La giunta: "La Tari si poteva votare". Santalco: "Il segretario dice di no"

La giunta: “La Tari si poteva votare”. Santalco: “Il segretario dice di no”

Rosaria Brancato

La giunta: “La Tari si poteva votare”. Santalco: “Il segretario dice di no”

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martedì 03 Aprile 2018 - 04:33

Presentata in zona Cesarini la delibera non è stata votata a causa dell'assenza dell'assessore proponente, del firmatario e del Collegio dei revisori. Ed è polemica

Invece di assumersi le responsabilità sulla mancata approvazione della riduzione della Tari nella seduta convocata d’urgenza sabato Santo, 31 marzo e poi disertata, l’amministrazione va al contrattacco e punta il dito sul consiglio. Se l’assessore ai rapporti con il Consiglio comunale Sergio De Cola aveva mantenuto toni sereni e spiegando che la riduzione sarà riproposta come atto d’indirizzo, l’assessore Signorino contesta il Consiglio comunale minimizzando le responsabilità (gravi) dell’amministrazione.

Signorino precisa che: “Accorinti è stato colto da malore (brusco calo di pressione e perdita di equilibrio) dopo l’incontro coi cittadini che si era tenuto dalle 18,30 nella piazza di Ganzirri quando, con l’autista, stava rientrando a Messina per raggiungere il Consiglio; le speculazioni sulla sua assenza sono respinte al mittente”.

In Aula c’erano l’assessore Ialacqua, il dirigente ai tributi e il dirigente all’ambiente. La delibera era munita di tutti i pareri tecnici.

L’emendamento presentato dal Pd, a dire di Signorino ripete “un ritornello vecchio di 4 anni. Ogni anno alcuni consiglieri chiedono di stornare dalla delibera il “Piano Economico e Finanziario” (PEF) del servizio, e ogni anno i dirigenti chiariscono la necessità di deliberare anche su questo aspetto, che ne costituisce la base economica e che va necessariamente allegato alla delibera.I dirigenti presenti potevano dunque esprimere ogni eventuale e necessario parere contabile, tecnico e giuridico”.

Sempre secondo Signorino il parere del Collegio dei Revisori sull’emendamento non era dovuto: il precedente parere chiariva già che il Consiglio Comunale è competente per il PEF. Emendamento e delibera, dunque, secondo l’assessore potevano essere votati senza necessità di alcun ulteriore parere dei Revisori. “Si comprende il disappunto e il disagio dei Consiglieri per un atto importante che, ancora una volta, arrivava appena in tempo per essere votato. Si dà atto della responsabile presenza di 21 consiglieri che hanno garantito il numero legale. Ma il Consiglio aveva ogni possibilità di votare la delibera, anche con emendamenti”.

Fin qui l’assessore Signorino che sorvola su quanto accaduto la sera di sabato Santo e nelle 24 ore precedenti nonché sulle motivazioni che hanno concretamente impedito la votazione della delibera.

La scadenza del 31 marzo per l’approvazione della modifica alla Tari era nota da tempo, ma come per abitudine l’amministrazione l’ha trasmessa al consiglio all’ultimo momento. La delibera è stata esitata dalla giunta e poi trasmessa ai consiglieri il venerdì santo, 30 marzo, alle 23 con un allegato di 198 pagine. Notoriamente i consiglieri non leggono le carte della giunta, ma mandarle la sera del venerdì santo a meno di 20 ore dal voto, con uffici chiusi e consulenti non a portata di mano, rende problematica qualsiasi attenta analisi.

C’è chi però le carte le ha lette, come la consigliera del Pd Antonella Russo ed i suoi colleghi di partito che hanno presentato SULLA BASE DELL’ALLEGATO, l’emendamento, che non è affatto “famigerato” come dichiara Signorino, né è un ritornello inutile. Gli emendamenti, in democrazia, sono parte dovuta ed essenziale del ruolo di un consigliere che legge le carte e chiede di poter integrare un provvedimento. Poiché la delibera era nuova e nuovo era anche il parere del Collegio dei revisori altrettanto nuovo è l’emendamento presentato dal Pd.

