Reggio Calabria, dal Comune quasi 4 milioni di euro per rendere “green” le aziende FOTO

Reggio Calabria, dal Comune quasi 4 milioni di euro per rendere “green” le aziende FOTO

mario meliado

Reggio Calabria, dal Comune quasi 4 milioni di euro per rendere “green” le aziende FOTO

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lunedì 30 Maggio 2022 - 15:00

In campo 3 milioni 660mila euro complessivi: ogni intervento coprirà il 60% del singolo investimento, per un importo tra i 15mila e i 100mila euro

REGGIO CALABRIA – Ambiente&aziende: un binomio molto particolare – già al centro di numerose, rilevanti iniziative – e che adesso, al Comune di Reggio Calabria, vede sul piatto 3 milioni e 660mila euro: non pochi, ma soprattutto da spendere alla velocità della luce, complice la convergenza tra la “cornice” del Pon Metro e la tempistica bruciante del Pnrr (effettiva fonte di finanziamento).

Al fotofinish

Questa mattina la presentazione in conferenza stampa del nuovo bando – che però sarà pubblicato e messo online sul sito web dell’Ente locale solo tra 24/48 ore – sull’economia circolare e, appunto, la transizione ecologica. Della partita il sindaco facente funzioni Paolo Brunetti, l’assessore comunale alle Attività produttive Angela Martino, il dirigente al settore Loredana Pace e il direttore generale dell’Ente Demetrio Barreca.

La peculiarità maestra è che le somme andranno impegnate entro la fine del giugno (fra un mese, insomma…), mentre gli interventi – che in ogni caso dovranno essere interamente portati a compimento nel giro di 12 mesi – dovranno terminare entro il settembre del prossimo anno, in quanto l’intera rendicontazione andrà perfezionata entro la fine d’ottobre 2023.
Un countdown mica da ridere…

Da 15mila a 100mila euro per intervento

Si tratta d’incentivi attribuiti in base a cofinanziamento: l’impresa potrà chiedere da un minimo di 15mila a un massimo di 100mila euro, che al contempo potranno incarnare al più il 60% dell’intero investimento (più propriamente, delle spese ammissibili). Questo implica che le aziende dalle spalle meno ‘larghe’ potranno accedere sì ai finanziamenti per la transizione ecologica, ma senza esagerare perché migliaia di euro dovranno spenderli di tasca propria. E – complici controlli incrociati – dovranno spenderli veramente

Numericamente, i soggetti economici beneficiari potranno oscillare da un minimo di 36 (ove gli interventi risultassero tutti dell’importo maggiore) a un massimo di 200 circa, nel momento in cui le richieste si concentrassero sugli importi meno onerosi.

Nuovi macchinari. O una climatizzazione decente…

Evidentemente, cambiando il dimensionamento delle imprese interessate cambierà presumibilmente anche la tipologia d’istanza. «Di certo, il nostro auspicio è che ne derivi un’imprenditoria più “verde” e positivi risvolti occupazionali – spiega a Tempostretto l’assessore Martino –. Come emerso già in sede di concertazione preventiva con le associazioni di categoria, ci aspettiamo richieste ‘grosso modo’ di due tipi. Le imprese più grandi vorranno probabilmente incidere in profondità nella revisione dei propri processi produttivi, anche acquistando nuovi macchinari. Le imprese mediopiccole, che costituiscono poi la stragrande maggioranza della platea imprenditiva, e in particolare gli esercenti verosimilmente opteranno per interventi più “tranquilli”: volti ad esempio a migliorare la climatizzazione o l’impatto ambientale dei più piccoli processi energetici e produttivi all’interno dei loro esercizi».

Annuisce il primo cittadino: «Vero, abbiamo previsto erogazioni anche fino a 100mila euro. Ma anche a partire da 15mila: ognuno farà, si presume, un passo legato alla lunghezza delle proprie gambe», ribadisce Brunetti.

