Bomba Zanca pronta ad esplodere… ma la “scintilla” della mobilitazione è ben altra cosa

Bomba Zanca pronta ad esplodere… ma la “scintilla” della mobilitazione è ben altra cosa

Bomba Zanca pronta ad esplodere… ma la “scintilla” della mobilitazione è ben altra cosa

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martedì 16 Ottobre 2012 - 20:46

Intensa mattinata di protesta dei dipendenti pubblici a palazzo Zanca per il mancato stipendio di settembre. All’ora di pranzo, però, con puntualità svizzera, i corridoi tornano silenziosamente vuoti

Riuscire a disinnescare un ordigno senza causare danni, a cose o persone, è spesso un’operazione di alta chirurgia tecnologia. Sono necessarie capacità e competenze raffinate, di cui pochi sono possessori. Molto più facile, invece, mandare tutto per aria. Tra i due estremi c’è però una fase di mezzo, ancor più delicata, dove l’ansia, generata dalla paura di non sapere cosa potrebbe accadere da lì a qualche minuto, si unisce alla speranza che la situazione rimanga sotto controllo. Quest’ultima, però, sarà comunque una condizione “falsata”, di calma apparente, perché il pericolo del “boom” sarà sempre dietro l’angolo.

Il paragone potrebbe apparire esagerato ma, a nostro avviso, è proprio questo ciò che sta avvenendo al Comune di Messina, dove il mancato pagamento degli stipendi di settembre ai dipendenti comunali, rischia di far esplodere la bomba. Un ordigno fino ad oggi rimasto ben seppellito sotto terra e che forse nessuno avrebbe mai immaginato potesse essere portato in superficie, quasi fosse intoccabile. Perché è esattamente così, intoccabile, che è sempre stato considerato il tanto agognato posto fisso, ovvero pubblico. Ebbene, quanto accaduto questa mattina a palazzo Zanca, dimostra l’ormai evidente fragilità di un marchingegno, anzi di un meccanismo che basta poco per “incendiare”. Negli occhi dei dipendenti comunali che per l’intera mattinata hanno riempito i corridoi di piazza Unione Europea, la rabbia era evidente: una rabbia, però, diversa da quella osservata, in tante altre occasioni, nello sguardo dei dipendenti dei servizi sociali, o perché no delle società partecipate. Negli ultimi due casi, infatti, tale sentimento è sempre stato “macchiato” da quella rassegnazione con cui, soprattutto negli ultimi anni, i lavoratori hanno imparato a convivere, perché loro non sono “dipendenti comunali”. Questi ultimi, invece, ed è proprio questo a renderne diversa la rabbia, si sono sempre sentiti forti, spesso inconosciamente, della loro posizione “pubblica”. Adesso che anche quell'aggettivo, “pubblico”, appunto, non è più sinonimo di garanzia, ogni certezza viene a cadere. E’ per questo, che quella dei comunali, soprattutto degli “indeterminati”, è una rabbia arrabbiata e non una rabbia rassegnata. Ecco perché lo stipendio, pur se in modo del tutto legittimo, lo pretendono senza se e senza ma; lo pretendono perché “siamo noi che reggiamo questo comune”, lo pretendono perché “siamo indispensabili”, lo pretendono, spesso, senza aver mai partecipato ad alcuna riunione o assemblea sindacale. Fatte ovviamente le dovute eccezioni, in cui però saranno pochi a ritrovarsi.

Ancora diverso è, invece, il caso dei precari, su cui pende la spada di damocle di una stabilizzazione che tra rischio dissesto, tagli e spending review, potrebbe non arrivare mai. Alcuni di loro alzano la testa, ma lo fanno in modo timido. E invece dovrebbero essere proprio loro la “testa” diogni mobilitazione, di ogni protesta, sia essa organizzata in modo “improvvisato”, come quella di questa mattina, sia essa precedentemente convocata. Il personale comunale, tra precari e non, raggiunge le 1800 unità. Saranno stati all’incirca un centinaio quelli che questa mattina, tra avanti e indietro, hanno fatto rumore tra i corridoi dal Comune. Solo sul viso di pochi è stato possibile leggere la disperazione: quella vera, quella con la D maiuscola, quella di chi non sa veramente cosa servire in tavola per pranzo o cena. Per tutti gli altri, invece, non è stata una giornata di protesta, bensì di pretesa. Parliamo di chi, dopo una mattinata di legittimi sfoghi per l’ottenimento di un diritto sacrosanto, quello allo stipendio, all’una e trenta in punto è scappato via, perché non era più la bocca a parlare, ma la pancia: e quest’ultima non poteva certo aspettare.

