I locali confiscati alla mafia consegnati ad "Addiopizzo"

I locali confiscati alla mafia consegnati ad “Addiopizzo”

Rosaria Brancato

I locali confiscati alla mafia consegnati ad “Addiopizzo”

giovedì 12 Luglio 2012 - 14:35

L'immobile di via Roosevelt confiscato alla mafia è stato consegnato oggi al Comitato Addiopizzo che si è aggiudicato il bando con il progetto "Pago chi non paga". I giovani dell'associazione, finora ospitati in una parrocchia, hanno in programma una serie di iniziative: "Non siamo eroi, siamo ragazzi che con gesti semplici, come comprare il pane da chi non ha pagato il pizzo, vogliamo fare scelte responsabili"

Le chiavi dell’immobile in via Roosevelt n°6, confiscato alla mafia, sono finite in buone mani.
A firmare il contratto con il quale l’amministrazione ha affidato i locali sono i ragazzi del Comitato Addiopizzo di Messina che si sono aggiudicati il bando.
Ed a guardarli in volto, uno per uno, si capisce che la scommessa è stata già vinta, perché sono tutti giovanissimi, un gruppo di under 30 che ha deciso di investire nelle proprie scelte per dire no alla mafia ogni giorno, con piccoli gesti.
Il progetto che ha sbaragliato le altre associazioni che hanno presentato istanza si chiama “Pago chi non paga” ed è un invito al consumo critico, che è poi lo slogan di Addiopizzo, l’invito a sostenere la lotta alla mafia scegliendo quei negozi e imprese che non cedono al racket.
“Non siamo eroi, né imprenditori, siamo persone normali che vogliono fare scelte consapevoli- spiega il presidente del Comitato, Enrico Pistorino, probabilmente il più “anziano” del gruppo- Siamo ragazzi che hanno deciso di comprare il pane da chi ha fatto una scelta coraggiosa di legalità ed invitiamo gli altri a fare altrettanto”.
Non occorre essere grandi eroi, basta andare nei panifici che si sono opposti al racket, nei supermercati, dal calzolaio, dalla concessionaria di auto, al pub, in qualsiasi luogo gli adesivi di Addiopizzo indichino che oltre le saracinesche c’è un siciliano che ha deciso di cambiare il sistema e di vivere da persona libera.

I giovani che oggi stavano alle spalle dell’amministrazione durante la cerimonia di consegna, con le magliette colorate e lo sguardo di chi sta conquistando la prima tappa di una maratona, hanno deciso di scommettere il loro futuro in questo: cambiare la mentalità ed i comportamenti iniziando dalle piccole cose.
La relazione annuale del procuratore capo Lo Forte, nel 2010, evidenziava non solo che a Messina il racket delle estorsioni è diffuso “a tappeto” ma che spesso le richieste di pizzo sono più elevate che a Palermo.
A consegnare le chiavi sono stati il sindaco Buzzanca ed il vicesindaco Mondello, subito dopo la firma del contratto, alla presenza del responsabile del servizio beni confiscati, Santi Alligo, del dirigente al patrimonio Cutroneo nonché di alcuni esponenti di una rete che sostiene il Comitato, e cioè il presidente dell’Associazione antiracket Pippo Scandurra e il direttore della Caritas padre Gaetano Tripodo.
Soddisfatto il sindaco “Questo bene confiscato che adesso consegniamo all’Associazione diventa un simbolo antimafia, perché chi paga il pizzo diventa correo”, ed anche il vicesindaco Mondello che ha ripercorso tutte le tappe dell’assegnazione “all’inizio non avevamo neanche un regolamento per la consegna dei beni confiscati, per noi è un momento davvero importante e Addiopizzo avrà sempre il sostegno delle istituzioni”.

Nato nel 2010 il Comitato ha avuto finora sede nella parrocchia di Santa Maria di Gesù ed ha potuto contare su una rete di supporti che va da Libera al Consorzio Terre del sole.Nei prossimi giorni in via Roosevelt inizieranno i lavori e l’Associazione spera di poter inaugurare a settembre la nuova sede, dove saranno organizzate numerose iniziative.
La prima in programma è l’apertura dello sportello di consumo critico. L’obiettivo è informare i messinesi sui commercianti ed imprenditori che hanno aderito ad Addiopizzo rifiutandosi di pagare e promuovere la diffusione di quei prodotti di terre e stabilimenti confiscati alle mafie.
La parte più bella di quella rivoluzione iniziata con la legge La Torre (il deputato siciliano ucciso dalla mafia nell’82, prima che la sua proposta divenisse legge) e che oggi consente appunto la confisca dei beni è proprio il fatto che dal deserto che lascia la mafia vengono possono nascere fatti reali, cose, beni, oggetti, prodotti.
In via Roosevelt sorgerà anche il Centro per la legalità “Carmelo Battaglia”, sindacalista di Tusa ucciso nel ’66 e che sarà destinato soprattutto ai progetti per l’educazione alla legalità.

Il vero messaggio che viene da questa assegnazione a un gruppo di giovanissimi impegnati nel sociale è che è proprio attraverso l’educazione alla legalità, l’informazione che si cambiano i comportamenti.
E’ attraverso l’esempio di Pistorino che compra il pane dal fornaio Addiopizzo e dall’esempio del fornaio che per vendere quel pane da uomo libero rischia la vita e il patrimonio, che potremo cambiare le cifre di quella Relazione annuale del procuratore capo Lo Forte che fino a 2 anni fa ci parlava di “pizzo a tappeto”.
Rosaria Brancato

2 commenti

  1. precario affamato 12 Luglio 2012 18:20

    E SI CI VOLEVA DAVVERO IN ZONA UN ASSOCIAZIONE CHE AIUTA I COMMERCIANTI AFFINCHE NON PAGHINO IL PIZZO E SI CI VOLEVA MA SCUSATE MA MI SORGE UN DUBBIO MA DAI FILMATI DELLE TV.PRIVATE IL PISTORINO E EX CONSIGLIERE DI QUARTIERE E CANDIDATO AL COMUNE NEL 2008 NEL PARTITO DEL PD E NON ELETTO SE SI NON VORREI CARO ASSESORE MONDELLO CHE QUELL.IMMOBILE DIVENTASSE UNA SEDE DEL PARTITO MAGARI NON UFFICIALE DEL P.D. CHI VIVRA VEDRA CARI EX COMPAGNI A PROPOSITO MA I SERVIZI CHI LI PAGA LUCE GAS CONDOMINIO NON CREDO IL COMUNE VOI CHE DITE. A PRESTO COMPAGNI

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  2. si ma quali sono questi commercianti? Non mi risulta che Addiopizzo Messina abbia lavorato ancora in questo senso.

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