Spese ammissibili

In concreto, le spese ammissibili sono macchinari, impianti, attrezzature e hardware, inclusi i veicoli elettrici «non nel senso delle ‘auto aziendali’, ma se i veicoli sono strettamente funzionali all’attività svolta, come il furgone per un panificio che distribuisca prodotti alimentari»; anche opere murarie, per il 10% al massimo delle spese ammissibili, in relazione a interventi eventualmente indispensabili per installare impianti e attrezzature. E poi servizi reali volti a migliorare le «performance ambientali e sociali dell’impresa», o ancora software e applicativi informatici vari.

Le “attività” ammesse a finanziamento spaziano invece dall’utilizzo di fonti d’energia rinnovabile e sistemi per il risparmio energetico a innovazioni di prodotto e di processo quanto all’efficientamento delle risorse e al trattamento rifiuti, dall’implementazione di tecnologie che consentano di razionalizzare e depurare l’acqua impiegata all’allungamento del tempo di vita dei prodotti – nella logica dell’economia circolare pura, appunto – all’acquisizione di modelli di smart packaging che consentano l’uso di materiali recuperati.

Triplice l’obiettivo di fondo perseguito: la riduzione delle risorse naturali cui attingere, l’utilizzo di materiali ecosostenibili (per evitare l’immissione di possibili agenti inquinanti nell’ecosistema) e il taglio degli scarti prodotti nella lavorazione, per esempio comprimendo i quantitativi idrici necessari alla produzione o acquistando macchinari che necessitino di minori stock energetici.

Controlli stringenti e frequentissimi

Ma come verranno erogati gli aiuti per trasformare in chiave green le aziende reggine?

Emily Casciaro, responsabile unico del procedimento

Be’, intanto la corsa contro il tempo è precoce. Infatti la tecnica di distribuzione degli incentivi “a sportello valutativo” prevede che le aziende interessate potranno presentare la propria idea green – esclusivamente sulla piattaforma telematica “dedicata” – a partire dalle ore 10 del settimo giorno successivo a quello della pubblicazione del bando.

C’è poi una stringente, inedita peculiarità in tema di controlli. «Ogni cinque giorni, la Commissione valutatrice aggiornerà i propri riscontri sotto il profilo amministrativo e di valutazione del progetto», argomenta la dirigente alle Attività produttive, Loredana Pace.  

Expertise esterna

Ma le cose singolari non finiscono qui.
Chi valuterà i progetti, per esempio?

Il Comune infatti ha implicitamente riconosciuto la quasi totale assenza di figure adatte allo scopo, affidandosi a una società esterna, esperta nella gestione di fondi Ue e nelle tematiche green, che «ha seguìto l’Ente nella definizione dell’avviso pubblico e ci daranno un supporto anche nelle fasi amministrativa e valutativa». Accanto a queste figure, osserva inoltre la dirigente Pace, «verranno poi individuate ulteriori qualificate figure all’interno dell’Ente comunale e di altri Enti allo scopo di supportarci nella valutazione complessiva del progetto».

Criteri di valutazione

Nulla di “fuffoso”, d’aereo, eh. Perché sono indicati criteri di valutazione la cui sussistenza dovrà poi essere certificata – ovviamente – proprio dai commissari, esterni e no, a questo preposti.

Tre le tipologie. Quanto alle caratteristiche di fattibilità, sostenibilità economica e finanziaria (adeguatezza dei proponenti, sostenibilità anche in relazione all’effettività della capacità finanziaria privata, fattibilità dell’intervento prospettato), alla qualità della proposta progettuale (qualità tecnica e completezza del progetto proposto, innovatività anche gestionale dell’idea-forza) e all’impatto del progetto (quanto permetterà di migliorare l’equilibrio ambientale).

Largo a imprese giovanili e femminili

Saranno considerate ammissibili le idee progettuali che avranno ricevuto almeno 60 punti: il massimo è di 100.
E come ha fortemente voluto l’assessore Angela Martino (che ha anche la delega alle Politiche di genere), c’è poi un ulteriore criterio di prelazione a beneficio delle imprese femminili e giovanili.

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