Il ritardo nella corresponsione della mensilità di settembre, oltre ad aver definitivamente messo a nudo la condizione di emergenza di un ente che si ritrova in cassa appena pochi spiccioli, ha, forse per una volta, messi tutto sullo stesso piano. Perché anche l’intoccabile “pubblico” è diventato spettatore del crescente e dilagante disagio sociale.

7 commenti

  1. e allora? quale sarebbe la morale? mal comune mezzo gaudio?
    Il messaggio che dovrebbe passare dovrebbe essere altro:
    Il lavoro di tutti, privati, pubblici, a contratto o no, va retribuito, punto.
    Ne va’ della tenuta degli equilibri sociali, economici, non ha senso innescare le cosiddette “guerre dei poveracci”.
    Bisogna capire che questo stato di cose noi poveri mortali non lo possiamo cambiare da soli a breve termine, ne’ gestirlo con le proteste o i cortei; la gestione del cambiamento deve venire dall’alto, da una politica finalemte sapiente e responsabile, dotata come dice l’articolo di “capacità e competenze raffinate, di cui pochi sono possessori” ,altrimenti non resta che assistere al botto finale.

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  2. C’è un mio commento all’articolo “Le Funzioni Pubbliche di CGIL CISL UIL “convocano” Croce..” dove pubblico i link dell’ultimo contratto decentrato di palazzo Zanca,andate a leggerlo e vi verrà spontanea la riflessione, che a distanza di un anno o poco più,il sindacato non ha avuto scrupoli a firmare il godimento per il PERSONALE di ingenti risorse reperite con tanti punti ????, con l’avallo dei Revisori dei Conti di allora e nel silenzio dei Consiglieri Comunali,di maggioranza e opposizione. Pubblico ancora una volta il link
    http://imageshack.us/a/img713/1480/spesapersonale.png
    chiedetevi se è normale,che la spesa media per il personale sia la più alta in assoluto in Italia( so bene che a palazzo Zanca scorazza il POLLO DI TRILUSSA),a fronte di servizi
    pietosi resi ai messinesi. Nell’anno della firma del contratto era noto lo stato allarmante dei conti. Mi auguro che non si arrivi a un comportamento ipocrita dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato,perchè il licenziamento dei 300 colleghi a tempo determinato risolverebbe i problemi del reperimento delle risorse finanziarie per il pagamento puntuale dello stipendio. Le soluzioni ci sono, una rivoluzione dell’organizzzione del lavoro,che punti sulla produttività e un rigoroso controllo della stessa, portare in house gran parte dei servizi e collaborazioni dati all’esterno,a cominciare dal collegio di difesa,illuminazione e consulenze,per queste ci sono i dirigenti e la categoria D, insomma bisogna trovare al proprio interno i PICCIULI per portare a tempo pieno i contratti a tempo determinato,altrimenti parlerò di IPOCRISIA.

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  3. certo..competenze raffinate per aggiustare i guasti di chi ha seminato male… e cresciuto peggio politici , sindacati e normale cittadino !! rassegnarsi al botto ?? no , certo ma un ripulisti di privilegi e scorciatoie NECESSARIO per l’emergenza !! altra cosa è definire un uno sviluppo diverso del passato e chi debba gestirlo perchè l’emergenza non deve far dimenticare che senza futuro , allora si , che scoppia la bomba !

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  4. E’ verissimo che il lavoro deve essere retribuito, ma quanti sono effettivamente i lavoratori che tornano a casa stanchi e consci di avere meritato lo stipendio?
    Ieri i mezzi pubblici in circolazione erano soltanto 18 i dipendenti ATM oltre 700, mi piacerebbe sapere se qualcuno sa dove erano allocati tutti i pretendenti lo stipendio.
    Ieri mattina ho avuto occasione di passare davanti all’ingresso principale della Provincia Regionale, almeno 30 dipendenti vi sostavano intenti in impegnative conversazioni telefoniche, utilizzando tutti lo stesso termine “cumpari”; non è fifficile capire che erano tutti impegnatissimi per la campagna elettorale dei loro “padrini”.

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  5. la morale è sempre quella.
    col —- degli altri siamo tutti bravi !!!!!!!!
    si condividono le proteste, si partecipa agli scioperi generali, si commentano i fattacci politici, ma nel proprio piccolo nessuno è pronto a rinunciare a niente.
    se telefoni al comune di una qualsiasi città del nord ti rispondono a qualsiasi ora, l’efficenza dei servizi è impeccabile, ed in controlli li fanno egregiamente!!!!!
    qui nessuno controlla niente perchè tutto passa attraverso un placet politico, migliaia di persone che diventano un bacino elettorale, pronti a calmarsi quando arriva un privilegio in più!!!
    sembriamo di stare a Caracas , abusivismo edilizio, monnezza per le strade , un servizio pubblico di trasporti fatiscente, intrighi tra amministratori pubblici e interessi privati, assessorati fantasma ecc.
    ma pensate veramente che il problema è il ritardo degli stipendi?
    un paio d’anni fa le persone che oggi si lamentano dove erano?