La sera di sabato in Aula c’era l’assessore Ialacqua e c’erano i dirigenti, mancavano però Le Donne, i revisori dei conti e l’assessore proponente la delibera o un suo delegato.

“In base al regolamento la delibera può essere presentata al Consiglio solo dall’assessore proponente- spiega Antonella Russo- che in questo caso era Cuzzola, mentre il firmatario era Accorinti. Sabato scorso erano assenti sia Cuzzola che Accorinti nonché De Cola che ha la delega ai rapporti con il consiglio o il vicesindaco o qualsiasi altro assessore che avesse la DELEGA per relazionare sulla delibera. L’assessore Ialacqua non essendo proponente e non avendo la delega non ha potuto relazionare. Poiché gli emendamenti devono essere presentati dopo la relazione ci siamo ritrovati nell’impossibilità tecnica di votare”.

Gli emendamenti presentati erano 3, dei quali due da Alessandro La Cava, che hanno avuto parere negativo ed uno dal Pd per il quale però sia Cama che Bruno si sono detti nell’impossibilità di poter fornire alcun parere tecnico.

L’unica alternativa per poter votare era il RITIRO DELL’EMENDAMENTO.

Un’amministrazione che presenta un atto all’ultimo momento, contando sul fatto che qualora fosse mancato il numero legale la colpa sarebbe stata dell’Aula e non si presenta alla seduta, non può pretendere che i consiglieri abdichino al loro ruolo.

Noi non siamo soldatini obbedienti-spiega ancora la Russo- io di sabato santo ho passato ore ed ore a studiare la delibera ed è mio diritto e dovere presentare un emendamento per migliorare il provvedimento e chiedere chiarimenti. Faccio notare che la stessa Lucy Fenech, di Cambiamo Messina dal basso, ci ha invitato a non ritirare l’emendamento e ha aggiunto che se il Pd lo avesse ritirato lo avrebbe presentato lei. La giunta si assuma la piena responsabilità dei suoi errori. Erano assenti, salvo poi diventare tutti bravi da dietro una tastiera per fare comunicati pieni di livore. Per non dire del fatto che la riduzione non è del 4% ma di meno……..”

Sulla stessa linea il consigliere Giuseppe Santalco, che riporta la dichiarazione testuale resa in aula dal vice segretario Giovanni Bruno: “In generale dobbiamo riconoscere che mentre sotto il profilo puramente contabile la presenza del Vice Ragioniere Generale Cama consentirebbe di chiudere il parere sugli emendamenti relativamente alla parte di natura contabile; la questione rimarrebbe aperta per un assenza del conseguente ultimo parere di chiusura dei Revisori dei Conti che hanno già espresso il parere generale sulla delibera. Quindi mancherebbe il parere dei Revisori che non sono reperibili perchè risiedono fuori città. Sotto il profilo puramente procedurale in presenza di emendamenti l’atto non è votabile, senza gli emendamenti l’atto diventa votabile perchè rimane nella sua natura originaria dei pareri originari che completano l’atto così come viene proposto”.

"Quindi quanto sostenuto dall’assessore Signorino – dice Santalco – allorchè lo stesso afferma “che il Consiglio aveva ogni possibilità di votare la delibera, anche con emendamenti”, non appare conforme a quanto sostenuto in Aula dal garante della legittimità, il Vice Segretario Generale Giovanni Bruno. Se poi si vogliono privare i Consiglieri della possibilità di presentare emendamenti che possano ostacolare l’iter di approvazione di delibere…..allora qui ci troviamo in presenza di altra storia".

L’assessore De Cola nella nota di domenica 1 aprile, pur ammettendo d’aver presentato la delibera in zona Cesarini ha annunciato che “la giunta comunque predisporrà apposito atto di indirizzo. Qualora invece non intervenisse l’approvazione della tariffa ridotta questo importo sarà comunque recuperato dai nostri concittadini nella prossima annualità”.

Insomma dietro la querelle è evidente che l’amministrazione avrebbe preferito che il Consiglio approvasse un atto ad occhi chiusi, senza emendarlo, in assenza del relatore, del proponente, del firmatario, di un delegato e del Collegio dei revisori…..

E guai a chi protesta (o peggio, ne dà notizia sulla stampa).

Rosaria Brancato

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