Condannati tutti gli imputati dell'operazione "Caccia al cinghiale" che aveva consentito ai carabinieri di smantellare un giro di spaccio nella zona jonica, scoprendo il pizzo imposto alle imprese a lavoro tra Scaletta e Itala
Sono più pesanti delle richieste dell'accusa le condanne decise dal Gup Monica Marino alla fine del processo "Caccia al Cinghiale". Alla sbarra, le 8 persone coinvolte nell'indagine dei carabinieri che hanno chiesto di essere giudicati col rito abbreviato, nel tentativo di ottenere una riduzione della pena.
La condanna più pesante, 13 anni e 8 mesi, tocca a Salvatore Culici, secondo gli inquirenti colui il quale ha tirato le fila dell'estorsione ai cantieri Presal e Cospin, ditte impegnate nei lavori di ricostruzione tra Scaletta e Itala, dopo il tremendo alluvione del 2009. Sette anni e 4 mesi la condanna per Francesco Viola ed Antonino Tavilla; 5 anni per Giusy Ferraro; 3 anni per Filippo Pino, Antonino Briguglio e Agatino Interdonato. Un anno e 4 mesi, infine, la condanna per Luciano Daidone.
Sono accusati a vario titolo di aver partecipato alle estorsioni ai cantieri e di aver spacciato soprattutto marijuana nella zona jonica del messinese, tra Scaletta e il capoluogo.
A coordinare l'indagine dei carabinieri è stata il pm Alessia Giorgianni. Hanno difeso gli avvocati Salvatore Silvestro, Nino Cacia, Giovanni Calamoneri, Antonello Scordo, Giuseppe Carrabba e Carlo Autru Ryolo.
Alessandra Serio