Quei segnali preoccupanti provenienti dall'atmosfera...

Quei segnali preoccupanti provenienti dall’atmosfera…

Daniele Ingemi

Quei segnali preoccupanti provenienti dall’atmosfera…

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lunedì 10 Giugno 2019 - 07:34

Ecco come i cambiamenti della corrente a getto stanno estremizzando il clima anche alle nostre latitudini

Negli ultimi anni l’emisfero boreale è stato interessato da una lunga serie di eventi meteorologici particolarmente estremi che hanno arrecato innumerevoli danni, costati parecchie decine di miliardi di euro ai vari governi, e purtroppo tante vittime, specie lungo i paesi della fascia temperata. L’elenco ormai è veramente lungo, parlare di coincidenze sarebbe riduttivo. Nella primavera del 2012, a causa del prematuro scioglimento della neve sulle vaste praterie del nord America (già in marzo in vaste porzioni del continente la neve lasciava spazio ad ampi prati fioriti), una serie di incredibili ondate di calore di portata eccezionale funestarono gli stati contigui degli USA ed il Canada meridionale, fino all’estate successiva, con temperature che superarono la soglia dei +40°C sul vicino confine canadese.

Un esempio di scambi di calore lungo i meridiani (sinottica del 23 febbraio 2019)

Lo stesso anno un’altra intensa ondata di calore interesso l’Europa meridionale, determinando temperature eccezionalmente elevate per il periodo, mentre violente alluvioni devastarono la Cina e altri paesi dell’Asia orientale e meridionale. Questi eventi atmosferici estremi furono preceduti, nel biennio precedente, da altre forti ondate di calore negli Stati Uniti nel 2011 e sulla Russia e nei territori della Siberia centro-occidentale nel 2010, in diretta coincidenza con le violente alluvioni che flagellarono il Pakistan, a causa di una distorsione all’umido flusso monsonico estivo, da SO, che fu costretto a spingersi sull’area pakistana per un notevole abbassamento di latitudine del ramo principale del “getto sub-tropicale” ad ovest della catena montuosa himalayana. Tutti questi eventi atmosferici cosi estremi presentano ormai un unico comune denominatore.

Un blocco della circolazione atmosferica alle quote superiori della troposfera, indotto da un sensibile rallentamento del ramo principale della “corrente a getto”, che sovente si presenta fra i 30° e i 60° di latitudine nord e sud, ai confini fra la Cella di Hadley e di Ferrel. Da alcuni anni, la rapida riduzione dei ghiacci del Polo Nord, con una notevole diminuzione delle aree soggette al raffreddamento dei ghiacci, sta creando pesanti ripercussioni sull’andamento meteo/climatico planetario, influenzando direttamente la circolazione generale atmosferica e rallentando notevolmente il flusso della “corrente a getto” alle quote superiori della troposfera. Perdendo forza la “corrente a getto”, per una nota legge fisica, comincia ad ondularsi su sé stessa creando delle grandi onde su scala planetaria, meglio note come le “onde di Rossby” (sono quelle che creano le alte e basse pressioni per intenderci).

Nell’immagine è riportato l’andamento ondulato della corrente a getto sull’Europa che sta causando l’ondata di calore in atto sulla Sicilia

Le “onde di Rossby”, lunghe da 1.000 a 10.000 km, si formano con una precisa successione di tempi e tendono a muoversi da ovest verso est, con una velocità di propagazione che è direttamente proporzionale alla loro lunghezza e alla velocità media di spostamento delle correnti nell’alta troposfera. Nel periodo primaverile ed estivo, quando inizia l’arretramento dei ghiacci marini della banchisa del Polo Nord e il vortice polare comincia gradualmente ad indebolirsi e a restringersi su una determinata area del mar Glaciale Artico, le “onde di Rossby” tendono a rallentare la loro velocità di propagazione da ovest ad est, originando dei pattern climatici abbastanza durevoli che potrebbero portare ad una maggiore probabilità di eventi meteorologici estremi che derivano da condizioni prolungate, come siccità, inondazioni, ondate di freddo o avvezioni d’aria calda con onde mobili di calore insistenti per intere settimane.

Le anomalie termiche riscontrate sull’Artico nel mese di maggio mentre sul Mediterraneo si viveva una fase fresca e instabile

Negli ultimi anni ne abbiamo avuto la prova. Ogni evento meteorologico estremo è stato caratterizzato dallo sviluppo di enormi “onde di Rossby” che rimangono semi/stazionarie, o letteralmente bloccate per intere settimane sugli stessi territori. Stagnando per intere settimane sulle stesse regioni queste onde planetarie tendono ulteriormente ad amplificarsi di latitudine, rendendo i pattern climatici e le configurazioni bariche piuttosto statiche per periodi di tempo irregolari. Ciò da un lato favorisce l’avvento di ondate di calore sempre più intense e persistenti sulle medie e alte latitudini, mentre dall’altra agevola la discesa di blocchi di aria fredda, di lontane origini artiche, verso le latitudini più meridionali. Questo tipo di schemi climatici, ripetendosi con maggiore frequenza, stanno determinando dei veri e propri scompensi che vanno a minare il delicato equilibrio atmosferico fra poli ed equatore.

Lo sviluppo di una onda di Rossby che entra nel Mediterraneo, apportando condizioni di maltempo nel mese di maggio

Cosi, sempre più spesso si osservano incredibili ondate di calore che dalle latitudini sub-tropicali si muovono sull’Artico, facendo schizzare i termometri oltre la soglia dei +20°C oltre il Circolo polare Artico, mentre, al tempo stesso, di tutta risposta, insolite ondate di freddo partono dal mar Glaciale Artico per invadere i territori dell’Asia centrale, dell’Europa e dell’America settentrionale, anche nel cuore della stagione estiva, con pesanti anomalie termiche negative su aree soggette al mite clima mediterraneo. Questo è stato il caso di maggio, risultato freddo e instabile alle nostre latitudini. Tali squilibri del campo termico e pluviometrico, indotti dalla stazionarietà delle configurazioni bariche, possono risultare veramente letali per l’agricoltura, oltre che per le stesse attività umane, che sempre più spesso si dovranno trovare a fronteggiare eventi meteorologici estremi e duraturi nel tempo. Nel frattempo, mentre fra le Azzorre e il Portogallo si godranno una seconda decade di giugno incredibilmente fredda (sulle cime azzorriane potrebbe pure nevicare..), noi faremo i conti con una prolungata ondata di calore che fra mercoledì e giovedì andrà ulteriormente ad intensificarsi, tanto da spingere i termometri su valori prossimi ai +40°C sulle località tirreniche della provincia.

Un commento

  1. sergio martino 10 Giugno 2019 13:42

    Bella e dettagliata analisi complimenti tuttavia alla fine la preoccupazione e’ il clima sta cambiando tutti dicono che e’ sempre stato cosi’ ma in realta’ ho l’impresione che le cose stanno effettivamente cambiando….ora il dramma e’ il forte caldo che se non sbaglio ci terra’ compagnia ancora per una settimana…questo oltre ad avere ripercussioni sulla salute delle persone…portera’ siccita’ incendi e danni chiaramente alla terra!!
    non c’e’ da stare allegri…!!!

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