarazzante, o meglio dovrebbe essere imbarazzante per la classe politica, vedere come ancora oggi, a distanza di mesi, sia l’arcivescovo a lanciare appelli per la giustizia di questi lavoratori e perché i tagli dei posti di lavoro siano distribuiti equamente, così come sono distribuiti i sacrifici. Dovrebbe far arrossire in tanti che debba essere un prelato a dire “lavoriamo meno ma almeno lavoriamo tutti”. Dovrebbe far riflettere che l’unico a non “abituarsi” a questo dramma e ad indignarsi sia monsignor La Piana. Perché il rischio è questo, che “abituandosi” all’idea che i Servirail protestano, qualcuno finisca per dimenticarsi di 85 famiglie sull’orlo del baratro, e finisca col passare dal Duomo e non accorgersi neanche più di quella macchiolina bianca e rossa lassù, gli striscioni con la parola “lavoro”.
Paradossalmente La Piana ha fatto un discorso “politico” se per “politica” intendiamo il termine originario, quella missione al servizio della comunità che tutti hanno ormai dimenticato per strada.
Rosaria Brancato

4 commenti

  1. Ma l’arcivescovo lo sa che quello era uno degli slogan delle BR negli anni 70?

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  2. precario affamato 23 Giugno 2012 17:15

    E SI CARI FRATELLI LAVORATORI MESSINESI ALTRO CHE CHE VISITA DI DI SOLIDARIETA IN PAROLE POVERE O COME LO VOLETE VI HA FATTO CAPIRE CHE DOVETE ANDARE VIA DAL CAMPANILE A NO IO DICO SOLO DOVE SONO I NOSTRI ONOR, CHE SONO STAI ELETTI A ROMA DIN TUTTI I PARTITI BOO E CHI LI VISTI SE HANNO LE PALLE PERCHE LUNEDI NON OCCUPANO LA CAMERA E IL SENATO PER QUESTI LAVORATORI FIN QUANDO NON RISOLVONO IL PROBLEMA DAI ONOR.PROVATECI E POI A FINE MANDATO FATE UNA CONFERENZA STAMPA PER SPIEGARE ALLA CITTA COSA AVETE FATTO IN CINQUE ANNI IO DICO NIENTE PER TORNARE ARCIVESCOVO………….. A VOI IL PENSIERO FRATELLI LAVORATORI

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  3. Anvedi all’Arcivescovo La Piana! Altro che solidarietà ai Servirail. Poc’anzi, al telegiornale dell’RTP, Monsignor La Piana ha invitato i lavoratori a scegliere un altro luogo per protestare perchè i turisti non possono accedere al campanile (e quindi le casse della Curia ne stanno risentendo). Mi sembrava strano che le visite del religioso fossero così frequenti. Attenti, Servirail, perchè potrebbe abbattersi su di voi anche l’ira divina!

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  4. Si sbaglia Alberto D,i brigatisti non furono interessati all’organizzazione del lavoro,Monsignor La Piana riscopre il motto,lavorare meno per lavorare tutti,del filosofo Andrè Gorz,bandiera che negli anni ottanta venne issata dai sindacati di tutta Europa per chiedere e ottenere la riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali.Questo valeva per il lavoro non creativo,per quello creativo non ci possono essere limiti.L’uomo è fatto per creare e per procreare e purtroppo in Italia facciamo poco tutte e due le cose.Ma un ragazzo di vent’anni cosa può fare ora, in attesa che la politica si muova? Deve lottare per la redistribuzione del lavoro e deve prepararsi al tempo libero che andrà aumentando.Prepararsi al tempo libero,significa dedicarsi alla cultura,all’ozio creativo.Ma quando dico cultura,parlo di studio e di formazione,di arricchimento di sé che riempirà la vita e il tanto tempo libero che aspetta i giovani.
    Anche Beppe Grillo richiama il motto di Gorz con le parole “Non so voi, ma io voglio lavorare per vivere e non vivere per lavorare. Bisogna rilanciare concetti come lavorare meno, lavorare tutti. Non si può andare “in carcere” 12 ore al giorno (compresi gli spostamenti), tornare a casa sfiniti, la testa ancora piena delle porcate sentite o subite sul lavoro, mangiare e poi subito a letto stravolti. 12 ore al giorno, 60 ore alla settimana. Questo vogliono Banche-Confindustria e politici.Vogliono degli schiavi-sudditi che siano o troppo stanchi per protestare, oppure timorosi di perder il posto. Dobbiamo rilanciare un modello di società solidale, di individui che si sostengono e si aiutano tra loro.” Ma viene dalla Gran Bretagna la ricetta che spazzerà via la disoccupazione dall’Europa:la settimana cortissima.Ovvero,un orario di lavoro settimanale al massimo di 20 ore.
    La tesi degli esperti britannici è che se ciascuno lavorasse meno ore ci sarebbero più posti di lavoro da coprire, i lavoratori passerebbero più tempo in famiglia e si ridurrebbero molte malattie dovute all’eccesso di lavoro. Io penso che il disequilibrio esistente tra chi lavora troppo e guadagna molto e chi lavora poco e viene pagato pochissimo o non lavora affatto,può essere limitato nel settore pubblico legiferando una vera incompatibilità con qualsiasi altra professione,consulenza e incarico,impedendo anche il tempo parziale,si recupererebbero almeno mezzo milione di posti di lavoro.Forse una maggioranza,con GRILLO presidente,varerebbe una riforma epocale di questo tipo?

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