Reggio, dalla denuncia di un ambulante, lo scandalo che coinvolto agenti della polizia locale

Reggio, dalla denuncia di un ambulante, lo scandalo che coinvolto agenti della polizia locale

Dario Rondinella

Reggio, dalla denuncia di un ambulante, lo scandalo che coinvolto agenti della polizia locale

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mercoledì 21 Luglio 2021 - 11:42

I due vigili finiti ai domiciliari pianificavano i loro affari in un bar. Numerosi i commercianti vessati

Come scritto ieri, lo scandalo che ha coinvolto 9 agenti della polizia locale di Reggio Calabria, tra cui 2 (Mauro Anselmi, classe 78 e Giuseppe Costantino, classe 75) finiti agli arresti domiciliari, mentre gli altri 7 sono stati sospesi dal servizio,  è scaturito da una denuncia di un venditore ambulante extracomunitario, provvisto tra l’altro di regolare licenza. Lui si chiama Abdeliah e i primi abusi nei suoi confronti, si sono registrati nel settembre del 2020, quando alcuni agenti senza alcun motivo e senza elevare alcuna sanzione, hanno cominciato a caricare sul loro mezzo, merce per un valore di circa 800 euro, per come racconta l’uomo nella sua denuncia.

Ma c’è di più, la stessa merce che gli “serviva per vivere come ha dichiarato ai finanzieri, dopo esser stata esaminata, sempre dagli agenti veniva gettata addosso ad Abdeliah  che alla fine dell’indagine non risulterà la sola vittima. La procura di Reggio Calabria nei verbali, scrive che “un tale contegno non appare sotto nessun profilo rispondente alle azioni normative che regolamentano le azioni dei pubblici ufficiali, e dal narrato del denunciante, si comprende che i due agenti non si qualificavano, e con un contegno latamente minaccioso che non ha lasciato spazio ad alcuna reazione della persona offesa, gli sottraevano la merce”.

Com’è emerso, Abdeliah non è stata la sola vittima ma numerose sono state le condotte illecite degli agenti della Polizia Locale coinvolti in più zone della città, nei confronti di altri commercianti. Ad uno di loro per esempio , senza licenza vengono “confiscate” senza né verbali, né multe, diverse cassette di ortaggi e frutta non esposte, ma prelevate direttamente dal suo mezzo. “O ti facciamo il verbale o ci prendiamo la merce e ce ne andiamo via”, diranno gli ufficiali che in altre circostanze come ha dichiarato un altro venditore di origini marocchine,“I vigili vengono, ci prendono tutto e vanno via.

Nessuno dei miei connazionali però è voluto venire a fare denuncia perché tutti hanno una paura tremenda”. “Una vigilessa – prosegue nella sua deposizione, dove poi scoppia addirittura in lacrime sottolineando di aver paura per lui  e per i suoi figli- che si faceva chiamare Mimma mi ha detto che a lei i “cardellini” non piacciono e dopo quello che ho fatto posso sparire da Reggio Calabria perché non mi faranno più lavorare”


I due vigili finiti ai domiciliari poi si davano appuntamento con gli altri “compari”, come li definisce la procura, per prendere un “caffè” al bar e “pianificare gli introiti della giornata”. Tra questi vengono richiamati Bruno Stelitano, Antonio Domenico Iannò e Domenico Francesco Suraci, a cui sono riconducibili due imprese operanti nel settore del soccorso e della rimozione di veicoli. Una di queste è la “3 Esse Car”, per la quale è stato disposto il sequestro preventivo. Per gli inquirenti, il sistema funzionava in maniera semplice e collaudata: “I due pubblici agenti individuavano le autovetture da controllare perché i loro proprietari non avevano provveduto a pagare l’assicurazione o erano proprietari di mezzi sottoposti a fermo”, e facevano loro “chiaramente intendere che avrebbero potuto evitare di essere esposti a sanzioni ove avessero preferito consegnare il mezzo a Stelitano, gestore del deposito, versando una somma tra i 150 e i 250 euro per la rimozione e il trasporto”. Accettando la “soluzione gentilmente offerta” dai vigili indagati, i privati avrebbero “evitato la contestazione della sanzione amministrativa”. Una soluzione che metteva tutti “d’accordo” . Ma secondo la ricostruzione degli inquirenti quella che viene definita una vera e propria associazione a delinquere agiva “con il solo scopo di far lucrare ai loro complici somme maggiori rispetto a quelle che sarebbero loro spettate se i due vigili avessero seguito le vie legali”. Per la Procura, tra gli agenti e gli operatori del carroattrezzi c’era un accordo di natura economico ovviamente, con la rimozione e rottamazione delle auto dietro il pagamento di un corrispettivo in contanti che era di gran lunga superiore ai compensi previsti dalla convenzione con il Comune, dove tra l’altro non vi era alcuna traccia di verbali e sanzioni

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