Quando una denuncia falsa cancella un genitore dalla vita dei figli

Quando una denuncia falsa cancella un genitore dalla vita dei figli

Redazione

Quando una denuncia falsa cancella un genitore dalla vita dei figli

Tag:

mercoledì 24 Dicembre 2025 - 12:00

Natale amaro per tanti padri separati. Lo sfogo del papà messinese: pur scagionato, fatica a recuperare il rapporto col figlio

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un padre che condivide lo sfogo per le difficoltà a recuperare il rapporto col figlio. Denunciato dalla ex moglie e scagionato, malgrado sia stato riabilitato non riesce a riabbracciarlo, per tanti motivi, a cominciare appunto dalla denuncia rivelatasi infondata. L’uomo ha affrontato una dura battaglia giudiziaria, assistito dall’avvocato Paola Barbaro, che ha vinto. Ma la sua resta una storia di paternità negata. Di seguito, la sua lettera.

Denunciare una violenza vera è un diritto sacrosanto. Serve a proteggere chi è in pericolo e non va mai messo in discussione. Ma esiste una realtà molto più scomoda, di cui si parla poco: l’uso della denuncia come strumento per escludere consapevolmente un genitore dalla vita dei figli. In questi casi, la denuncia non nasce per tutelare, ma per ottenere un risultato preciso. Allontanare l’altro genitore. Spezzare il legame. Cambiare per sempre l’equilibrio familiare.

Una denuncia falsa

Nel dicembre 2023 sono stato accusato di maltrattamenti in famiglia. Accuse gravi, capaci di attivare immediatamente la macchina giudiziaria e l’intervento di più autorità. Ma in questo caso c’era un elemento decisivo: le prove. Nei luoghi indicati come teatro degli episodi denunciati erano presenti sistemi di videosorveglianza. Quelle immagini, che avrebbero dovuto confermare il racconto accusatorio, hanno dimostrato il contrario: i fatti non erano mai avvenuti. Il procedimento è stato archiviato dal Pubblico Ministero e la decisione è stata confermata dal Giudice. Le accuse erano infondate.

Genitorialità negata

Eppure, l’obiettivo era già stato in parte raggiunto. Perché una denuncia, anche se falsa, produce effetti immediati. Crea sospetto. Introduce paura. Trasforma un genitore in una figura “da cui difendersi”.

Ed è qui che entrano in gioco i figli. I bambini non assistono ai processi. Non leggono i decreti di archiviazione. Vivono il clima che viene costruito intorno a loro. Se sentono ripetere che un genitore è pericoloso, imparano a crederci. Se percepiscono paura, si adeguano. Non per scelta, ma per necessità emotiva. Così il figlio viene messo davanti a un conflitto impossibile: continuare a voler bene a entrambi o proteggere il genitore con cui vive. La soluzione, quasi sempre, è una sola: allontanarsi dall’altro.

L’alienazione dei figli

Questa dinamica ha un nome semplice. Si chiama alienazione. Nasce quando un bambino viene portato a vedere uno dei suoi genitori come una minaccia. Non serve la forza. Bastano la paura, il racconto ripetuto, l’allarme continuo. Il rifiuto che nasce da questo processo viene poi raccontato come spontaneo, ma spontaneo non è. È una risposta di sopravvivenza. In questo modo la denuncia falsa non è un errore. È un mezzo. Un mezzo per ottenere quello che altrimenti non sarebbe possibile ottenere: la sparizione dell’altro genitore dalla vita dei figli.

Ma il prezzo non lo paga chi accusa. Lo pagano i bambini. Perché un figlio che cresce pensando che un genitore sia pericoloso impara qualcosa che si porta dietro anche da adulto: che l’amore può far paura, che fidarsi è rischioso, che i legami possono essere cancellati.

E questa è la conseguenza più grave. Non l’archiviazione di un fascicolo. Non il tempo passato in tribunale. Ma l’idea silenziosa che resta nella testa di un figlio: che perdere un genitore possa diventare normale, se qualcuno lo decide al posto tuo.

La giustizia può ristabilire la verità dei fatti. Ma quando un genitore usa la paura per cancellarne un altro, il danno passa attraverso i figli. Ed è lì che resta.

Un commento

  1. Il figlio da contendere,conteso.L’oggetto di una vendetta.Fatto non improbabile,ma dalla verità che non può sfuggire.Un atto che si snoda su temporalità diverse e diversificate.L’età del figlio conteso diventa un elemento fondamentale.Se è facile ingannare un minore mettendo a frutto attività ingannevoli,la verità oggettiva,diversa da quella giudiziaria,ne viene fuori.Quando il figlio della cattiveria,è improponibile chiamarlo della vendetta,diventa adulto è capace,dovrebbe esserlo,di focalizzare molti aspetti della personalità dei genitori,metterli a confronto,avere cognizione dei gesti di cui è stato fatto oggetto,e si deve proporre come unico giudice.Il genitore tradito deve essere paziente,entrare nel trauma generato,senza neppure giudicare.I bambini osservano e molto spesso sanno giudicare.

    1
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Salita Villa Contino 15 - 98124 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007

Questo sito è associato alla

badge_FED