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  6. “dove il mancato pagamento degli stipendi di settembre ai dipendenti comunali, rischia di far esplodere la bomba..” Ho commentato un precedente articolo sull’Atm iniziando col dire che “la cupola di San Pietro impallidisce di fronte alla cupola messinese”. Certamente quella di San Pietro è una meravigliosa e sacra cupola materializzata dall’uomo, mentre quella messinese è una cupola “morale”, predisposta sempre dagli uomini che sta distruggendo l’intera comunità messinese.
    Commentando, mese di settembre, un precedente articolo sull’argomento ho sostenuto la gravità della situazione finanziaria del Comune che si sarebbe, maggiormente evidenziata non solo con il pagamento degli stipendi del mese di settembre, ma sopratutto per i mesi successivi tenendo presente le necessità di pari natura per il pagamento dei dipendenti dell’Atm già in ritardo di tre mese, quelli Messina ambiente, che hanno avuto pagato lo stipendio, ma non versati i contributi, ed infine quelli delle cooperative sociali che non percepiscono gli stipendi, almeno come pubblicato, dal mese di giugno. Se tutte queste necessità finanziarie dovessero essere coperte con il preventivo predisposto dai vertici comunali dalle somme da riscuotere da oggi a dicembre, includendovi una entrata pari a circa € 23 milioni proveniente dalla riscossione dell’IMU (somme che dovrebbero essere pagate dai cittadini messinesi ridotti ormai alla disperazione), le speranze di potere risolvere il problema svanisce nel nulla, come accadde nella favola della “fanciulla e l’uovo”.
    L’articolista continua: ” Un ordigno fino ad oggi rimasto ben seppellito sotto terra e che forse nessuno avrebbe mai immaginato potesse essere portato in superficie, quasi fosse intoccabile” Occorre premettere che l’ordigno non è vero che sia rimasto ben seppellito sotto terre se è vero, come è vero, che dal 2007 predico e scrivo di fare chiarezza sui conti del Comune che lo vedevo avviarsi, sempre di più velocemente, verso il dissesto finanziario. Ma lo sostenne anche, ed in diverse occasioni, la Corte dei Conti, ma nessuno ci ha creduto. Vi ricordate l’articolo pubblico alla fine del 2007 sulla Gazzetta del Sud dal giornalista dr. Lucio S’Amico titolato ” La diatriba fra ( Saja e Sinatra) è diventata stucchevole: Sinatra faccia chiarezza”. Il dr. Gaspare Sinatra lasciò Messinesi ma la chiarezza non venne. Vi ricordate l’operazione verità sui conti del Comune annunciata dal Sindaco on. Buzzanca alcuni mesi prima delle dimissioni?. Ebbene anche in questa occasione la verità sui conti del Comune non venne. Un particolare accumula Sinatra con Buzzanca che è quello di attribuire la responsabilità dello “sfascio” ddl Comune alle gestioni Provvidenti (1994/1998) ed a quelle prevedenti. Ciò avrebbe comportato la presenza in una eventuale commissioni di lavoro per fare chiarezza sui conti del Comune del ragioniere generale responsabile della contabilità finanziaria, economico-patrimoniale del periodo in cui sindaco della città è stato il dr. Franco Provvidenti, personaggio conoscitore profondo delle problematiche finanziarie del Comune di Messina e, quindi necessariamente da evitare sino a quando non sarebbe passato, data anche l’età, a “miglior vita”. Ma, purtroppo, i diavoli hanno le pentole ma non i manici, dato che il programma predisposto non si è verificato, così i conti del Comune sono rimasti non fatti, causando questa disastrosa situazione finanziaria, ormai senza rimedio e tutto questo dispiace essenzialmente per i lavoratori tutti e non solo, dato che questi atteggiamenti furbeschi dei politici, sopratutto, hanno gettato nella disperazione molte centinaia di bravi ed onesti cittadini messinesi

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  7. Nino Principato 17 Ottobre 2012 13:14

    Il diritto alla retribuzione per il proprio lavoro è uguale per tutti i lavoratori, siano essi pubblici, che precari, che privati, senza alcuna distinzione di sorta. Il dovere di eliminare sprechi e privilegi è uguale per tutti i lavoratori, siano essi pubblici, che precari, che privati, senza alcuna distinzione di sorta. Io sono uno dei tanti dipendenti comunali e pretendo, come chiunque, il mio diritto allo stpendio (1.500 euro netti con famiglia monoreddito e due figli a carico!). Del mio lavoro in favore della città, parlano le tantissime opere realizzate.
    Arch. Nino Principato

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